sabato 2 febbraio 2013

La ricerca delle cose



In attesa che scoppi la bolla creditizia, quindi non solo quella dei derivati, non resta che registrare l’accerchiamento del Partito democratico. Ha tutti contro, in primo luogo Monti, il quale – lasciati i panni dello statista autorevole – è ridotto a recitare la parodia di se stesso, tanto che Crozza ha rinunciato alla sua imitazione. E alla più vieta propaganda di stile berlusconiano, senza essere il Cavaliere nero, però. Ha detto che il Pd nasce nel 1921. Evidentemente non sa nulla di Amedeo Bordiga, perché Bersani tutto può essere tranne che il suo erede. È come se Le Pen (padre o figlia) dicesse che Hollande è l’erede di Louis-Auguste Blanqui, o almeno della sua ombra. Riderebbe tutta la Francia, anzi l’Europa intera e salvo l’Italia. Qui da noi bisognerebbe prima trasmettere, con incresciosa infedeltà, una fiction su Blanqui e poi farci spiegare da un giornalista della stampa estera, per riassunto, chi era Bordiga.

Soprattutto non deve stupire la replica di Bersani, il quale ha definito l’uscita di Monti come “infelice”. La cosa si commenta da sé e dà la misura dell’involuzione che ha subito la storia di questo smemorato paese e l’ignavia della sua classe dirigente attuale. Povero Bersani, povero Monti. Quest’ultimo più che delle sue presunte competenze cantate come fatto glorioso e quasi mitologico, ci dovrebbe parlare dei suoi sicuri e prosaici emolumenti. Poveri noi, veramente.

Berlusconi, da parte sua, recita se stesso. Uno che senza aver letto Guy Debord ha capito benissimo il ruolo della televisione e dello spettacolo, e che sa trasformare una mela marcia in un certo numero di senatori. E tuttavia moltissimi dei suoi voti dipendono dalla promessa di abolire l’Imu. Bersani invece ha atteso quasi un mese dopo le dichiarazioni di Berlusconi prima di rivolgersi agli analfabeti e smemorati di questo paese per farfugliare qualche vaga promessa sull’argomento. Ma chi lo consiglia di restare nella più astratta genericità? Sembra dire: “noi non cerchiamo mai le cose, ma la ricerca delle cose”.

Esattamente due anni fa di Berlusconi scrivevo:

Come dargli torto, del resto, se uno con il suo pedegree si adegua a ciò che l’Italia è sempre stata: un paese in mano alle mafie e ai clan di ogni tipo; del terrorismo di Stato, delle stragi impunite e delle latitanze concordate; delle mille forme di sfruttamento e di accomodamento, della classe dirigente più violenta e corrotta d’Europa; dell’abusivismo, del saccheggio e dell'inquinamento; dei monopoli e della proliferazione burocratica, dei timbri e dei cavilli; della marchetta promozionale a tutte le ore e su ogni frequenza.

No, Berlusconi non ha inventato nulla, egli è la sintesi organica di questo sistema semifeudale che le elezioni e nuovi attori non potrebbero cambiare, se non e al massimo su questioni secondarie. E questo solo spiega il consenso di cui gode.

* * *

Perfino a Grillo ora è dedicato, di nuovo, più spazio televisivo. Purtroppo per lui non può tuffarsi e nuotare lungo tutta la penisola, se non altro per ragioni climatiche. Sarà interessante vedere cosa intenderà fare dopo le elezioni dei suoi seggi. La politica non è solo scontro, ma anzitutto mediazione, compromesso. Se non lo comprenderà i suoi voti non serviranno a nulla. Egli crede di aver costretto i politicanti a prendere in considerazione alcuni temi del suo programma. S’illude.

Scrivevo mesi or sono: la strategia resta quella di scompaginare il quadro politico perché dalle elezioni non esca un vincitore netto, in modo che nel gioco a comandare restino gli inossidabili interessi dominanti. Poi, nel novembre scorso – e sembrano trascorsi anni –, soggiungevo: la classe politica putrefatta che noi oggi ci troviamo di fronte è il prodotto di un sistema economico criminale nel momento storico della sua crisi più grave. Tutti i vaneggiamenti sulle primarie, le elezioni, il nuovo governo, i programmi, tutte le chiacchiere mediatiche, servono solo a distrarci dalla conseguenza elementare.

E nel luglio scorso: mi chiedo se si stiano approssimando le condizioni straordinarie nelle quali la sola pietà consentita sarà quella di essere spietati con i responsabili della catastrofe. Soggiungo oggi: solo il tracollo delle banche potrebbe portarci a risultati difficili ma commoventi e che ci inducano a sperimentare idee meno convenzionali di quelle vigenti.



5 commenti:

  1. è nella catastrofe del paese, e non c'è dubbio alcuno, che si potrà fare largo una qualche forma di coscienza critica radicale, mentre sono meno convinto che la profondità della crisi è anche il raggio di quest' ultima

    da

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  2. Monti ha un pessimo rapporto col Novecento. Non smette mai di confermarlo.

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  3. Olympe le segnalo questo articolo della nostra organizzazione sulla situazione in Mali e in Niger di questi giorni. Un saluto.
    http://www.leftcom.org/it/articles/2013-01-31/niger-il-secondo-atto-dell-imperialismo-francese-nell-africa-occidentale

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