martedì 30 aprile 2013

Non bastano le ragioni di una protesta



Ciò che accade non significa che doveva comunque accadere. Ciò che accade è nel novero delle possibilità e accade secondo le leggi della necessità storica.

È sbagliato ridurre la storia di un’epoca al fanatismo di un individuo o di un gruppo di persone. Senza negare importanza al ruolo delle singole personalità nella storia, l’affermarsi di una determinata situazione storica, per esempio i fascismi, segue certo una necessità storica, ma solo come tragica possibilità dello sviluppo storico. Poteva andare diversamente.

Senza la crisi economica degli anni Trenta, l’hitlerismo, in quanto tale, molto difficilmente avrebbe assunto il potere. Nel dettaglio, si potrebbe dire che un accordo tra i partiti di sinistra e quelli moderati, quella che noi oggi chiamiamo große Koalition, oppure il più prosaico e romanesco inciucio, probabilmente avrebbe provocato quello che già stava avvenendo alla fine del 1932, dopo le elezioni di novembre, ossia la caduta del consenso elettorale nazista, la bancarotta finanziaria del partito, l’impossibilità di garantire gli stipendi all’enorme apparato di funzionari e gregari. Eccetera.

lunedì 29 aprile 2013

Imperdonabilmente sordi e irresponsabili



Fin quando i disperati s’impiccano per i cazzi loro, se ne fregano. Quando invece si comincia a sparare in Piazza Montecitorio, allora gridano al lupo e si scagliano contro quelli che li chiamano con gli epiteti che meritano. Questi ineffabili personaggi che vivono di omissioni e di guasti, di chiusure e d’irresponsabilità”, accusano altri di fomentare la violenza e non ravvedono invece nelle “contrapposizioni, lentezze, esitazioni” proprie, nonché nei loro “calcoli di convenienza, tatticismi e strumentalismi”, le radici del disagio sociale e dell’insofferenza di tanta parte del paese, quindi le cause di certi gesti privati e anche pubblici.

Divagazioni del lunedì. Il possibile. La differenza.



E la donna vide che il frutto dell’albero era buono a mangiarsi, ch’era bello a vedere, e che l’albero era desiderabile per diventare intelligente; prese del frutto, ne mangiò, e ne dette anche al suo marito ch’era con lei, ed egli ne mangiò. Allora si apersero gli occhi ad ambedue, e s’accorsero ch’erano ignudi; e cucirono delle foglie di fico, e se ne fecero delle cinture. Genesi, 3, 6-7.

Mangiando il frutto dell’albero della conoscenza, l’uomo mutò la sua concezione del mondo; anzi, la storia degli uomini e delle loro concezioni del mondo ebbe inizio da quel momento. Scrive Feuerbach:

“L’animale ha sì per oggetto se stesso come individuo – perciò ha sentimento di sé –, ma non come genere – perciò gli manca quella coscienza che deriva il suo nome da scienza. Dov’è la coscienza, c’è facoltà di scienza. La scienza è la coscienza dei generi. Nella vita trattiamo con individui, nella scienza con i generi” (*).

Il punto di partenza fu lo svincolarsi dell'uomo dal regno degli animali e come suo contenuto il superamento di difficoltà quali mai più si opporranno agli uomini associati dell'avvenire. Sul piano della coscienza, gli uomini cominciarono a farsi delle idee sulle forze che muovevano la natura, dapprima immaginando esseri soprannaturali, delle potenze della natura personificate, capricciose e imprevedibili. Scrive Engels a riguardo: “ogni religione non è altro che il fantastico riflesso nella testa degli uomini di quelle potenze esterne che dominano la sua esistenza quotidiana, riflesso nel quale le potenze terrene assumono la forma di potenze sovraterrene. All'inizio della storia sono anzitutto le potenze della natura quelle che subiscono questo riflesso e che nello sviluppo ulteriore passano nei vari popoli per le più svariate e variopinte personificazioni”.

Poi, man mano, gli uomini intrapresero a riconoscere le leggi e i nessi naturali nel movimento delle forze della natura. E tuttavia solo una minoranza di uomini ricavava vantaggi diretti dalle nuove conoscenze, poiché essi non avevano interesse a diffondere la loro scienza alla quale dovevano il loro potere. Ponevano in essere uno dei presupposti dell'ineguaglianza. Serviranno millenni prima che si venga a concepire la moderna rivendicazione dell'eguaglianza tra gli uomini, pur essendo antichissima l'idea che tutti gli uomini essendo tali hanno qualche cosa di comune e che essi sono anche eguali nei limiti di questo elemento comune.

Nelle comunità naturali, nelle società più antiche, si poteva parlare di eguaglianza dei diritti tutt’al più tra i membri della comunità; va da sé che donne, schiavi, stranieri ne erano esclusi. La moderna rivendicazione dell'eguaglianza consiste invece – scrive Engels nell’Anti-Dühring – nel dedurre da quella proprietà comune dell'essere umano, da quell'eguaglianza degli uomini in quanto uomini, il diritto ad un eguale valore politico, ovvero sociale, di tutti gli uomini, o almeno di tutti i cittadini di uno Stato, o di tutti i membri di una società (**).

