martedì 26 settembre 2023

In Europa non esportano solo gas e petrolio

 

La storia del ‘900, specie la seconda parte del secolo, è stata plasmata dalla lotta per il controllo del petrolio e del suo prezzo. Qualche cenno.

Nel 1916, Londra e Parigi, con l’accordo Sykes-Picot, si spartirono la “carcassa del turco”, ovvero il Medioriente (*). Mentre l’Italia, considerata una potenza assolutamente marginale, cercava di conquistare deserti di sabbia, francesi e inglesi si spartivano oceani di petrolio. Avevano già ben identificato il petrolio come arma strategica del futuro (**).

Le multinazionali americane del petrolio non stavano certo a guardare, e già negli anni Venti costituirono il primo cartello, trovando un accordo con gli inglesi. È la storia delle famose “Sette Sorelle”. L’obiettivo era spartirsi le aree di sfruttamento del petrolio, del suo trasporto e della sua distribuzione in Occidente attraverso accordi sui prezzi. (***). Ne seppe qualcosa Enrico Mattei.

Le Sette Sorelle controllavano circa l’85% delle riserve petrolifere mondiali. Una delle loro azioni coordinate fu, nel 1959, di decidere unilateralmente di abbassare il prezzo di acquisto del petrolio prodotto nella penisola arabica e in Venezuela.

Alla fine del 1970, Muammar Gheddafi, appena salito al potere in Libia, costrinse le multinazionali ad accettare un aumento del prezzo del barile. Nel 1971, gli Stati Uniti, già importatori netti di petrolio dal 1949, videro per la prima volta diminuire la propria produzione interna e si trovarono costretti a importare quantità insolite di petrolio. Nell’agosto dello stesso anno, il presidente Richard Nixon annunciò la sospensione degli accordi di Bretton Woods.

I paesi produttori, sempre pagati in dollari, si sentirono ingannati. Cercavano solo una buona opportunità per aumentare i prezzi e ridurre la produzione. La guerra dello Yom Kippur darà loro questa opportunità. La prima crisi petrolifera, nel 1973, mise di fatto fine al potere del consorzio delle “Sette Sorelle”. Da allora, il predominio del settore è passato al cartello dell’OPEC (creata nel 1960 da Iran, Iraq, Kuwait, Arabia Saudita e Venezuela) e alle compagnie petrolifere e del gas di proprietà statale.

In Europa, al danno economico dovuto alla debolezza del dollaro si aggiunse l’aumento del peso della bolletta energetica. In Italia venne varata la politica economica dell’”austerità”. La lotta sociale si radicalizzò, la Nato, il potere politico e i grandi interessi risposero come già nel 1969, ossia con attentati dinamitardi contro la popolazione.

È in quel torno di anni che gli Stati Uniti ebbero ben chiaro che dovevano rendersi assolutamente indipendenti dal petrolio importato. Impiegarono decenni per ottenere quel risultato, ma ci riuscirono. L’Europa, per contro, è rimasta assolutamente dipendente dall’estero per gli approvvigionamenti di idrocarburi. L’economia tedesca ha goduto per decenni e più di altri Paesi di un prezzo assai vantaggioso per l’acquisto del gas russo.

Nel 1989, con la caduta del Muro e in seguito con quella dell’Urss, venne inaugurato un nuovo ordine mondiale. Prese avvio il Project for the New American Century (Progetto per il Nuovo Secolo Americano, PNAC), con l’obiettivo dichiarato di promuovere la leadership globale degli Stati Uniti, ponendo come principio fondamentale che “la leadership americana è sia un bene per l’America che un bene per il mondo”. La sua sede a Washington DC si trova nello stesso edificio di un’altra organizzazione che difende gli interessi degli Stati Uniti, l’American Enterprise Institute.

Come detto, gli Usa non solo si sono resi indipendenti, ma hanno la necessità di esportare il loro petrolio e gas di scisto. Per questo motivo, il raddoppio del gasdotto russo verso l’Europa (Nord Stream 2) è stato boicottato in ogni modo da Washinton, con sanzioni per le società che partecipavano alla sua realizzazione e con pesanti minacce ai governi, quello tedesco in primis (ne sa qualcosa la cancelliera Merkel). Fino al sabotaggio del gasdotto con l’esplosivo.

Nel 2022, gli Stati Uniti sono diventati, fregandosene di ogni valutazione ambientale, il principale esportatore al mondo di gas naturale liquefatto, superando Qatar e Australia, sull’onda della domanda arrivata dall’Europa. Sono e resteranno il primo fornitore dell’Europa, vendendo a prezzi praticamente più che raddoppiati (****).

