domenica 11 settembre 2011

Maestri


L’unica cosa che non ho capito è stata la battuta sull’abbronzatura. Colpa mia, d’accordo. Non le afferro tutte, non al volo almeno. Mi ci vuole tempo, ma non sempre. Altre volte le acchiappo appena Bersani attacca. Alcune sono irresistibili. Come quella di ieri, per me la migliore, che dice: “lavoro per la prossima generazione”. Testuale. Chissà come gli vengono, forse se le fa scrivere e le prova davanti allo specchio.

Lavoro per la prossima generazione! E gli altri, che fanno intanto? Quale lavoro, poi? Se è per la prossima generazione ci si può pensare su per un po’. Vediamo … sul tipo contratto Marchionne-Bonanni, oppure a progetto, lavoro interinale, socialmente utile, in  affitto, al nero, part-time, di solidarietà, con partita iva, in affido, con caporale, stagionale, a chiamata, con tangente all’agenzia …

Sbaglio a fare la spiega alle battute di Bersani, ma è per sorridere ancora un po’.

* * *

«LA CRISI economica attuale è più grave di quella che colpì l'America e l'Europa nel 1929 con le sue ricadute nel '31 e nel '37».

Ci sono voluti tre anni al guru dell’intellighenzia “de sinistra”, al compagno di strada delle “privatizzazioni”, per stringere a tale conclusione.  Poi osserva:

«Allora infatti il sistema monetario mondiale basato sull'oro restò in piedi, sia pure con alcune provvisorie correzioni».

Il senso della frase sta tutto nell’avverbio. Provvisorio quanto, e di quali “correzioni” si tratta? Lo dica Eugenio Scalfari, così ci rinfresca la memoria. L’intervento dello Stato nell’economia, negli Usa, non fu sufficiente a risolvere un bel niente, nemmeno provvisoriamente. All’entrata in guerra gli Usa registravano ancora una disoccupazione di massa, mitigata dagli enormi interventi dello Stato nelle infrastrutture e nel riarmo (gli Usa e l’Europa si stavano riarmando).

«Nel 1937, otto anni dopo l'inizio della crisi del '29, Franklin D. Roosevelt e i suoi consiglieri pensarono che la recessione fosse stata definitivamente sconfitta e decisero di cambiare marcia. Abolirono gran parte degli interventi pubblici che avevano risollevato l'economia, tagliarono i lavori pubblici e una parte del "welfare" con l'obiettivo di mettere i conti in sicurezza. Fu l'inizio della seconda recessione che ebbe fine soltanto con lo scoppio della guerra mondiale del 1939 e il programma di riarmo degli Stati Uniti».

Queste parole sono dello stesso Scalfari, scritte il 21 agosto di quest’anno. Perciò, l’avverbio di cui sopra, “provvisoriamente”, si riferisce al fatto che SOLO la guerra mise fine alla recessione, in Usa e in Europa.

E allora cosa propone, per uscire dalla crisi, l’ex bancario?

«Abbiamo già accennato alle riforme rivolte ad accrescere la concorrenza. Sicuramente sono utili se configurassero una società veramente liberale, con più mercato, disciplinato da regole e controlli che impediscano lo scivolamento verso oligopoli e rendite di posizione. Si tratta però d'una struttura del tutto ignota alla storia economica del nostro Paese, che richiede una visione coerente e una volontà politica talmente forte da poter smantellare corporazioni, clientele, mafie, delle quali la gigantesca evasione fiscale di cui soffriamo non è che l'inevitabile prodotto».

Se si tratta d'una struttura (quasi) del tutto ignota alla storia economica del nostro Paese, come sostiene Scalfari, non è così per gli altri paesi e anzitutto per gli Usa. Eppure la crisi la soffrono tutti, specie gli Usa. Le “riforme” neoliberiste che propone Scalfari, “con più mercato”, le “riforme strutturali di liberalizzazione”, come scrive poco dopo, sono state applicate con la massima sollecitudine per esempio in Argentina. L’esito è noto.

E allora che si fa, ci teniamo le corporazioni, le clientele, le mafie. Vien da sorridere, il Maestro ci prende per ingenui. Che forse le grandi corporation non hanno sequestrato la proprietà privata? O dobbiamo credere ancora alla libera concorrenza? Sì, quella dei chioschi del kebab (vedi questa sul caffé).


3 commenti:

  1. Il vero nocciolo credo, sta in questa stupenda frase di Marx: la proprietà privata borghese, è "il potere di asservire e di appropriarsi del lavoro altrui".Cioè, uno dei zoccoli duri del sistema, è proprio il sistema del lavoro salariato.
    Finchè, non aboliremo tale rapporto di produzione,(il lavoro salariato) avremo sempre, tutte le conseguenze degenerative del sistema, in termini di Alienazione sopratutto, che ben conosciamo.
    Il suo pensiero qual'è, a proposito della proprietà privata borghese, cosa fare, per liberarci di questo fardello?

    Saluti da Luigi.

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  2. http://diciottobrumaio.blogspot.com/2010/12/cari-studenti-e-giovani-proletari-se.html

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  3. L'articolo di Scalfari termina così:

    "Occorre perciò che questo governo scompaia definitivamente e che dia luogo ad una coalizione di tutte le forze responsabili guidata da una personalità democratica che goda della fiducia dell'Europa".

    Questa la soluzione della "sinistra intelligente". Una truffa-inciucio per mettere il solito banchiere a Palazzo Chigi con la fiducia "dell'Europa", non degli italiani.

    Il PD è peggio di Berlusconi.

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