sabato 28 giugno 2014

Partita doppia


Ha ragione Malvino: per quanto mi è possibile cerco con cura di scansare ciò che si presenta come inclinazione a pensare per astrazioni morali.

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O le élites mondiali sapranno organizzarsi davvero (Davos è solo un esempio effimero se non proprio comico) attorno ai comuni interessi, oppure giocoforza dovranno affidarsi come un secolo fa alla roulette della politica. E, del resto, l’élite atlantica da questo orecchio non ci sente, nella sua superiorità di razza e di lignaggio vuole mantenere il dominio anche in un secolo così incerto e già compromesso.

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Chi crede che tra i banchieri di Wall Street, così come tra le diverse aristocrazie del denaro, regni chissà quale armonia, ignora quanto covi ardente e potente la rivalità e l’invidia tra la cinica nobiltà di censo.

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Vorrei ricordare i richiami alla pace del presidente Woodrow Willson, il profeta delle nazioni neutrali, nel mentre i più noti filantropi della Borsa americana annunciavano la costituzione di un sindacato finanziario per collocare (ricavandone ovviamente il loro utile) titoli emessi dai governi di Londra e di Parigi in cambio di cifre colossali in dollari con i quali fare acquisti per la guerra in corso.

Sennonché, quando nel novembre 1916 venne questo annuncio, il pacifista Willson si premuro far emettere dalla Federal Reserve un comunicato nel quale si diceva che il Board non considerava interesse della nazione simili investimenti. Ovvio che il giorno dopo i titoli di Borsa crollassero (l’indice perse più del 15%). In questo modo si chiarì che la neutralità degli Usa avrebbe comportato dapprima una recessione negli Usa e poi, nel giro di mesi, alla sconfitta dell’Intesa con le conseguenze economiche e finanziarie del caso. Non restava che cercare un pretesto, il più convincente possibile per l’opinione pubblica e le famiglie americane che dovevano mandare i loro figli a morire in Europa.

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Gli Usa hanno sempre puntato a far combattere le guerre, salvo quella del Vietnam, soprattutto agli europei. Complessivamente gli Usa registrarono, in entrambe le guerre mondiali, 344.959 caduti. Ma il raffronto forse più significativo può essere fatto con i soli combattimenti di Verdun del 1917. I dati ufficiali francesi, sebbene notoriamente sottostimati, parlano di 162.308 tra morti e dispersi e 214.932 feriti in dieci mesi. I tedeschi persero 420.000 uomini, anche se i dati ufficiali parlano di 100mila tra morti e feriti. Cifre spaventose, ma irrisorie se paragonate a ciò che avvenne venticinque anni dopo. Nel solo fronte orientale, nei tre anni giugno 1941- maggio 1944, il tasso medio di perdite umane della Wehrmacht sfiorò i 60.000 morti il mese. Solo nell’aprile e giugno 1943 non superarono i 20.000 caduti mensili, ma già nel luglio il numero salì a 85.000. Nel gennaio dello stesso anno, in coincidenza della caduta di Stalingrado, i morti erano stati 180.000. Nell’agosto del 1944, tali perdite raggiunsero l’incredibile cifra di quasi 280.000, mentre nel luglio precedente 165.000. Si tratta di quasi mezzo milione di caduti in due mesi e solo sul fronte orientale. Da parte russa l’entità dell’ecatombe è nota (decine di milioni i morti), meno noto è che nella sola battaglia di Berlino, l’armata rossa ebbe 85.000 morti e 275.000 feriti.


2 commenti:

  1. Coloro i quali abbiano partecipato a consigli di amministrazione di buon livello possono confermare il cocktail di ingordigia e cinismo che pervadono le eccellenze di censo.Purtroppo tali sentimenti sono comuni anche agli abitanti di case con il cesso sulla ringhiera.Cambia la scala di riferimento ma l'invidia è alla radice e al netto di astrazioni morali.I primi ne hanno di più di tutto e perciò comandano ma l'ignoranza dilaga in entrambe le categorie (molti tra loro infatti insistono nel guardare la tv ai pasti mentre il testo di riferimento è la Settimana Enigmistica).

    Suppongo che l'elite occidentale prima o poi dovrà accettare il condominio
    orientale e non soltanto come interesse artistico avvenuto nell'800. A chi è capitato di assistere a contatti di affari ,non di filosofia, (infatti è il denaro, non la filosofia il medium più diretto) tra occidentali e orientali si sarà accorto che i metodi di approccio sono esattamente opposti (non mi riferisco semplicemente al divertimento goliardico del suk).Peraltro la maggior parte della popolazione USA, che spero non si affiderà totalmente a decisioni improvvide dei suoi capi, non sa nulla di ciò che sta geograficamente oltre l'Atlantico.

    Una breve precisazione: i droni li fabbrichiamo anche noi a Borgio Verezzi, trasformando un eccellente aereo civile (Piaggio P180) in uno strumento di guerra. Poi li vendiamo agli arabi.
    La nostra specie è molto creativa e nel contempo molto rapace - homo rapiens - e per i più pessimisti tra i materialisti null'altro che un'apparato genetico interagente con gli altri, con l'ambiente circostante e con i suoi cambiamenti.
    Posta una sottile atmosfera che anche nel mondo telematico paventa confronti bellici - forse a ragione - l'epidemia di genti può avere diversi esiti tra cui la distruzione cronica degli organismi patogeni invasori, un'infezione cronica, la distruzione dell'organismo ospite e la simbiosi (poco frequentata sino ad oggi).
    Probabile invece che il pianeta attui un meccanismo di difesa per alleviare il fardello che lo appesantisce. Si farà di tutto per arrivare primi.

    PS Il numero di ventimilioni di morti in terra russa è abbondantemente
    sottostimato.

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  2. Mi era sfuggito questo scritto del dott.Castaldi, cosa interessante averlo riportato. Non ho mai letto scritti del sig.Giglioli ma credo che nulla sia più scontato del fatto che il 'progresso morale' di qualsiai etichetta, non sia riuscito a tenere il passo della conoscenza in generale, ancorchè scientifica. ‘Mors tua vita mea’ può regolare egregiamente
    i rapporti interpersonali mentre la sua versione allargata che si definisce ‘real politik’ regge il mondo dalla mela adamitica.
    A mio avviso, per quel che vale, il commento del sig.Giamba : [..] il pianeta Terra è pieno di gente convinta de' sape' qual'è la felicità per tutti e il Bene per tutti. [...] è risolutivo.

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