Non solo gas, le esportazioni di greggio estratto negli States hanno raggiunto cifre record, così come quelle di prodotti raffinati come benzina e diesel. Però i giacimenti americani di shale oil e shale gas tendono a produrre di meno, dunque è necessario che i prezzi restino alti per rendere vantaggiosi gli investimenti in quel settore energetico. Washington in Europa non esporta solo gas e petrolio, ma esporta anche inflazione e guerra.

(*) Nell’agosto del 1907, c’era già stato un accordo anglo-russo che definiva le rispettive sfere d’influenza in Asia Centrale e Medio Oriente. La Persia fu divisa tra la sfera britannica e quella russa. Londra si rese presto conto che le zone petrolifere erano esterne alla sua zona d’influenza. Nel luglio 1913, il Regno Unito, su raccomandazione di Winston Churchill, acquisì il 51% della Anglo Persian Oil Company, fondata da W. Knox D’Arcy, per usarla a scopi politici. Nel 1915 Londra fece quindi una proposta ai russi, in base alla quale gli inglesi avrebbe preso il controllo della zona neutrale, in cambio della quale i russi avrebbero potuto mantenere Costantinopoli quando avesse avuto luogo lo smembramento dell’Impero Ottomano. Il Kurdistan, paese condiviso da tre potenze regionali e ricchissimo di petrolio, non avrà il diritto di esistere.

All’epoca dell’accordo Sykes-Picot, Londra possedeva i dati petroliferi locali e perciò si ritagliò la parte del leone nella spartizione, riservando per sé il sud dell’Iraq, lasciando alla Francia la Siria molto meno promettente.

Woodrow Wilson, che nel 1919 rifiutò Fiume all’Italia, nel 1914 aveva fatto occupare Veracruz, importante porto messicano e regione petrolifera. Ai tedeschi il Trattato di Versailles vietava di avere una compagnia petrolifera.

(**) L’Ammiragliato britannico decise di costruire, a partire dal 1910, navi a petrolio combustibile e non più a carbone. L’Inghilterra, che possedeva la prima flotta del mondo, si ritrovava svantaggiata perché possedeva il carbone ma non petrolio. Il già citato William Knox D’Arcy condusse ricerche in Persia all’inizio del secolo e ottenne una concessione petrolifera di 60 anni a beneficio della Gran Bretagna.

(***) Nel 1904, la Standard Oil, fondata da John D. Rockefeller, controllava il 91% della produzione petrolifera americana, metà della quale veniva esportata come cherosene. La società fu sanzionata dallo Stato federale attraverso lo Sherman Antitrust Act, e fu condannata nel 1911 ad essere divisa in 34 società separate. Queste società riformeranno un oligopolio nel mercato americano e costituiranno in futuro, con Shell e BP, un cartello dal successo economico spettacolare: le Sette Sorelle.

(****) L’Iran possiede, in comune con il Qatar, il più grande giacimento di gas naturale del mondo (South Pars – North Dome). Mentre il Qatar ha investito molto per commercializzarlo (la sua distanza dall’Europa lo penalizza), oggi l’Iran non ha realmente alcuno sbocco, né potrà averne data la situazione geopolitica (della Iran-Pakistan-India gas pipeline, altresì nota come Ipi o Peace pipeline, l’ultima notizia che ricavo è questa: il 29 gennaio 2013, il console generale americano Michael Dodman ha minacciato il Pakistan di sanzioni economiche se non avesse abbandonato il progetto.).

6 commenti:

  1. https://www.officinadeisaperi.it/agora/il-senso-delle-parole/occidente-predone-tramonto-finale-da-il-fatto/

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  2. Un dubbio mi attanaglia. Con tutte queste virtuose e convergenti azioni per salvare il Pianeta, che puntano a liberarci dei combustibili fossili, i paesi produttori dovrebbero essere disperati, alla canna del gas (appunto) e il petrolio dovrebbe essere ai minimi storici. Invece, misteriosamente, è tutto il contrario, e i paesi dell'OPEC sono animati da ottimismo infinito e si lanciano in spese sempre più faraoniche, ivi incluso l'ingaggio dei calciatori più costosi. Come si spiega?

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    1. Secondo te, quelli che con tanta leggerezza mandano a morire decine di migliaia di giovani uomini in Ucraina, possono avere a cuore la questione climatica? mi pare evidente che c’è dell’altro (chiaro che ho capito il tuo dubbio foderato di ironia).

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  3. https://attac-italia.org/crisi-climatica-e-trappola-del-debito/

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  4. Franco Trane

    Non ho mai aperto un LINK da lui postato.
    Sarà mica un robot, un prodotto dell'IA che distribuisce link secondo calcoli quantistici?
    😁😁😁

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    1. Non penso sia un robot perché lui ci mette nome e cognome

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