mercoledì 20 febbraio 2013

Perché no?



Molte delle responsabilità del disastro italiano possono essere lette nelle biografie dei maggiori leader politici degli ultimi decenni. Lasciamo stare i morti, parliamo dei vivi.

Scrivevo il 6 febbraio: Berlusconi, ancorché ammaccato e in declino, trasudante umori marci da ogni poro e globalmente sputtanato, rappresenta sulla scena politica italiana la maschera migliore, quella più autentica, imprescindibile e forse ancora di maggior successo.

Berlusconi è il modello inarrivabile, al quale ha guardato anche l’ultimo arrivato sulla scena politica, Oscar Giannino, il quale s’è inventato due lauree: “ho dato qualche esame a legge, ma il resto l'ho studiato tutto da solo. Nessun titolo accademico”. Tutti economisti, fino a prova contraria.

E l’ex candidato premier Valter Veltroni? Dopo essere stato bocciato in prima liceo, dice che s’è diplomato, a 18 anni, in cinematografia. Tuttavia ciò non gli ha impedito di dirigere l’Unità, nonostante non fosse giornalista professionista, di essere responsabile Comunicazioni di massa del PCI, di fare il sindaco di Roma, eccetera. Un genio.

Massimo D’Alema non ha concluso gli studi universitari, troppo preso dalla politica. Ciò non gli ha impedito di raggiungere i massimi vertici del partito e delle istituzioni.

E Bertinotti? Do you remember Fausto? Bocciato tre, dico tre, volte (ripetè la seconda, la terza e la quarta e pure la maturità arrivò con la sessione autunnale), diplomandosi perito solo a 22 anni. Eppure ciò non gli ha impedito di far carriera nel sindacato, in politica e nei salotti romani.

E Mario Monti? Lo chiamano professore, ma leggendo il suo curriculum ci sarebbe da chiedersi dove mai abbia insegnato e a chi, quali fondamentali pubblicazioni di dottrina economica abbia prodotto.

Vogliamo dire di Umberto Bossi? Sappiamo tutto, e poi ho detto che parlo solo dei vivi.

In questi giorni ho dedicato molto tempo a leggere i curricula dei candidati alle prossime elezioni (quelli reperibili in internet), con particolare riguardo a quelli dei più giovani, dei “nuovi” volti. Lo dico senza astio, senza acrimonia, anche se ammetto un po’ di prevenzione (dati i precedenti!). In tutte le formazioni politiche, nessuna esclusa, l’impressione è che in larga parte si tratti di persone che cercano una sistemazione e uno stipendio, quando non semplicemente – per quelli che hanno risolto la sussistenza – un modo per darsi notorietà.

Mi ha colpito, tra gli altri, il curriculum della capolista M5S del collegio elettorale nel quale risiedo. Ha 29 anni, è laureata in giurisprudenza, sta facendo praticantato in uno studio legale. Perché, mi chiedo, la capolista non pensa dapprima ad affermarsi professionalmente, e poi eventualmente di candidarsi? L’altra capolista del M5S, nel collegio Veneto II, è una 27enne, già commessa, poi “stagista presso un commercialista” e ora, alla voce “professione”, il sito dice: disoccupata.

Il capolista piddino nel mio collegio è invece un uomo maturo di 49 anni, ragioniere, consigliere comunale già quando faceva l’asilo dalle suore, sindaco a soli 26 anni, poi presidente della provincia, eccetera. L’altro capolista Pd, Veneto II, è anche lui ragioniere, “formato nell’associazionismo cattolico veneziano”, inscrittosi all’università, Facoltà di Sociologia di Trento, interrompendo gli studi a pochi esami dalla laurea per intraprendere la carriera sindacale (Cisl).

Rassegnazione è il sentimento più diffuso e che si può raccogliere tra la gente. Aspetto di ricevere anch’io il modulo per la restituzione dell’Imu 2012, poi magari voto, e voto Berlusconi con preferenza Brunetta. Perché no? Franza o Spagna purché se magna! 

3 commenti:

  1. E tacendo di coloro che vengono sistemati sulle poltrone degli enti e delle aziende "pubbliche" (in realtà proprietà privata dei partiti) pur non capendone una cippa, coi meravigliosi risultati che sappiamo.

    ps le ultime righe spero siano solo una provocazione

    RispondiElimina
  2. No, Brunetta no, per favore.
    Chiunque ma non Brunetta.

    Anche se perfino Brunetta è meglio di Ichino. Brunetta sta a Ichino come Berlusconi sta a Monti: orribili entrambi, ma il secondo della coppia ha striature di pura malvagità ideologica, di freddezza da carnefice, che atterriscono.

    RispondiElimina