Nelle fasi dello sviluppo della società umana è contenuta una necessità che un tempo non si poteva conoscere. Il cammino che porta l’uomo dal regno della necessità a quello della libera sarà lungo, difficile e assai contraddittorio (***). Ed infatti nonostante siano stati compiuti dei passi importanti, tuttavia finora le trasformazioni sociali hanno modificato solo la forma dell’illibertà, ossia, per dirla con Marx, “in tutte le rivoluzioni finora avvenute non è mai stato toccato il tipo dell’attività, e si è trattato soltanto di un’altra distribuzione di questa attività, di una nuova distribuzione del lavoro ad altre persone”.

I processi nella coscienza degli uomini, dei popoli come nei singoli, sono processi che noi dobbiamo comprendere nella loro necessità. Posto che il passaggio dal regno della necessità a quello della libertà, ossia il comunismo (****), deriva certo da una necessità storica, tuttavia ciò non vuol dire che comunque dovrà accadere. Esso è dato come possibilità dello sviluppo storico, sia pure come possibilità che si sviluppa con la regolarità della legge. Ma può anche andare diversamente.

Osserva Robert Havemann nella nona lezione raccolta nel suo Dialettica senza dogma“ … il difficile sta nel riconoscere le leggi dello sviluppo umano. Il processo storico si distingue dal processo naturale – dall’adattamento dei fatti di natura – in quanto irripetibile. Nel carattere irripetibile e definitivo del decorso storico sta una delle difficoltà principali che ostacolano la comprensione delle sue leggi. Anche per questo è difficile acquistare la libertà mediante la cognizione della necessità dei rapporti umani e riconoscere le possibilità di trasformare questi rapporti umani, in modo che possano promuovere consapevolmente una trasformazione e uno sviluppo ulteriore senza violare o ignorare le leggi immanenti alla società, e anzi proprio col loro aiuto”.

Da questo punto di vista è fondamentale, nell’ambito della lotta di classe, stimolare la coscienza di classe, cioè diffondere la cognizione scientificamente fondata di noi stessi e dei nostri rapporti sociali. Perciò è indispensabile combattere l’ideologia borghese, ossia le illusioni e gli inganni che questa società ha interesse a promuovere su se stessa come una necessità ineliminabile.

Nel divenire della crisi sociale, la classe dominante, il suo monopolio mediatico, tende a promuovere, da un lato, una proliferazione selvaggia di linguaggi e teorie, un tipo di cultura schizofrenica e di paradigmi in lotta fra loro, e, dall’altro, a esercitare la censura e la rimozione delle sollecitazioni trasgressive che possono minacciare seriamente i suoi modelli di riferimento. All’apparente ampia libertà di comunicare si affianca la schiavitù della coscienza sottoposta a una codificazione dispotica che non controlliamo.

Dal lato politico, della politica politicante, noi vediamo bene, anche in questi giorni, come i partiti borghesi hanno come unico scopo fondamentale quello di conservare questa società e se stessi quali mediatori del conflitto sociale tra padroni e schiavi, di mantenere salde le catene che ci rendono prigionieri degli interessi del parassitismo borghese, delle contraddizioni del modo di produzione capitalistico, delle sue crisi e sperequazioni.

(*) L’essenza del cristianesimo, Laterza, p. 25; Ponte alle Grazie, p. 65. La traduzione nell’ed. Feltrinelli (1960) differisce dalle altre due, ma i concetti sono gli stessi.

(**) «Ora per la prima volta spuntava la luce del giorno; da ora in poi la superstizione, l'ingiustizia, il privilegio e l'oppressione dovevano essere soppiantati dalla verità eterna, dalla giustizia eterna, dall'eguaglianza fondata sulla natura, dai diritti inalienabili dell'uomo. Noi sappiamo ora che questo regno della ragione non fu altro che il regno della borghesia idealizzato, che la giustizia eterna trovò la sua realizzazione nella giustizia borghese; che l'eguaglianza andò a finire nella borghese eguaglianza davanti alla legge; che la proprietà borghese fu proclamata proprio come uno dei più essenziali diritti dell'uomo; e che lo Stato secondo ragione, il contratto sociale di Rousseau, si realizzò, e solo così poteva realizzarsi, come repubblica democratica borghese» (Anti-Dühring. Introduzione. Considerazioni generali).

(***) «Hegel fu il primo a rappresentare in modo giusto il rapporto di libertà e necessità. Per lui la libertà è il riconoscimento della necessità. "Cieca è la necessità solo nella misura in cui non viene compresa".» (Anti-Dühring. Morale e diritto. Libertà e necessità).

(****) «Il comunismo si distingue da tutti i movimenti finora esistiti in quanto rovescia la base di tutti i rapporti di produzione e le forme di relazione finora esistite e per la prima volta tratta coscientemente tutti i presupposti naturali come creazione degli uomini finora esistiti, li spoglia del loro carattere naturale e li assoggetta al potere degli individui uniti. La sua organizzazione è quindi essenzialmente economica, è la creazione materiale delle condizioni di questa unione, essa fa delle condizioni esistenti le condizioni dell’unione. Ciò che è tradotto in esistenza dal comunismo è appunto la base reale che rende impossibile tutto ciò che esiste indipendentemente dagli individui, nella misura in cui questo non è altro che un prodotto delle precedenti relazioni degli individui stessi» (L’ideologia tedesca, cap. IV).
 
