Credo che, di là delle critiche
che sicuramente possiamo rivolgere ai media e ai centri di potere, sia necessario
uno sforzo per non vedere ciò che sta accadendo e starsene semplicemente
passivi in attesa degli eventi.
A cominciare dal clima,
palesemente sconvolto. Non si tratta di un occasionale inverno troppo mite o più
rigido del solito, di un’estate assai piovosa o troppo calda, di un violento nubifragio
o di una nevicata fuori stagione da raccontare poi ai nipotini increduli. Tutto
ciò che accade al clima non è più sporadico e l’intensità dei fenomeni va
aumentando di anno in anno. Eppure, a fronte di tutto ciò, non c’è stata riduzione significativa e coordinata di quelle emissioni
che si ritengono corresponsabili dei cambiamenti climatici, ossia la riduzione
dell’uso anzitutto di combustibili fossili. E non si vede, in tal senso, alcuna
inversione di tendenza se non nei programmi di taluni paesi per lo più “periferici”.
Anzi, si programma la cosiddetta “indipendenza energetica” con i ben noti
effetti del shale gas.
La crisi. Dopo sette anni di
recessione come solo negli anni Trenta s’era vista, la prospettiva di
un’inversione di tendenza non c’è, a
parte i salmi cantati ogni qualvolta gli indici economici segnano incrementi
dello zero virgola. E, del resto, far
crescere l’economia e i consumi per raggiungere quali obiettivi?
Saccheggiare il pianeta in modo sconsiderato e alterarne irrimediabilmente gli
equilibri solo per far aumentare i profitti capitalistici? L’unico
provvedimento attuato finora dalle autorità politiche e monetarie – a parte i
tagli alle spese sociali – è stato quello di stampare soldi, in modo da creare
credito a basso interesse per dare fiato all’economia. Ma l’economia non è ferma per questo motivo, e confondere gli effetti per la causa e poi inondare di moneta il mercato, serve solo a favorire
la speculazione finanziaria e salvare le banche che di tale speculazione sono
le principali attrici.
La disoccupazione di massa. È
sempre più netto e progressivo l’aumento della disoccupazione nei paesi di
vecchia industrializzazione. Ciò dipende, da un lato e relativamente,
dall’innovazione tecnologica e, dall’altro, dal trasferimento in altre aree
economiche delle attività per sfruttare i vantaggi di una manodopera a basso
costo, oltre al fatto che i tagli di spesa pubblica comportano anche riduzione
di posti di lavoro. E anche su questo fronte della disoccupazione poco può
essere fatto in considerazione che a
governare i processi economici e sociali non sono gli uomini, come vogliono
far credere, ma viceversa siamo noi a essere dominati dalle leggi di questa economia.
Più in generale, possiamo sottrarci
alla necessità delle leggi che hanno forza di natura? No, ma conoscendole
possiamo governarle. E qui sta il problema, poiché motivi di classe, ossia
motivi d’interesse, che diventano imperativi d’ordine ideologico, impediscono
un’oggettiva lettura delle cose e azioni conseguenti. Nonostante lo scacco
fondamentale subito da tutti i riformismi, per i politici e i venditori di
oppio, per il pensiero borghese, solo il quantitativo
diventa metodologicamente serio, misurabile, effettivo, dove ogni cosa entra
nella sfera dei beni economici, diventa merce. Per il pensiero dialettico, per
la scienza marxista, al contrario, il qualitativo
è la dimensione più decisiva dello sviluppo reale.
Questo tipo di sviluppo economico,
se ha avuto dei meriti, pur a fronte dell’immenso tributo pagato dai popoli,
ora è diventato solo la negazione compiuta dell’uomo. Noi abbiamo una
responsabilità enorme verso le generazioni future, poiché per la prima volta la
specie umana è nelle condizioni di distruggere il pianeta con le armi nucleari
e di comprometterne gravemente e per sempre una vita dignitosa a causa del
saccheggio delle risorse e dell’inquinamento (*). Chi non vuole prendere
posizione contro questo stato di
cose, chi accetta l’inganno politico
delle “riforme” e della politica politicante, chi non si pone almeno sul piano
dei principi per il cambiamento radicale,
non può dirsi solo vittima, ma diventa anche complice attivo di questo sistema
criminale.
(*) Richiamo spesso qui nel blog
il pericolo di una guerra dagli esiti imprevedibili, e come essa possa
deflagrare in qualunque momento e per i più banali motivi. È un fatto, per
esempio, che gli Usa ritengono di essere l’unico paese ad avere il diritto di
dislocare missili nucleari alle frontiere degli altri paesi, come stanno
facendo nell’Europa dell’Est. È noto il caso dei cosiddetti missili di Cuba,
nel 1962. A molti giovani tale vicenda dirà poco, anche perché non l’hanno
vissuta, e pochissimo essa è davvero conosciuta nei suoi termini storici reali,
altrimenti al presidente Kennedy non dovrebbero dedicate vie e piazze un po’ in
tutto l’occidente.
Il merito di aver evitato il
conflitto armato va a Kruscev (posso garantire che non ho mai avuto simpatie per l’Urss), il quale propose a Kennedy, in
cambio del ritiro dei missili da Cuba, il ritiro dei missili Usa dalla Turchia.
Kruscev sapeva benissimo che tali missili erano in fase di ritiro perché
sostituiti di missili postati su sottomarini Polaris. L’offerta consentiva ad entrambi i contendenti di non
perdere la faccia. Kennedy dapprima non sapeva nemmeno dell’esistenza dei
missili in Turchia, e d’impulso la sua decisione fu contraria, almeno fino a
quando non fu al corrente di come stavano le cose. Il presidente Usa aveva già
preventivato i danni causati da un intervento nucleare, ossia la distruzione da
un terzo alla metà! Naturalmente queste cose non me le invento, sono
documentabili.
