Violenza e non violenza nel Novecento, tecnologie pervasive e nuove
responsabilità è la traccia storico-politica sulla quale si dovranno
misurare quest’anno i maturandi, un titolo che sembra fatto apposta per
fuorviare il discorso, per spingerlo sui consueti binari delle chiacchiere sui nuovi
media e dintorni, sulle regole invocate e i controlli necessari, l’orizzonte
spento dei truismi più vieti.
Per contrappunto, imposterei il
tema sul ruolo che hanno le tecnologie nel sedimentare l’ideologia sul primato
dell’individuo – come un tempo fu per il primato dello Stato – e su quello dell’economia
e della finanza, sulla globalizzazione come nuova colonizzazione gestita dalle
multinazionali.
Porrei l’accento sul ruolo della
formula sacrale produzione-consumo-profitto, considerando che allo stato dei
fatti il garante più sicuro dei diritti dell’uomo è stato trovato nel mercato,
nel vendere qualunque cosa a chiunque, nello stimolo lucrativo e nella sete di
potere come parte dell’uomo, della sua indole allo stesso titolo della sua
facoltà di creare.
Del resto, solo così è possibile
spiegare, senza ipocrisie, perché prevalgano i diritti esportabili di questo
tipo di democrazia in Afghanistan, in Iraq o in Ucraina e ovunque; del perché è
proprio l’espansione della merce a reprimere quella della vita non lasciandole
altra direzione che quella di un darwinismo sociale sempre più spinto, laddove
il peso del disumano è vincente non per cause di natura ma di snaturamento dell’umano,
non per cause individuali bensì di classe.
Lo studente che avrà scelto questo
tipo d’impostazione, per essere conseguente, svolgerà poi il tema di una
gestione consapevole e pianificata delle risorse, della produzione e dei suoi
scopi, con riguardo ai diritti fondamentali e alla costruzione di una comunità
internazionale i cui rapporti siano fondati su ragioni totalmente diverse dalle
attuali, ossia su autentici e concreti rapporti di cooperazione universale,
laddove il benessere dell’uno non significhi miseria nell’altro. Non è un nuovo
vangelo laico, ma la direzione dove la storia, spesso nostro malgrado, ci sta
spingendo. Il dramma che si va compiendo sta sempre più tra la volontà di
vivere di ciascuno e la parte di morte che lo governa. Spetta a noi la scelta.
Per raggiungere tali obiettivi di
unità e di cooperazione è necessario, in premessa, il superamento della società
di classe e della merce che ha fatto dell’uomo la sua immagine, l’abolizione
della grande proprietà privata perché non c’è proprietà senza esclusione. Dunque,
intraprendere la strada del socialismo e abbandonare quella del capitalismo, e
questo non sarà un processo breve e indolore, non potrà essere senza violenza posto
che esiste un conflitto di classe e un confronto tra potenze sul piano dell’egemonia.
Del resto, che senso ha parlare di
violenza e non violenza, sia pure in rapporto alle tecnologie, se non partendo
da questi presupposti? Un tempo i signori s’inventarono un’ascendenza celeste
per razziare la terra in nome degli dei, oggi invece il rapporto di violenza ha
cambiato segno ed è più invisibile: non entrano nel gioco che effetti
commerciali. Il grado di sviluppo
tecnologico, vuoi quello della spada oppure quello dei droni, segna il livello cui
sono giunti i mezzi con i quali si disputa la partita.
E tuttavia, nel caso venisse il
dubbio sulla difficoltà nel sostenere queste posizioni nel corso degli esami di
maturità, ebbene lo studente può ripetete e ampliate gli slogan che la
borghesia, per mezzo delle nuove tecnologie e della scuola, mette
abbondantemente a nostra disposizione.
Titolo del tema:
RispondiElimina"Matura è la classe (sociale).
Ma priva di coscienza".
Vivendo tra i giovani di età superiore ai maturandi, in tale limitato campione la crisi ha fatto perdere l'abitudine di considerare la crescita economica come qualcosa di naturale e il 'più' non sempre sinonimo di 'meglio', indipendentemente dal fatto di non poterlo ottenere, il più.
RispondiEliminaAl momento i sottoposti alle galere informatiche e altro, stentano infatti a riconoscersi in una coscienza collettiva, ritenendo inoltre che nelle nostre società alcune classificazioni siano sempre attuali.
Il processo di cooperazione si pone lungo e all'oggi con esiti incerti: Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Ucraina, ..... e 2.5 tonnellate di farmaci, ormoni,droghe, disinfettanti , cosmetici , caffeina e nicotina nel Po dovrebbero costituire un certo catalizzatore positivo del processo.
Almeno per la parte più responsabile e soprattutto informata (bene informata pro domo nostra).