*
L’analisi del comportamento umano differisce qualitativamente da quello animale quanto l’adattabilità e lo sviluppo storico degli esseri umani differiscono dall’adattabilità e dallo sviluppo degli animali. E, soprattutto, lo sviluppo storico degli esseri umani – per dirla con il più grande psicologo marxista russo – è parte dello sviluppo storico-generale della nostra specie e deve essere inteso così.

L’uomo non è semplicemente un mammifero, subisce l’influsso della natura, ma egli nello stesso tempo è capace di creare, attraverso continue trasformazioni di essa, nuove condizioni naturali della sua esistenza. Non è solo il punto più alto raggiunto della materia nel suo divenire come pretende il riduzionismo materialistico, poiché è proprio in questa reazione trasformatrice sulla natura che l’uomo dimostra di essere qualitativamente irriducibile, nei suoi processi sociali e psicologici, al mondo animale dal quale si è emancipato.

È ingenua ogni riduzione evoluzionistica intesa come semplice “accumulazione graduale di piccole trasformazioni e graduali conversioni di una forma in un’altra”, poiché con questo si trascura il carattere rivoluzionario, non unilaterale, non rettilineo, discontinuo dei processi sociali. Il concetto di sviluppo non può essere ridotto allo schema “più – meno”, poiché in tal caso questo concetto non è adeguato alla cosa e sarebbe più esatto usare concetti come maturazione e crescita.

Anche nel modello darwiniano in cui l’ambiente esterno svolge un ruolo importante e l’evoluzione si realizza mediante un conflitto permanente tra organismo e ambiente, si tratta di un conflitto che si attua senza svolte qualitative, dove nei processi il rapporto caso/necessità è in sé esaustivo, essendo l’adattamento delle specie animali di natura passiva, e cioè non mediato da alcun genere d’intervento attivo e di strumenti.

Laddove i processi sono mediati dall’intervento umano cosciente, dunque i processi storico sociali, nel passaggio dal comportamento dei paleantropi ad un comportamento umano, si realizza un salto di qualità, un salto dialettico che non consente più di spiegare il tipo di adattamento e di sviluppo storico dell’uomo con gli schemi di adattamento e di evoluzione precedenti. La nuova qualità, in altri termini, non si lascia cogliere adeguatamente dal meccanismo di spiegazione proposto dalle concezioni naturalistiche, noto come “stimolo-risposta”.

In natura le forme di comunicazione animale sono geneticamente ereditate, il singolo individuo non può apportare variazioni creative che si configurino come significanti dotati di un qualsiasi significato per il gruppo. È la natura a condizionare il comportamento, non solo quello individuale. Un adattamento del tutto passivo, casuale nell’individuale, e necessario nel collettivo. Il riflesso condizionato regola nel cervello dell’animale la formazione di nessi sulla base di un rispecchiamento che, per così dire, copia dei nessi naturali tra tutti i possibili agenti della natura. La comunicazione animale, per esempio, è sempre direttamente collegata con la loro azione e non raggiunge mai lo stadio della rappresentazione oggettiva. Perciò il comportamento animale è spiegato dal punto di vista naturalistico e non storico.

Nel caso del rapporto uomo-natura, l’adattamento e il comportamento sono invece attivi, e si compiono attraverso una modificazione della natura e dunque anche – come detto nei post precedenti – della natura stessa dell’uomo. Per questo motivo, il comportamento umano deve essere spiegato nella genesi di un nuovo principio regolativo del comportamento che non si lascia tuttavia ridurre ad essa, essendo il risultato di un’attività sociale trasformatrice, vale a dire il risultato del lavoro, e cioè di un’attività collettiva finalizzata a scopi determinati e mediata da strumenti diversi. Perciò il comportamento umano va spiegato anzitutto dal punto di vista storico-sociale.

Voici donc la différence!

domenica 28 aprile 2013

Il significato della lotta di classe per Scalfari



Ho calcolato la media dell’età dei ministri che contano, cioè quelli con portafoglio, compreso il presidente e il vice; ebbene siamo al di sopra dei 56 anni. Definirlo un governo di giovani è possibile solo in un paese di vecchi. Una delle più giovani è la ministra Carrozza, quella dell’istruzione, la quale sostiene che nel suo ateneo, non avendo potuto assumere insegnanti, ha però “reclutato molti ricercatori”, ossia dei precari, a vita quando va bene. È il nuovo che avanza, e dopo tre giorni puzzerà. O come quell’altro ministro, senza portafoglio, che dice che senza sviluppare il Meridione … ecc.. Evidentemente pensa di rivolgersi a san Gennaro.

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sabato 27 aprile 2013

Coesione d'interessi di classe



Si potrebbe dire, in premessa, che la storia degli ultimi vent’anni s’è incaricata di smentire tutte le analisi che hanno visto nel berlusconismo e nella sua claque elettorale anzitutto uno strato sociale usurpatore e reazionario. Che il berlusconismo rappresenti la sintesi organica di questo paese l’ho già scritto il 4 febbraio 2011:


Salare con l'oro



A volte accade che delle grandi società richiedano la tua consulenza per distinguere il vero dal falso, ossia ciò che ha valore da ciò che è impostura. Un po’ come succede agli expertise nell’arte, i quali non saprebbero tinteggiare una staccionata ma sanno dirti se un dipinto è autentico, oppure opera di un falsario. A meno non si tratti di un Veermer realizzato dal grande Han van Meegeren.

