martedì 10 giugno 2014

Ricardiani ortodossi e asini integrali


Qualcuno, molto recentemente, ha fatto una scoperta e, bontà sua, la sta divulgando al popolo della rete e pure a quello televisivo. La scoperta in sé è molto semplice, come tutte le grandi scoperte, e dice che laddove aumenta la disoccupazione diminuiscono i salari. Però tale scoperta viene presentata anche nel suo lato pratico oltre che teorico:  ossia, l’aumento della disoccupazione indica che le retribuzioni debbono scendere per tornare in equilibrio. Che bel concetto quest’ultimo, l’equilibrio! Da qui in poi sfogo alle digressioni su salari alti e bassi, e sulla necessità di contratti di un certo tipo per raggiungere l’agognato “equilibrio”.



Ma quand’è che un salario può dirsi alto o basso, in forza di quale legge che non sia dettata dalla fantasia di mercanti? La risposta più tipica che perviene da questo tipo di personale che ha studiato economia e si esprime in fluente inglese è anche la più tipica: i salari seguono la legge della domanda e dell’offerta. Si sente spesso pronunciare questa frasetta miracolosa: domanda e offerta, e tutto va a posto. Da quale legge sono regolate a loro volta la domanda e l’offerta? Oh bella, la risposta è pacifica: se la domanda supera l’offerta, i salari calano e viceversa.

Dunque il prezzo di mercato di una merce (e la forza lavoro è una merce) sale sopra o cala sotto il suo valore seguendo le oscillazioni temporanee della domanda e dell’offerta; e tuttavia ponete un’altra domanda a questi economisti, chiedete loro di spiegare questo valore. Il punto dolente della scienza economica borghese è sempre questo stesso.

Va da sé che quando si raggiunge il famoso equilibrio, ossia quando domanda e offerta cessano di agire, il prezzo di mercato di una merce coincide con il suo valore reale, ossia con il prezzo normale attorno al quale oscillano i suoi prezzi di mercato. E fin qui ci arrivano anche loro. E invece è qui che si scopre che se indaghiamo la natura di questo valore, non abbiamo niente a che fare con gli effetti temporanei della domanda e dell'offerta sui prezzi di mercato. Lo stesso vale per i salari e per i prezzi di tutte le altre merci.

Avendo a che fare con economisti di vaglia, non sarà il caso di fare i pedanti su cose che sanno bene. Essi saranno ben disposti a dar rilievo ai salari nella determinazione dei prezzi delle merci (perciò fanno voce al padrone e ne chiedono la riduzione), e sono disposti a concedere che il valore del lavoro determina il valore della merce (altrimenti perché chiederne la riduzione?), e poi concludere conseguentemente con l'affermazione che il valore della merce determina il valore del lavoro. Un circolo vizioso e non arrivano a nessuna conclusione.

A questo punto, se non l’hanno già fatto (e c’è da scommetterci che l’hanno già fatto), cercheranno di trarsi d’impaccio con delle formulette algebriche. Produzione di formule a mezzo di formule. E con tutto ciò vi diranno che il valore è determinato dal … valore.

Marx poteva scrivere: Il grande merito di Ricardo era perciò che egli, nella sua opera sui Principi dell'economia politica, pubblicata nel 1817, distruggeva dalle fondamenta la vecchia dottrina popolare falsa e fallita, secondo la quale "i salari determinano i prezzi", dottrina falsa che Adam Smith e i suoi predecessori francesi avevano respinto nelle parti veramente scientifiche delle loro ricerche, riproducendola però nei loro capitoli più superficiali e di volgarizzazione.

Oggi chi legge più Ricardo, chi ha più il coraggio e l’onestà di dire che la dottrina degli economisti volgari (s’intende, a scanso d’equivoci: le scuole economiche venute dopo i classici) secondo cui sono i salari a determinare i prezzi è una dottrina falsa e fallita? Piuttosto che passare per ricardiani ortodossi meglio ragliare come asini integrali.


N.B.: nel caso i suddetti economisti negassero che sono i salari a determinare i prezzi delle merci, lo fanno solo, come è abbondantemente provato, per dare la stura ad altre allucinazioni.

3 commenti:

  1. che piaccia o no i salari scendono perchè c'e' disoccupazione e quindi se si vuole mangiare si accettano contratti precari e salari piu bassi.
    Ma questa è una conseguenza, la causa dove è?
    la causa è nella evoluzione della economia mondiale in cui si puo produrre in paesi dove il costo del lavoro è una frazione del nostro e vendere i prodotti in europa/america al prezzo che coprirebbe i costi di produzione in america od in europa stessa.
    Margini alle stelle e impoverimento delle nazioni.
    Stiamo assistendo allo spostamento di ricchezza dai paesi avanzati a quelli in via di sviluppo. e come in ogni "rivoluzione" c'e' chi si arrichisce... e chi ci lascia le penne.

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    1. è un tema che è stato trattato in questo blog moltissime volte.
      grazie del commento

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  2. Attendiamo con ansia 500 milioni di cinesi in automobile, i rimanenti con noi in bici.

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