mercoledì 3 aprile 2013

Posizione strategica



Quando lo prendi ripetutamente in quel posto, non è più un problema di tattica, ma di “posizione strategica”. Che cosa scrivevo il 4 gennaio? Quello che pensavano in molti, ma non nel Pd:

È evidente che il Pd non ha un chiaro programma popolare sulle tasse e la spesa pubblica, attaccato all'idea che basti liberalizzare per fare crescere l'economia (le lenzuolate), così come è ecumenico il punto di riferimento culturale e politico dichiarato da Bersani (papa Roncalli) e quello del cattolico Nichi Vendola (il defunto cardinale Martini). Inoltre, il Pd non vuole identificare avversari politici e nemici sociali, mentre la gente soffre, le fabbriche chiudono, aumenta la disoccupazione e cresce la rabbia della maggioranza delle famiglie che non arrivano alla fine del mese e che non sanno come dare un futuro ai loro figli.

Poi, alle elezioni, s’è visto quanto ha pagato la “posizione strategica” di Bersani & C.. Ci ha pensato Grillo ad identificare avversari politici e nemici sociali e Berlusconi a spacciare un suo programma popolare sulle tasse e la spesa pubblica, cosa che gli ha permesso di fare ancora una volta – nonostante fosse dato per morto – il pieno di voti sfiorando il colpaccio alla Camera e quindi l’elezione a presidente della repubblica con Alfano premier incaricato.

Scrivevo a gennaio anche questo:

Eppure basterebbe mettere sul tavolo non molte proposte di riforma serie e decisive e Grillo – che non è uno stupido – dopo le elezioni accetterebbe. Evidentemente l’ostacolo non è il populismo di Grillo, ma gli interessi molteplici presenti nella cloaca piddina.

Previsione sbagliata? Può darsi, ma le proposte andavano messe sul tavolo prima delle elezioni, non a babbo morto con Grillo al 25 per cento e padrone della situazione. Forse il Pd in tal modo non avrebbe perso milioni di voti.

Ma non è solo questione di saper dare la tensione giusta sul piano della campagna elettorale, resta che la parola “sinistra” simboleggia ormai il programma della destra, la confusione nell’orientamento sociale (a dire il vero non solo in Italia). Il Pd non sa né di carne e nemmeno di pesce (aspetto già trattato), un groviglio ambiguo d’interessi molto diversi, un partito che ha sposato la mistica del liberismo, cioè il mito del bene comune che fonde la vita sacrificata dello schiavo con l’interesse del padrone. Un partito torbido perché ha acconsentito ogni più sporca manovra per svendere il patrimonio produttivo – pubblico e privato – ai soliti squali (*).

Scrivevo il 10 giugno 2010, anniversario fatidico del delirio mussoliniano:

Nessuno che abbia uno straccio di proposta alternativa a questa palude, fosse pure un riformismo alla buona che tenesse conto che chi lavora non può pagare anche per chi vive di rendita e di sollazzo. Quello che Bersani dice oggi si guardò bene di dirlo solo tre anni or sono, da ministro. Tutto il peso della crisi è sulle spalle di chi lavora e ha meno, rilevando, una volta di più, che non c’è nulla di democratico in questa politica economica. La classe dirigente sfrutta la crisi mondiale per arricchirsi, ancora una volta, oltre misura. Il fascismo non marcia più in orbace, ma con il passo felpato dei banchieri. 

* * *

Detto questo, domando: che altro c’è – a parte l’astensione dal voto che però non è massiccia quale invece dovrebbe essere e che in ultima analisi sarebbe comunque anch’essa sterile di risultati decisivi – nel panorama politico istituzionale che si possa dire potabile e di sinistra? Vendola? Gli basta far mettere il sedere al caldo ai suoi. Ingroia? Suvvia, abbiamo già dato e non volgiamo più scherzare.

Non c’è un solo atto sociale che non porti in sé l’elogio di questo sistema, spesso anche da parte dei critici più conseguenti. Non posso non considerare che la rete della critica del presente è coerente esattamente come lo è quella dell’apologia, solo che questo – mediaticamente parlando – può apparire meno evidente perché mente e deve valorizzare in molti dettagli il modello regnate. E anche chi pensa che questo sistema economicamente e socialmente gerarchizzato possa essere trasformato – partendo dalle istituzioni – in un potere organizzato e condiviso dal basso, se non è in malafede si accorgerà presto degli errori e delle stupidaggini.

E allora? Allora dobbiamo considerare anzitutto il mutamento antropologico subito negli ultimi decenni dalla società nel suo complesso, diventata anche qui da noi la società dei consumi e del tempo libero vissuto come tempo del vuoto, dell'istupidimento di massa. La caduta del Muro c’entra solo fino a un certo punto, questo processo di trasformazione era già in atto. Solo la grave crisi economica, con le sue ripercussioni sociali, ci sta facendo scoprire che le antiche certezze e garanzie sono revocate ogni giorno di più in dubbio. Abbiamo perso troppe battaglie, non ultima quella della comunicazione se basta un ex comico travestito da rivoluzionario per farci applaudire convinti.


(*) Basti dire del Nuovo Pignone, uno scandalo del 1993 non meno eclatante dell’odierno di Mps. Il Nuovo Pignone svenduto alla General Elettric nel frattempo ha aumentato il fatturato di otto volte. Questa società aveva in portafoglio contratti pluridecennali per la manutenzione di tutti gli impianti petroliferi russi. Un valore strategico ed economico straordinario.

  

4 commenti:

  1. Grillo fa solo scena, ormai lo sappiamo. Aveva ricoperto di improperi il Monti durante la campagna elettorale e, poi, è andato da Napolitano ad assicurargli che non sfiducerà il governo che rimarrà così in carica fino a fine anno (almeno). Chissà che si saranno detti Grillo e l'ambasciatore\ammiratore americano? Intanto hanno sequestrato più di un miliardo alla mafia, a proposito di dove reperire le risorse per pagare la crisi. Se ci fosse la volontà politica di fare leggi a riguardo, tipo confisca dei beni ecclesiastici di savoiarda memoria saremmo a cavallo, non trovi?

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    1. ovviamente non sono i soldi e le risorse che mancano, ma chi li controlla e gestisce

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  2. Uno pensa a Cavour e alle leggi Siccardi e si rende conto della distanza tra i liberali dell'Ottocento - capitalisti al bacio, naturalmente, ma non idioti né servi del Vaticano - e la feccia psichiatrica contigua alla criminalità organizzata che abbiamo oggi.

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  3. Già, il Nuovo Pignone. Che disastro.

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