Ma qui si tratta di tutt’altro genere d’inganni, e le grandi società minerarie si fidano di te per aver sperimentato sulla tua pelle innumerevoli inganni, ricevuti in prezzo dalla natura ma soprattutto da lupi con sembianze umane.

venerdì 26 aprile 2013

Non plausibile



Difficile fare pronostici con un così alto numero di variabili. Un dato è però certo: la situazione economica non migliorerà. Le entrate fiscali diminuiranno (altro che riduzione delle tasse), ci saranno gravi problemi per far fronte alle spese correnti (altro che abolizione dell’irap), non solo per pagare la cassa integrazione ordinaria ma soprattutto quella in deroga, i consumi interni continueranno a crollare e le aziende a chiudere.

Ciò è causa (fatta astrazione da considerazioni più generali e che riguardano la fase capitalistica a livello mondiale) da un lato dell’offensiva generale della borghesia imperialista e del suo piano demenziale di “risanamento”, e, all’altro, dalla volontà da parte della borghesia nazionale di far pagare il conto del “risanamento” e della crisi ai salariati, ai padroncini, ai colletti bianchi.

Non c'è nulla da aggiungere

"E la politica sa fare solo tweet".
S.Rodotà, 23-4-2013



L’unica verità di questo mondo è la morte, e nulla può riportare in vita i morti. Tutto il resto è opinione. La storia di questo paese, per com’è raccontata, è mistificata fin dai suoi presupposti se dei perfetti reazionari cantano Bella ciao con i bambini, se il più fascista dei leader politici governa da decenni d’accordo o in coalizione con la “sinistra”.


mercoledì 24 aprile 2013

Grillo è una vittima



Rieleggere Napolitano è stato necessario per fare quel governo invocato da Napolitano stesso quando ha rivocato il 1976. Il governo dell’ammucchiata insistentemente richiesto da Berlusconi e che ha avuto come padrini molti dirigenti del Pd.

Fuori discussione l’elezione di Rodotà, per ragioni che a me paiono ovvie e che l’establishment non può mettere in piazza, probabilmente molti di quelli che hanno trombato Prodi hanno agito, oltre che per faida, per favorire tale disegno che è ormai plateale. Altri, invece, credendo una cosa, ossia seppellendo Prodi, hanno in realtà agito per il re di Prussia.

Giuliano Amato non è stato convocato al Quirinale perché, all’ultimo momento, è parso che anche le provocazioni debbano avere un limite di questi tempi. Allora va bene il nipote del gran ciambellano di Berlusconi. Che non può essere mandato in giro per l’Europa da solo.


Fottuti



Il fatto che in questo paese il 27% delle dichiarazioni dei redditi con modello 730 non versi un euro d’imposte, è più eloquente di qualsiasi editoriale e spiega l’orientamento elettorale meglio di qualsiasi analisi politica.

Non deve perciò meravigliare che per fare una riforma delle pensioni sia stato necessario un governo “tecnico” guidato dal capo europeo della Trilaterale (e ciò detto senza entrare nel merito dei provvedimenti legislativi votati a larga maggioranza dal parlamento).

martedì 23 aprile 2013

Debora



È davvero strano il mondo, quello della politica poi è anche più avariato del resto. È ben noto. Che cosa dire del fatto che il leader della destra – quello che saluta le folle con il braccio teso, quello che il confino fascista era una villeggiatura – propone come premier uno dei leader del centrosinistra, come del resto alcune settimane addietro proponeva alla stessa carica il segretario dei “comunisti”?

Pensare che a Berlusconi, a D’Alema, a Renzi o a qualunque capobastone interessi la sorte di chicchessia è semplicemente fuori dalla realtà. E però resta che anche alle prossime elezioni troveranno chi, magari turandosi il naso, per un qualche suo motivo li voterà ancora e poi ancora.

Oro



Durante la Grande Depressione, i latifondisti e le grandi banche statunitensi (quelle piccole fallivano) pignoravano i pochi acri di terra, in parte rossa e in parte grigia, dove i mezzadri avevano impiantato le loro baracche e, con fatica oggi sconosciuta, producevano sotto il sole a picco pannocchie e fagioli per sfamare le loro pletoriche famiglie. Venduto il vitello, se ancora l’avevano, e macellato il pollame superstite, s’imbarcavano in improbabili autocarri con il radiatore sempre a secco e le gomme sbucciate.

Quei carichi di carne umana, nell’allontanarsi da quelli che non sarebbero più stati i loro campi e la propria casa, guardavano per l’ultima volta, in una nuvola di polvere, la pompa dell’acqua inaugurata dieci anni prima, col glicine in fiore attorcigliato attorno al collo d’oca, e il gatto grigio e magro come una sardella. Quella fu l’epopea più tragica, dopo la guerra civile, e John Steinbeck l'ha resa universale e immortale molto più di quanto seppe poi tradurla John Ford filmandola con molta reticenza.

