Molti di coloro che hanno votato per lo show di Beppe
Grillo probabilmente non ne conoscono il programma politico-economico, non
almeno negli effetti reali che
provocherebbero alcune sue proposte se attuate o anche solo annunciate dal
nuovo governo.
Nei 20 punti per uscire dal buio, ci sono alcune
proposte condivisibili e auspicabili, in una certa misura fattibili se non
lasciate in mano a degli improvvisatori. Altre sono a dir poco stravaganti, e si tratta purtroppo delle proposte che godono ampia popolarità. Ne prendo ad
esempio in considerazione tre di queste per dire cosa provocherebbero.
Grillo propone il referendum sulla permanenza
nell'euro. È un tema ricorrente del Grillo-pensiero: l'euro affama il Paese,
strangola le aziende, trasferisce ricchezza privata per ripagare il debito. Per
questo M5S vorrebbe rinegoziare gli accordi Ue giudicati capestro.
Rinominare tutti i contratti in euro nella valuta
nazionale equivale a un default di Stato, aziende, banche e famiglie. Per lo
stesso motivo l'Italia non può cancellare unilateralmente
gli impegni già presi nei Trattati (fiscal compact, six pack, ecc.) e
nell'Unione monetaria.
Il debito pubblico è per il M5S un cappio al collo
che si stringerà sempre più senza ristrutturare il valore dei titoli di Stato
che sono detenuti all'85,7% da banche, fondi, assicurazioni e altri
investitori. Bisogna dunque diminuire gli interessi e diluire nel tempo la
restituzione del capitale.
Questa semplice proposta, al solo annuncio, equivale per il mercato e le agenzie di rating al
default, alias dichiarazione d’insolvibilità, fallimento. Lo Stato italiano, dopo la ristrutturazione perderebbe
l'accesso ai mercati e la fiducia degli investitori per anni.
L’M5S vorrebbe impedire che le offerte di acquisto
(Opa) siano ripagate indebitando le società acquisite, mettere un tetto allo
stipendio dei manager delle quotate, abolire i monopoli di fatto come Telecom,
Autostrade, Eni, Enel, Mediaset, Ferrovie.
Tutto ciò è auspicabile, ma solo in parte fattibile.
Un conto è far funzionare davvero gli organismi di controllo finanziario, altro
è porre un limite alle società quotate, poiché esse operano in un mercato
globale laddove le multinazionali producono buona parte del fatturato
all'estero. Il rischio? Mettere in fuga i pochi investitori che ancora
scommettono sul mercato italiano. Abolire poi i monopoli di fatto come Telecom, Autostrade, Eni, Enel, Mediaset, Ferrovie, potrebbe significare solo una cosa: favorire i capitali stranieri.
scusa Olympe, ma quella è una tua supposizione...ci sono persone, segnatamente degli economisti, che non la pensano proprio così...mi riferisco ad Alberto Bagnai e Claudio Borghi...
RispondiEliminanon è tutto così scontato.
ciao
gg