Qualcuno, molto recentemente, ha
fatto una scoperta e, bontà sua, la sta divulgando al popolo della rete e pure a
quello televisivo. La scoperta in sé è molto semplice, come tutte le grandi
scoperte, e dice che laddove aumenta la disoccupazione diminuiscono i salari.
Però tale scoperta viene presentata anche nel suo lato pratico oltre che
teorico: ossia, l’aumento della
disoccupazione indica che le retribuzioni debbono scendere per tornare in equilibrio. Che bel concetto
quest’ultimo, l’equilibrio! Da qui in poi sfogo alle digressioni su salari alti
e bassi, e sulla necessità di contratti di un certo tipo per raggiungere l’agognato
“equilibrio”.
Ma quand’è che un salario può
dirsi alto o basso, in forza di quale legge che non sia dettata dalla fantasia
di mercanti? La risposta più tipica che perviene da questo tipo di personale
che ha studiato economia e si esprime in fluente inglese è anche la più tipica:
i salari seguono la legge della domanda
e dell’offerta. Si sente spesso pronunciare questa frasetta miracolosa:
domanda e offerta, e tutto va a posto. Da quale legge sono regolate a loro
volta la domanda e l’offerta? Oh bella, la risposta è pacifica: se la domanda
supera l’offerta, i salari calano e viceversa.
Dunque il prezzo di mercato di una
merce (e la forza lavoro è una merce) sale sopra o cala sotto il suo valore seguendo le oscillazioni
temporanee della domanda e dell’offerta; e tuttavia ponete un’altra domanda a questi
economisti, chiedete loro di spiegare questo valore. Il punto dolente
della scienza economica borghese è sempre questo stesso.
Va da sé che quando si raggiunge
il famoso equilibrio, ossia quando domanda e offerta cessano di agire, il
prezzo di mercato di una merce coincide con il suo valore reale, ossia con il
prezzo normale attorno al quale oscillano i suoi prezzi di mercato. E fin qui
ci arrivano anche loro. E invece è qui che si scopre che se indaghiamo la
natura di questo valore, non abbiamo
niente a che fare con gli effetti temporanei della domanda e dell'offerta sui
prezzi di mercato. Lo stesso vale per i salari e per i prezzi di tutte le
altre merci.
Avendo a che fare con economisti
di vaglia, non sarà il caso di fare i pedanti su cose che sanno bene. Essi
saranno ben disposti a dar rilievo ai salari nella determinazione dei prezzi
delle merci (perciò fanno voce al padrone e ne chiedono la riduzione), e sono disposti
a concedere che il valore del lavoro determina il valore della merce
(altrimenti perché chiederne la riduzione?), e poi concludere conseguentemente con
l'affermazione che il valore della merce determina il valore del lavoro. Un circolo vizioso e non arrivano a nessuna
conclusione.
A questo punto, se non l’hanno già
fatto (e c’è da scommetterci che l’hanno già fatto), cercheranno di trarsi
d’impaccio con delle formulette algebriche. Produzione di formule a mezzo di formule. E con tutto ciò vi diranno che il valore
è determinato dal … valore.
Marx poteva scrivere: Il grande merito di Ricardo era perciò che
egli, nella sua opera sui Principi dell'economia politica, pubblicata nel 1817,
distruggeva dalle fondamenta la vecchia dottrina popolare falsa e fallita,
secondo la quale "i salari determinano i prezzi", dottrina falsa che
Adam Smith e i suoi predecessori francesi avevano respinto nelle parti
veramente scientifiche delle loro ricerche, riproducendola però nei loro
capitoli più superficiali e di volgarizzazione.
Oggi chi legge più Ricardo, chi ha
più il coraggio e l’onestà di dire che la dottrina degli economisti volgari
(s’intende, a scanso d’equivoci: le scuole economiche venute dopo i classici)
secondo cui sono i salari a determinare i prezzi è una dottrina falsa e fallita? Piuttosto che passare per ricardiani
ortodossi meglio ragliare come asini integrali.
N.B.: nel caso i suddetti
economisti negassero che sono i salari a determinare i prezzi delle merci, lo fanno solo,
come è abbondantemente provato, per dare la stura ad altre allucinazioni.
che piaccia o no i salari scendono perchè c'e' disoccupazione e quindi se si vuole mangiare si accettano contratti precari e salari piu bassi.
RispondiEliminaMa questa è una conseguenza, la causa dove è?
la causa è nella evoluzione della economia mondiale in cui si puo produrre in paesi dove il costo del lavoro è una frazione del nostro e vendere i prodotti in europa/america al prezzo che coprirebbe i costi di produzione in america od in europa stessa.
Margini alle stelle e impoverimento delle nazioni.
Stiamo assistendo allo spostamento di ricchezza dai paesi avanzati a quelli in via di sviluppo. e come in ogni "rivoluzione" c'e' chi si arrichisce... e chi ci lascia le penne.
è un tema che è stato trattato in questo blog moltissime volte.
Eliminagrazie del commento
Attendiamo con ansia 500 milioni di cinesi in automobile, i rimanenti con noi in bici.
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