Mentre le banche e i latifondisti compivano quest’ennesima rapina ai danni dei contadini, i grandi proprietari terrieri della California facevano stampare altre migliaia di volantini di propaganda per attirare nuove ondate di straccioni. Cibo per gli sfruttatori di carne umana, perché ciò consente di far diminuire le paghe degli schiavi mantenendo invariati i prezzi delle merci. Lascia fare ai padroni, a quelli che mangiano a sazietà senza mai aver prodotto nulla, ci pensano loro a farti cambiare idea su tante cose.

lunedì 22 aprile 2013

In balia dei venti



Più che un grillino, nel senso di piccolo insetto, ieri avrei voluto essere una zanzara intrufolata nel camper di Beppe al ritorno verso Genova. Non per sentirgli dire le solite cose, come già in conferenza stampa, ma per ascoltare i suoi giudizi sulla giornata di ieri. Sarà comunque termometro vero, oggi in Friuli, non quanti elettori avranno votato il suo movimento, ma quanti non si sono recati alle urne. Speriamo un buon 40 per cento.

L’ho già scritto in tempi non sospetti, in fondo Grillo è una brava persona, la sua critica sfonda porte aperte e va bene nei comizi, tuttavia resta superficiale perché non scava a fondo sulle cause dei fenomeni, del resto incomunicabili a masse sottomesse a un pensiero deficiente. Perciò la sua proposta è conseguente. Vuole fare la rivoluzione con idee bislacche, dal e nel parlamento, senza un’organizzazione vera, privo di un gruppo dirigente strutturato e ben consapevole. Che è tutto ciò che gli consentono i suoi mezzi e la tolleranza di questo sistema. Perciò, a bocce ferme, non me la sento d'imputargli anche colpe non sue.


Divagazioni del lunedì. Ideologi, tempo storico e leggi naturali e sociali



Marx è il bersaglio privilegiato degli ideologi borghesi anzitutto perché essi devono dimostrare come egli si sia sbagliato nel prevedere la necessità, non già della crisi, poiché essa è evidente e constatabile con precisione, ma del superamento del modo di produzione capitalistico in base alle contraddizioni che gli sono proprie dall’inizio alla fine (*). Il fatto che questo non sia avvenuto dopo oltre un secolo, è dato come prova principe della fallacia della sua “profezia”, e poco importa se il capitale abbia superato realmente tali ostacoli o se invece la sua produzione si muova tra contraddizioni continuamente superate ma altrettanto continuamente poste e sempre più divaricantesi.

Questi ideologi sono abituati a concepire il tempo storico e le leggi naturali e sociali secondo le urgenze della loro “scienza” legata agli interessi che la società del capitale su di essa richiama, di quel loro stesso mondo che produce e consuma teorie secondo le richieste pressanti dei loro editori e del circo mediatico.

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domenica 21 aprile 2013

Carpofori, rendlords e truffatori



Anche la Germania ebbe un’Accademia della crusca, si chiamava Società dei Carpofori, una congrega culturale e letteraria nata nel XVII secolo su impulso di numerosi aristocratici di prima fascia. Ne fecero parte anche alcuni membri della famiglia Veltheim. Perciò i baroni von Veltheim esistettero realmente, ma non è tra questi il presunto barone von Veltheim che uccise nel 1898, a Johannesburg, Wolf Joel, figlio di Salomone Joel detto Solly, attivo nelle miniere d’oro, il quale Salomone era nipote ed erede di Barnaby Barnato, alias Barnett Isaacs (*), magnate dei diamanti, parlamentare, morto un anno prima misteriosamente, si dice per suicidio, all’età di 46 anni.


Ma quali gattopardi e giaguari, solo sciacalli e iene



Nell’editoriale di questa mattina, Eugenio Scalfari scrive quello che pensano in molti, e cioè che Stefano Rodotà non poteva essere il candidato sul quale far convergere i consensi del Pd, di tutto il Pd, per il semplice motivo che il suo nome è stato scelto dai 5 Stelle.

Una scusa si doveva pur trovare a questo rifiuto, silenzioso e ostinato, perfino clamoroso, da parte della dirigenza Pd. Ma quella adotta da Scalfari e da altri è una scusa che non regge quando viene dopo un mese di tentativi di fare un governo proprio con i 5 Stelle. Se i capibastone del Pd non erano d’accordo sul nome di Rodotà, allora e tantomeno potevano essere d’accordo di fare un governo con Grillo.

sabato 20 aprile 2013

La requisitoria di uno stalinista contro Solgenitsyn


Ripropongo un post del 20 marzo 2011.


Pubblichiamo questo articolo del compagno Giorgio Napolitano, membro della Direzione del PCI e responsabile della Commissione culturale, che comparirà sul prossimo numero di «Rinascita».

Anche se il clamore suscitato dall’arresto di Solgenitsyn è venuto calando, dopo la decisione delle autorità sovietiche di privarlo della cittadinanza e dì espellerlo dall’URSS; anche se alcuni giornali sono rapidamente passati dai toni declamatori e drammatici a quelli, bonari e fatui, delle curiosità sullo «shopping» di Solgenitsyn per le vie di Zurigo o sulle cospicue somme da lui accumulate, grazie ai diritti d’autore, nelle banche svizzere, nessuno più di noi sente la necessità di ritornare sui problemi che il grave caso dello scrittore sovietico ha posto e pone. E’ proprio a noi che tocca compiere uno sforzo di riflessione seria e oggettiva, visto che da tante altre parti, anche e in particolare nel nostro paese, ci si è, nei giorni scorsi, preoccupati essenzialmente di alzare il solito polverone propagandistico, di sfruttare l’occasione per una polemica a buon mercato sull’URSS, sul comunismo e perfino (si pensi a quel che hanno farfugliato i giornali del PRI e della DC) sul PCI.

