Quale valore deterrente può avere
oggi una scomunica papale, e quale effetto pratico? Si tratta di una censura
della Chiesa, di un anatema (per chi piace il greco antico), ossia di una pena
spirituale in forza della quale il fedele resta “separato dall’ecclesiastica
comunione”. Quell’infelice di Origene scrive che tutti gli scomunicati (dunque
deduco anche chi scrive queste righe) assomigliano al Demonio. Tenuto conto di
questo, mi spiego perché i parrocchiani del luogo quando mi scorgono si fanno
il segno della croce e pronunciano, neppure tanto sottovoce, tre paroline in
latino.
Vi risparmio cosa dicono, secondo
il LXII volume del Dizionario
storico-ecclesiastico del Moroni, Tertulliano e san Antonino! La notizia
del fulmine papale è stata fatta pervenire proprio ieri alla ‘ndrangheta tramite
stampa e televisione. E dunque vista la forma di comunicazione non è ben chiaro
se sia trattato di minaccia o di provvedimento effettivo, la qual cosa andrebbe
chiarita per non lasciare in sospeso una questione così spinosa presso quella gente brava.
Pertanto posso parlare con certezza solo della mia di scomunica, la quale è stata resa perfetta dalla notifica del Decreto a cura dell’ordinario diocesano, con l’indicazione di una sfilza di articoli del codice canonico, escludendomi da tutti i sacramenti (condizione che mi sconcerta non poco) e pure dalle “esequie ecclesiastiche in mancanza di segni di pentimento”. E di che cosa mi dovrei mai pentire non è detto precisamente – posto peraltro che non faccio "più parte della Chiesa cattolica" – , ma non dubito che nel caso mi verrà suggerito al momento del rientro nello stazzo des chrétiens.
Pertanto posso parlare con certezza solo della mia di scomunica, la quale è stata resa perfetta dalla notifica del Decreto a cura dell’ordinario diocesano, con l’indicazione di una sfilza di articoli del codice canonico, escludendomi da tutti i sacramenti (condizione che mi sconcerta non poco) e pure dalle “esequie ecclesiastiche in mancanza di segni di pentimento”. E di che cosa mi dovrei mai pentire non è detto precisamente – posto peraltro che non faccio "più parte della Chiesa cattolica" – , ma non dubito che nel caso mi verrà suggerito al momento del rientro nello stazzo des chrétiens.
E dunque non ci resta che
considerare quanto la modernità abbia posto la Chiesa cattolica nell’inefficacia
e nel ridicolo delle sue cose un tempo così decisive e solenni, e perciò nella necessità di morire.
L'iconoclastia per Origene e il Dizionario ci sta, con il paesello e le perpetue giaculanti siamo a Don Peppone. Non trattarci così, dai!
RispondiEliminaDonna Prassede