domenica 24 settembre 2023

C'è del metodo nell'esproprio

 

Sulla tassazione degli extraprofitti delle banche il governo si predispone a fare marcia indietro (già sono in rete le bozze delle modificazioni), consentendo alle banche di capitalizzare la tassazione prevista dal provvedimento di agosto. Con ancor maggior diritto anche salariati e pensionati dovrebbero poter capitalizzare in proprio le maggiori imposte dovute su eventuali aumenti di reddito.


Non solo le banche, tassare gli extraprofitti di farmacie, centri di analisi mediche e altri laboratori, che non hanno mai guadagnato tanto quanto negli anni del Covid.

Lo stesso si potrebbe dire delle società Internet i cui profitti sono esplosi durante il lockdown, e di tante altre realtà economiche e finanziarie, come le società di intermediazione mobiliare, eccetera.

Molte attività e società hanno ottenuto con il Covid i loro migliori risultati. Stiamo parlando di profitti in crescita del 40-60%, mentre sarebbero crollati del 20-30% senza gli aiuti statali. E ora continuano la vendemmia moltiplicando i loro prezzi con la scusa dell’inflazione. Li lasciamo così grassi?

La globalizzazione economica e la legislazione della UE hanno svuotato in gran parte il ruolo fiscale degli Stati. Lo shopping dei trattati fiscali permette alle multinazionali di far divergere la sede delle attività economiche dall’ubicazione dei profitti, garantendone l’occultamento legale (tra l’altro i country by country reporting non sono pubblici, salvo quelli delle finanziarie).

Non solo le multinazionali, ma come ben sappiamo è ampia la frode delle piccole e medie imprese e dei liberi professionisti. Non male il fatto di definirle “professioni liberali” quando si vive di solidarietà nazionale. Si tratta di un vero e proprio abuso del bene pubblico il non restituire allo Stato e alla società almeno una parte dei profitti straordinari realizzati grazie al Covid, all’inflazione e pura speculazione.

Questa classe di devianti fiscali rifiuta sia i fini che i mezzi di tassazione. E per quanto vi è costretta, trova una solida sponda nella complessità fiscale e l’uso sapiente del diritto tributario (uno stuolo di fiscalisti, commercialisti, notai, avvocati per l’ottimizzazione fiscale, che non è roba per redditi tassati alla fonte).

Sia chiaro, non mi faccio lusingare dalla sociologia fiscale, anche perché considero la “legalità”, non solo in materia fiscale, un fatto tecnico e non politico. La dittatura del capitale, la legge del più forte, è abilmente dissimulata ed è una realtà storica che non può essere rovesciata attraverso le “riforme”.

Una limatura ai profitti farebbe sembrare il sistema un po’ meno iniquo, e però neanche questo viene concesso. L’aristocrazia del denaro ha stravinto e le plebi non si prendono cura di queste cose, impegnate come sono in altre faccende di pensiero (non affatichiamole).

La situazione è chiara: esiste un rapporto sistemico tra indebitamento a beneficio di una classe privilegiata di rentiers e tassazione della maggioranza. I creditori, rentiers degli Stati in debito, formano un’élite finanziaria globalizzata, e i contribuenti nazionali hanno l’onere di ripagare il debito. Meglio di tutti lo sanno i greci, quelli poveri s’intende.

Il rigore di bilancio, con la sua quota di prelievi aggiuntivi. L’ineguale tassazione, non serve un manuale per saperlo, non solo produce perdita di entrate pubbliche, ma rafforza la stratificazione sociale e il ruolo ricattatorio delle consorterie politiche (i vampiri di Bruxelles e di altri covi simili la chiamano attività di lobbying, oppure ruling fiscale, ossia negoziazione privilegiata delle imposte).

I beneficiari di rendita, ossia coloro che detengono il debito dello Stato, esercitano pressioni, con l’appoggio delle agenzie di rating, affinché il rimborso del debito sia garantito dal controllo delle finanze pubbliche. Perciò si taglia la spesa sociale, mentre tassare gli utili delle società e i cospicui patrimoni è sempre un no, no, no. Con motivazioni stupide a cui un bambino non crederebbe.