Non è facile, certo, vogliamo dirlo, superare il senso di fastidio politico e morale che hanno sollevato in ciascuno di noi questa scoperta strumentalizzazione del caso Solgenitsyn, questa dilatazione acritica e forsennata – da parte di alcuni – di una vicenda indubbiamente significativa e preoccupante ma non tale da giustificare la scelta di chi le ha dato, nelle trasmissioni del telegiornale, la precedenza su ogni altro avvenimento internazionale e nazionale, questo cieco rilancio in certi casi – delle immagini più fosche della propaganda antisovietica. Ma questo legittimo senso di fastidio non ci impedisce di entrare nel vivo dei problemi reali a cui il caso Solgenitsyn ci richiama: anche se dopo aver ristabilito alcune indiscutibili verità.


Mi spiace signor Grillo, lei arriva tardi



Come si può conciliare l’elezione a presidente della repubblica di uno dei promotori del referendum sull’acqua pubblica e altre simili iniziative?

«Noi volgiamo l’acqua pubblica, la scuola pubblica, la sanità pubblica, lo Stato che si riprenda le concessioni, lo Stato che diventi Stato finalmente democratico» (*).

No, uno che ha in testa idee che coincidono con quelle di Grillo e Casaleggio, ma soprattutto con quelle di decine di milioni d’italiani, non verrà mai eletto né al Quirinale e tantomeno può essere incaricato a premier. Del resto è stato detto chiaro, anzi scritto nero su bianco, ossia che Roma deve proseguire sulla linea dettata da Berlino e Francoforte, cioè sul “tipo di decisioni politiche credibili che sono la precondizione per ottenere l’accesso all’assistenza della Bce”.


Finiamola di farci prendere per il culo



In un paese serio, laddove succedesse che le madonnine di gesso piangano e i crocifissi grondino sangue, oppure che un individuo richiamasse folle veneranti e soldi a palate mostrando le stigmate, interverrebbero le autorità mandando la polizia. I furfanti verrebbero immediatamente smasherati, inibiti, derisi. Solo in Italia le autorità pubbliche si genuflettono e anzi il Vaticano – Stato nello Stato – nomina commissioni di “esperti” per “studiare” i fenomeni. Siamo il paese dei miracoli, lo zimbello dell’Europa moderna. Tanto che non si può eleggere un presidente della repubblica decente senza il placet estero, ossia uno che già in premessa si riveli poco disposto a obbedire alla linea tracciata a Berlino, Francoforte e Bruxelles.


venerdì 19 aprile 2013

L'asso?



Renzi e D’Alema hanno impallinato Prodi per far fuori Bersani e spianare la strada per l’accordo con Berlusconi. Queste sono le ragioni più probabili. Chissà se sapremo mai la verità. A Rodotà non lo voteranno mai. Per i motivi che ho scritto stamattina, e per la ragione che l’incarico per un governo con Berlusconi lui non lo affiderebbe. Poi, al fondo, può esserci anche una questione di veti, quelli dall’estero e d’oltre Tevere. C’è a questo punto da capire anche un’altra cosa, la forza di ricatto che sta esercitando Berlusconi su alcuni esponenti del Pd. Ha in mano dei dossier? Può essere.

Vedremo chi ha in mano l'asso.

Più duro della quercia



Querbracho è il nome commerciale di un tipo di legno che nell’uso comune è diventato anche il nome di alcune famiglie di alberi dell’Argentina settentrionale e del Paraguay. Deriva ovviamente dallo spagnolo, cioè da quiebra hacha (spezza-scure), e ciò indica la sua caratteristica principale, ossia la durezza. Dalla corteccia del quebracho rosso si ricava un estratto ricco di tannino un tempo adoperato per la concia delle pelli. Recentemente, ma questo particolare lo aprendo da Wikipedia, con tale nome si indicò anche una moneta non ufficiale circolante in Argentina nella provincia del Chaco (da non confondere con quella del Choco di cui ho detto qualche giorno or sono).

Le fiches di Grillo



La conta per il Quirinale non riesce proprio a coinvolgermi emotivamente, tuttavia che su quella poltrona sieda una persona decente è il minimo. Il motivo per il quale la dirigenza del Pd non vuole Rodotà non lo dirà mai perché non può dichiaralo apertamente. Ed è un motivo molto semplice: Rodotà pur facendo parte dell’establishment, pur essendo uno di loro, non è abbastanza affidabile. Che in quell’ambiente significa una cosa sola: non è abbastanza ricattabile. Cioè non è abbastanza simile a loro.

giovedì 18 aprile 2013

En plein air



Approfittando del bel tempo, prima della pioggia annunciata per i prossimi giorni, sto nel parco tra mamme che spingono le altalene per la gioia della propria stirpe e altre che gridano richiami a cautele eccessive. Non do da mangiare ai piccioni e nemmeno alle carpe o alle trote del laghetto per non alterare l’equilibrio naturale. E poi gli avanzi di queste distribuzioni attirano le pantegane, che qui non mancano.

