«Lo dico da economista: quando non si fa neanche più l’antitrust con coloro che dominano nel mondo, le grandi multinazionali, è perché non c’è la forza politica per farlo.»
Romano Prodi, di ritorno da Marte, dov’è stato in missione per più di mezzo secolo, scopre che la forza economica delle multinazionali si è risolta in debolezza politica degli Stati e degli organismi sovrannazionali europei.
Poi è ovvio che nella crisi capitalistica gli anelli più forti della catena imperialistica scarichino su quelli più deboli le loro contraddizioni.
Per quanto ci riguarda direttamente, per esempio e non da oggi, chi detiene il controllo sulle più importanti tecnologie misura strettamente il flusso di conoscenze per imporre il proprio dominio e i propri privilegi (la storia dell’Olivetti, per citare un caso molto noto seppur lontano nel tempo). Stanno attuando questa politica con la Cina, loro concorrente strategico, figuriamoci quindi con l’Italia.
Che l’UE sia matrigna lo sappiamo da sempre, basterebbe pensare alla nostra agricoltura, sfavorita in ogni modo rispetto a quella nord-europea. Oppure ai paradisi fiscali creati all’interno della stessa UE. Non è esatto dire che l’UE e l’euro si siano rivelati fallimentari. Non per tutti, ma certamente per paesi come l’Italia. Che poi la borghesia locale (aggregata in corporazioni, massonerie e mafie) e i partiti politici che la rappresentano ci abbiano messo molto del loro secolare savoir-faire, questo è un altro discorso.
All’Italia, da decenni terra di conquista delle multinazionali straniere più forti, è rimasto lo spazio di fare concorrenza nel costo del lavoro ai paesi cosiddetti emergenti. La struttura dell’apparato produttivo italiano, con una forte presenza di tecnologie e conoscenze intermedie, è compatibile e concorrenziale con le economie dei paesi emergenti, che però nel frattempo non sono rimaste ferme.
Specie negli ultimi decenni, con lo smantellamento e la svendita dell’apparato produttivo e dei servizi statale, dal punto di vista economico ci hanno trasformati in una vera colonia dell’epoca attuale e dal punto di vista militare abbiamo sempre avuto il ruolo di retroterra logistico della Nato. In fondo, è solo l’interpretazione del nostro antico ruolo di riserva di braccia a buon mercato e di alleato prono e obbediente.
Deve essere lui l'UFO, lo UAP, di cui parlano tutti
RispondiEliminaPietro