In attesa che scoppi la bolla creditizia, quindi non solo
quella dei derivati, non resta che registrare l’accerchiamento del Partito
democratico. Ha tutti contro, in primo luogo Monti, il quale – lasciati i panni
dello statista autorevole – è ridotto a recitare la parodia di se stesso, tanto
che Crozza ha rinunciato alla sua imitazione. E alla più vieta propaganda di
stile berlusconiano, senza essere il Cavaliere nero, però. Ha detto che il Pd
nasce nel 1921. Evidentemente non sa nulla di Amedeo Bordiga, perché Bersani
tutto può essere tranne che il suo erede. È come se Le Pen (padre o figlia)
dicesse che Hollande è l’erede di Louis-Auguste Blanqui, o almeno della sua
ombra. Riderebbe tutta la Francia, anzi l’Europa intera e salvo l’Italia. Qui da
noi bisognerebbe prima trasmettere, con incresciosa infedeltà, una fiction su
Blanqui e poi farci spiegare da un giornalista della stampa estera, per riassunto,
chi era Bordiga.
Soprattutto non deve stupire la replica di Bersani, il quale
ha definito l’uscita di Monti come “infelice”.
La cosa si commenta da sé e dà la misura dell’involuzione che ha subito la
storia di questo smemorato paese e l’ignavia della sua classe dirigente attuale. Povero
Bersani, povero Monti. Quest’ultimo più che delle sue presunte competenze
cantate come fatto glorioso e quasi mitologico, ci dovrebbe parlare dei suoi
sicuri e prosaici emolumenti. Poveri noi, veramente.
Berlusconi, da parte sua, recita se stesso. Uno che senza
aver letto Guy Debord ha capito benissimo il ruolo della televisione e dello
spettacolo, e che sa trasformare una mela marcia in un certo numero di
senatori. E tuttavia moltissimi dei suoi voti dipendono dalla promessa di
abolire l’Imu. Bersani invece ha atteso quasi un mese dopo le dichiarazioni di
Berlusconi prima di rivolgersi agli analfabeti e smemorati di questo paese per
farfugliare qualche vaga promessa sull’argomento. Ma chi lo consiglia di
restare nella più astratta genericità? Sembra dire: “noi non cerchiamo mai le cose, ma la ricerca delle cose”.
Esattamente due anni fa di Berlusconi scrivevo:
Come dargli torto, del
resto, se uno con il suo pedegree si adegua a ciò che l’Italia è sempre stata:
un paese in mano alle mafie e ai clan di ogni tipo; del terrorismo di Stato,
delle stragi impunite e delle latitanze concordate; delle mille forme di
sfruttamento e di accomodamento, della classe dirigente più violenta e corrotta
d’Europa; dell’abusivismo, del saccheggio e dell'inquinamento; dei monopoli e
della proliferazione burocratica, dei timbri e dei cavilli; della marchetta
promozionale a tutte le ore e su ogni frequenza.
No, Berlusconi non ha
inventato nulla, egli è la sintesi organica di questo sistema semifeudale che
le elezioni e nuovi attori non potrebbero cambiare, se non e al massimo su
questioni secondarie. E questo solo spiega il consenso di cui gode.
*
* *
Perfino a Grillo ora è dedicato, di nuovo, più spazio
televisivo. Purtroppo per lui non può tuffarsi e nuotare lungo tutta la
penisola, se non altro per ragioni climatiche. Sarà interessante vedere cosa
intenderà fare dopo le elezioni dei suoi seggi. La politica non è solo scontro,
ma anzitutto mediazione, compromesso. Se non lo comprenderà i suoi voti non
serviranno a nulla. Egli crede di aver costretto i politicanti a prendere in
considerazione alcuni temi del suo programma. S’illude.
Scrivevo mesi or sono: la strategia resta quella di
scompaginare il quadro politico perché dalle elezioni non esca un vincitore
netto, in modo che nel gioco a comandare restino gli inossidabili interessi
dominanti. Poi, nel novembre scorso – e sembrano trascorsi anni –, soggiungevo:
la classe politica putrefatta che noi oggi ci troviamo di fronte è il prodotto
di un sistema economico criminale nel momento storico della sua crisi più
grave. Tutti i vaneggiamenti sulle primarie, le elezioni, il nuovo governo, i
programmi, tutte le chiacchiere mediatiche, servono solo a distrarci dalla
conseguenza elementare.
E nel luglio scorso: mi chiedo se si stiano approssimando le
condizioni straordinarie nelle quali la sola pietà consentita sarà quella di
essere spietati con i responsabili della catastrofe. Soggiungo oggi: solo il
tracollo delle banche potrebbe portarci a risultati difficili ma commoventi e
che ci inducano a sperimentare idee meno convenzionali di quelle vigenti.
è nella catastrofe del paese, e non c'è dubbio alcuno, che si potrà fare largo una qualche forma di coscienza critica radicale, mentre sono meno convinto che la profondità della crisi è anche il raggio di quest' ultima
RispondiEliminada
Monti ha un pessimo rapporto col Novecento. Non smette mai di confermarlo.
RispondiEliminaanche con il XXI sec
EliminaOlympe le segnalo questo articolo della nostra organizzazione sulla situazione in Mali e in Niger di questi giorni. Un saluto.
RispondiEliminahttp://www.leftcom.org/it/articles/2013-01-31/niger-il-secondo-atto-dell-imperialismo-francese-nell-africa-occidentale
grazie molte, domani mattina lo leggo
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