La Valle della Morte



Ogni innovazione tecnologica comporta i suoi pro e i suoi contro. Le vecchie lampadine a incandescenza non presentano particolari problemi per la salute e sono limitati anche quelli per l’ambiente, mentre si segnalano ben altri motivi di preoccupazione con l’impego delle lampadine fluorescenti compatte, per non dire di quelle alogene.

mercoledì 17 aprile 2013

Oligarchie



Quattro o cinque segretari o padroni dei partiti e una ventina di capi bastone delle varie correnti scelgono i candidati al parlamento. Al così detto “popolo sovrano” non resta che ratificare, secondo dove tira il vento in quel momento, questa caricatura della democrazia.

Gli stessi quattro o cinque segretari o padroni dei partiti e una ventina di capi bastone delle varie correnti si mettono più o meno d’accordo per eleggere il presidente della repubblica.

Pietruzze



Guardando l’immagine di un mappamondo, si può far caso che quasi sempre la zona del globo rappresentata ha in primo piano l’Africa. Sarà perché tutto è partito da lì? Chiedere a Giacobbo. A volte nelle rappresentazioni non c’è proporzione tra l’Italia, sovradimensionata, rispetto al continente africano. Dicono che sia questione di “proiezione” (per contro, vedi Carta di Peters).


martedì 16 aprile 2013

La bontà


Tutte queste sono idee assolutamente chiare; in esse non v'è la garanzia che la rivoluzione avverrà; ma in esse si mette l'accento su una precisa caratteristica di fatti e di tendenze.
Chi dice, a proposito di questi argomenti e di questi ragionamenti, che prevedere lo scoppio della rivoluzione significa illudersi, ha dimostrato di avere, verso la rivoluzione stessa, un atteggiamento non marxista, ma struvista, poliziesco, da rinnegato (*).

Come premessa, ma anche come conclusione (provvisoria).

L’attenzione alla dialettica come teoria della conoscenza e segnatamente ai concetti di caso/necessità, ci serve anzitutto per stabilire il nostro effettivo rapporto con la realtà – naturale e sociale (che fa lo stesso) – , per scoprirvi il nesso autentico del rapporto tra libertà e necessità, quindi la possibilità di poter trasformare la realtà laddove è dato di farlo, in modo che – scriveva Marx – “l’uomo faccia consapevolmente ciò che altrimenti è costretto a fare inconsapevolmente dalla natura” (**).

A riguardo del rapporto tra caso/necessità vale il noto esempio del signor Maier e della tegola che dal cornicione gli cade sul capo mentre va al lavoro. Chiaro che si tratti di un evento casuale, e nell’ambito delle possibilità poteva capitargli oppure no. In genere si parla di sfiga, la quale, come già la fortuna, è cieca per definizione. Ma ciò appartiene al senso comune e ai suoi modi di espressione.

Quell’evento è casuale, ma dal lato della caduta della tegola essa segue la necessità (ossia la legge di gravità), così come, dall’altro, l’uscita di casa del poveretto segue la necessità di recarsi al lavoro. La connessione (causa-effetto) tra le due diverse necessità, è solo temporanea. Però, fatto importante, non sono le necessità a provocare l’evento, il quale è accaduto casualmente. In altri termini, non la legge di gravità ha provocato quel particolare evento, sebbene in generale la caduta delle tegole segua la legge di gravità. Non tutti quelli che vanno al lavoro incorrono in simili incidenti con le tegole. Non tutte le tegole che cadono dai cornicioni finiscono in testa alla gente che passa di lì.

In altri termini, la necessità non determina il reale ma solo il possibile. Ciò che è possibile (la caduta della tegola dal cornicione, da un lato, e, dall’altro, il passaggio in quel momento del signor Maier che si reca al lavoro) avviene secondo necessità, ossia segue le leggi del mondo e dei fenomeni che stanno nel possibile. Se una cosa è determinata soltanto secondo legge e per necessità come una cosa possibile, allora essa nella realtà può accadere, manifestarsi, solo casualmente.

Se viceversa il possibile accadesse per necessità e non casualmente, se fosse retto dal principio che una cosa o un fatto accade per necessità, allora tutto sarebbe determinato non come un semplice possibile, ma già come una necessità.

Di questo passo, si potrebbe dimostrare che la tegola è caduta in testa al signor Maier per necessità diretta, “per una concatenazione – dice Engels – irrevocabile di cause ed effetti, per un’incrollabile necessità”. In tal modo si potrebbe dire che l’incontro tra Maier è la tegola era già iscritto nella necessità con la comparsa del sistema solare e anzi prima ancora.

In questo modo non si dà ragione della casualità mediante la necessità, ma piuttosto sarebbe la necessità a essere degradata alla generazione del puramente casuale.

Ripeto: il nesso causa-effetto è temporaneo, relativo a quel fatto, segue nella sua dinamica le leggi generali della necessità, ma i singoli fatti nel loro accadere sono assolutamente casuali. Ma in tutto questo continuo mutamento – scrive Havemann in Dialettica senza dogma  – , in questo flusso delle cose, c’è tuttavia qualche cosa di durevole, il motivo più profondo dei nessi: la rispondenza alla legge.

Dal punto di vista della scienza, ciò che noi conosciamo sulla natura, sull’essenza più profonda delle cose, non è ciò che è accaduto, bensì il perché, perché ciò sia possibile.