Arriviamo dunque alla categoria sociale che risparmia (i famosi “risparmiatori”), costituita prevalentemente da veri benestanti, categoria favorevole alle misure che mirano a evitare il fallimento delle banche e, più in generale, il collasso del sistema finanziario. Hanno interesse a sostenere i piani di austerità che assicurano il controllo delle finanze pubbliche, essenziale per il rimborso del debito, ma sono ovviamente riluttanti a mettere in discussione il loro status sociale, e molti di loro sono propensi alla “rivolta fiscale” e criticano il peso degli aumenti fiscali che li colpiscono (di striscio).

Non si pensi che sia solo un tratto “italiano”. Il chiagni e fotti è un piatto del menù internazionale, come gli spaghetti o la pizza.

Questa categoria sociale è quella che più massicciamente vota, è politicamente trasversale, ma per ovvie ragioni più orientata a destra, sostiene compatta di essere liberale ma con grandi variazioni per quanto riguarda il sentimento di giustizia sociale. È oscillante nel voto, sfiduciata ma pronta a farsi rappresentare da chi prometta di farlo nei suoi interessi (che considera sempre legittimi).

Quanto alla Banca centrale europea, essa dà una mano continuando il suo folle rialzo dei tassi d’interesse, con il rischio reale di uccidere la gallina dalle uova d’oro con una recessione economica.

Concludendo: non si può credere che ciò accada per caso o motivato da particolari congiunzioni socio-astrali. C’è del metodo in questa follia, nei privilegi fiscali delle classi dominanti e nell’impoverimento strutturale dello Stato: il capitalismo avanzato espropria lo Stato delle sue proprietà facendolo diventare dipendente dai creditori privati.

L’indebolimento dello stato sociale mette in discussione tutto il resto: crollo della politica, crollo del pensiero, crollo della ragione. Ripeto: c’è del metodo nell’esproprio da parte dei padroni della società.

Ci stanno mandando a sbattere contro il muro suonando il clacson, e ne sono orgogliosi. Danno la colpa alla spesa sociale, alle pensioni, sanità, scuola, eccetera. Quanto alla sovranità, c’è chi ne parla, e chi se la compra.

(*) Il sen. Enrico Borghi ha ragione solo in parte quando scrive che il concetto di “extraprofitto” richiama il marxista “plusvalore”. Per Marx, e per la stringente realtà economica, si tratta in ogni caso di estorsione di valore. Marx lo distingue in plusvalore relativo e assoluto. Ma non si può pretendere che degli scribacchini del libero scambio, i teorici dell’efficienza del mercato che parlano di “sacrificio richiesto alle banche”, abbiano la benché minima idea di che cosa si tratti e soprattutto avvertano la decenza di nominare cose di cui conoscono al massimo il significato più superficiale.

7 commenti:

  1. https://tinyurl.com/ya4vujze

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  2. Cercando legna da ardere, perché in molte zone ci si scalda ancora con quella, anche quest'anno, per un bancale di faggio, tronchetti da 30 cm, un po' meno di 2 metri cubi, alcuni vogliono 280 euro, quando gli si fa notare che è esagerato, rispondono che l'anno scorso la stessa "dose" arrivava a 320 euro. La piccola azienda trentina è un Tizio Caio e figli SRL uguale a molte altre, quando ho guardato nel registro nazionale aiuti, ministero delle imprese e del made in italy, risulta che per l'anno 2023 ha ricevuto causa crisi economica COVID il 29 marzo 6.124,00 euro, il 14 luglio 11.237,00 euro per TF Crisi Ucraina "rimedio grave turbamento dell'economia" e il 31luglio 24.711,00 euro, PAT aiuti alle imprese L.P. 6/99, Sovvenzione, Contributo in conto interessi. Non ho voluto guardare altro e negli anni passati.

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  3. Il post non fa altro che delineare il normale funzionamento della società capitalistica.
    Il rovesciamento di questa prassi, sembra non interessare a nessuno, compresi i sedicenti comunisti!

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    1. c'è ancora chi si dichiara comunista?

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    2. Beh , caro Anonimo , converrai che de sti tempi trovare qualcuno che ti spiega come funziona veramente la società capitalistica non è cosa da poco. Io 'ste cose dette così chiaramente non le trovo da nessun'altra parte. Poi rovesciare la prassi , come dice lei , è faccenda assai difficile nell' attuale congiuntura

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