Olympe, le tue analisi sono, come di consueto, illuminanti e per questo preziose. Ma leggendole, se la situazione è veramente così compromessa come paventi (e io concordo), sorge un impellente desiderio di leggere anche le tue riflessioni su cosa fare al riguardo. In altre parole, fatta la radiografia e pure la Tac, si passi alla terapia. Sennò a che è servita la diagnosi ? Sarebbe bello conoscere il tuo pensiero in proposito. Con affetto.
RispondiEliminaGiorgio
Caro Giorgio, cosa fare? Affidarsi alla spontaneità di ognuno, oppure organizzarsi in che cosa? Vedi bene come la sinistra parlamentare sia fatta di rinnegati, di gentaglia e carrieristi, di poco di buono, e come il Pd, partito interclassista largamente esposto alle lusinghe della borghesia e del malaffare, sia diventato monopolio di un uomo che i padroni e padroncini del lombardo veneto hanno votato in massa poiché gli hanno finalmente sentito dire alla Camusso “vai a fare in culo”, e sanno che egli è ora il miglior piazzista della flessibilità salariale e delle “riforme”.
EliminaAvevo invitato al non voto, come prima seppur blanda forma di opposizione. Manco a parlarne: la ciurma vuole contare qualcosa, vuole illudersi, vuole essere presa per il culo all’infinito, non vuol capire che l’essenza delle decisioni non è più nazionale e nemmeno in ambito di parlamento europeo. E allora lasciamola questa ciurma che se lo prenda cordialmente in quel posto votando questo e quello. Pianga se stessa. In questo blog, come ho scritto spesso, il più delle volte non si trovano risposte, nella considerazione, subito dichiarata, che la quantità di tutto ciò che questa società ci impone e ci infligge ha già superato la soglia oltre la quale ogni equilibrio faticosamente costruito viene rotto con violenza. Ed è a ciò che con pazienza dobbiamo attendere. ciao
bisogna fare un discorso rigoroso sull'uso della violenza. Bisogna cercare di analizzare serenamente il fallimento della lotta armata in Italia. Come si è passati da franceschini alberto a franceschini dario. E' ora di fare qualche conto con quella follia. Capire perché un conflitto di cui oggi esistono tutti i presupposti, non scoppia e comunque non si estende su larga scala. Bisogna innanzitutto studiare come chi detiene il potere ha monopolizzato la violenza, in che forme. L'uso che ne ha fatto la criminalità organizzata, in che forme. Come si arriva ad una trattativa, un'amnistia, un contratto, un'elezione ecc ecc.
EliminaDiscorso delicato, pieno di tabù, tic e brutti ricordi... Discorso fondamentale però, Olympe.
dal momento che liquidi quell'esperienza come "follia", mi pare che tu abbia già espresso un giudizio definitivo. e invece andrebbe contestualizzata individuandone i limiti e gli errori ma anche premesse e motivazioni. e poi, siamo sicuri di conoscere bene l'oggetto? non credo proprio, conosciamo solo ciò che si è voluto farci conoscere e nelle forme che sappiamo. acqua passata.
Eliminami devo essere espresso male. Io chiedo di analizzare questa "follia", vediamo se è tale. Nessun pregiudizio, è l'opposto di liquidare quell'esperienza...
EliminaNon è acqua passata.
Tutto ciò ha portato alla sparizione di un’etica pubblica condivisa. La comprensione di quanto in generale il nostro Paese sia pronto alla spinta collettiva è giornalmente verificabile in un qualsiasi tribunale dove giace oltre il 50 % di cause dovute a liti di condominio.
RispondiEliminaTempo fa, nel Pleistocene, la conservazione ventennale di capi di abbigliamento era dovuta ad una parsimonia generalizzata più che ad una scelta ideologica. Il cambiamento economico accelerato non ci ha consentito un’altrettanta graduale maturazione antropologica, che il denaro poco favorisce – o non consente del tutto – (unitamente alle profonde predisposizioni storiche). Analisi dette,scritte e strascritte alla nausea, ma nonostante ciò i ‘Paesi Terzi’ sotto il profilo dei consumi stanno percorrendo l’identica via (sarà questo l'internazionalismo?). E peraltro come fai a proibirgli il frigo o la famosa ‘500? Perché tu sì e loro no? Sviluppo qualitativo?
Non so per quale ragione perdiamo tonnellate di ghiacciai all’anno o quanto grande sia il continente di plastica galleggiante nel Pacifico, so solo che nel modenese sei idrovore pompano acqua del Po con dentro di tutto, allagando chilometri quadrati di colture. Ma aspettando pazientemente che la lezione per un’economia diversa sia diffusa e assimilata, ‘la passività in attesa degli eventi’ regna sovrana (salvo pochi meritevoli esempi). Suppongo, quasi sicuramente in un torpore d’illusione, che l’auto terapia debba partire dal singolo e dalle piccole cose del quotidiano, dal nido d’infanzia però.
Sarebbe poi interessante conoscere, una tantum, al di là delle statistiche farlocche, quanti siano gli alunni costanti di queste lezioni telematiche (la parte maieutica del web), quelli ignari e poco informati e/o male informati dalla Grande Stampa, non quelli che già sono d’accordo, con i quali si trascorre il tempo in qualificate analisi ,simpatiche invettive e scambievoli consensi in un’atmosfera di incoraggiante pessimismo.
Utopia per utopia,abbiamo tempo.
Bonne dimanche