Il grado di possibilità in cui accadono i singoli fatti ed eventi, è dato dalla probabilità. L’accadere o il non accadere di ogni singolo fatto è dato dal suo grado di possibilità. Compito della scienza teorica, nella fattispecie, è stabilire la possibilità e di calcolare il grado di probabilità. Perciò la casualità è effettivamente una categoria oggettiva, indipendente dalla nostra coscienza.

Poiché i fatti reali, cioè possibili, non derivano per necessità l’uno dall’altro (la tegola che cade e Maier che passa), ma soltanto le possibilità di nessi casuali diversi (sempre la tegola da un lato e Maier dall’altro) sono determinate per necessità secondo legge, e così si ha la casualità oggettiva del singolo processo reale (l’accaduto) (***).

Questi concetti – come detto in premessa – hanno grande importanza per il nostro rapporto con il mondo. La concezione dialettica fra casualità e necessità – scrive Havemann nella 7a lezione  – ci riporta a ideali reali della libertà umana. Come ho accennato nei due post precedenti che trattano di queste questioni, noi acquistiamo libertà in quanto modifichiamo le necessità, creiamo nuove possibilità e variamo il possibile. Possiamo aumentare il grado di possibilità di certi fatti e diminuire quello di altri.

“L’uomo, con la sua attività, non è il trastullo di casi ciechi e fantastici, ma, al contrario, egli fa uso pratico della casualità dei fatti per raggiungere ciò che desidera. Se non ci fosse la cecità del caso, noi non potremmo mutare il mondo con i nostri occhi aperti. L’uomo è libero proprio perché il futuro del mondo può essere determinato, non essendo ancora [completamente] determinato”.

Scrive Marx nell’Ideologia tedesca: La comunità apparente nella quale finora si sono uniti gli individui si è sempre resa autonoma di contro a loro e allo stesso tempo, essendo l’unione di una classe di contro a un’altra, per la classe dominata non era soltanto una comunità del tutto illusoria, ma anche una nuova catena. Nella comunità reale gli individui acquistano la loro libertà nella loro associazione e per mezzo di essa.

Tradotto: in un sistema sociale di merda dominato da una classe di furfanti della cui irresponsabilità paghiamo le conseguenze, ciò che conta veramente, dunque, è rompere le catene che ci legano a questa sorte apparentemente inesorabile. Ed è lasciato un solo modo per farlo: la bontà. Quella autentica, così come l’ebbe a descriverla Bertolt Brecht e che riassumo: bontà oggi significa distruzione di coloro che impediscono la bontà.

(*) V.I. Lenin, Il fallimento della II Internazionale.

(**) «Sua Maestà il caso», ebbe a scrivere ironicamente Karl Marx. Caso e necessità, “singolarità e universalità”, relativo e assoluto, sono i poli di una stessa essenza, quella del movimento del reale. “Sono ciò che sono soltanto come una determinazione differenziata, e cioè come questa differenziata determinazione dell’essenza”. Il fondamentale dualismo di Hegel – afferma criticamente Marx – è di trattarli come reali opposti.

L’individuale è l’universale – scrive Lenin –, gli opposti sono dunque identici: l’individuale non esiste altrimenti se non nella connessione che lo congiunge con l’universale. L’universale esiste soltanto nell’individuale, attraverso l’individuale. […] Ogni individuale entra in modo incompleto nell’universale, ecc., ecc.. Ogni individuale è collegato da migliaia di trapassi agli individui (cose, fenomeni, processi) di un’altra specie, ecc. Già qui – sottolinea Lenin nei Quaderni filosofici – di dànno elementi, embrioni del concetto di necessità, di connessione oggettiva della natura, ecc. Accidentale e necessario, fenomeno ed essenza sono già qui presenti […].

Per tal modo, in ogni proposizione possiamo (e dobbiamo) scoprire, come in una “cellula”, gli embrioni di tutti gli elementi della dialettica, mostrando così che la dialettica inerisce in generale all’intera conoscenza umana. Le scienze naturali ci presentano (e, di nuovo; questo va dimostrato con un qualsiasi esempio molto semplice) la natura oggettiva con questa stesse sue proprietà: trasformazione dell’individuale in universale, dell’accidentale in necessario, trapassi, digradamenti, connessione reciproca degli opposti. La dialettica è appunto la teoria della conoscenza (di Hegel e) del marxismo: proprio a questo “lato” (che non è un “lato”, ma l’essenza) del problema non ha prestato attenzione Plechanov, per non dire di altri marxisti.

(***) Dice Hegel: “Il casuale ha un motivo, perché è casuale”: vuol dire che nulla avviene senza motivo (legge). Ma poiché il motivo (legge) determina il reale solo come possibile (che può accadere o non accadere), il motivo (legge) appare anche nel casuale (nella dinamica dell’accaduto).

“Il casuale, in pari tempo, non ha motivo alcuno, perché è casuale”. Infatti, in quanto casuale, può accadere o non accadere, e ciò che realmente accadrà, cioè l’essere o il non essere, non ha motivo (legge) alcuno.

“Il casuale è necessario”, vuol dire che nel fuggevole e nell’irripetibile compare per necessità il permanente e il duraturo (le leggi), ma solo casualmente.

“La casualità è la necessità assoluta”, per ciò che è già stato detto, ossia che senza casualità tutto ciò che è irripetibile e transitorio sarebbe invece necessario. Solo nella forma (nel modo – nelle leggi – in cui avviene) della casualità il necessario è assoluto.