Trovo gli attuali recensori sempre più ... scarsi, o forse sono io che comincio a sentire il peso degli anni, neanche fossi Matusalemme, e avverto il disinteresse degli altri per quello che è stato il mio mondo. È per questa via che spiego il mio disincanto per quello che è il loro di mondo, al quale appartengo solo in forza di varie credenziali tipo lo Spid.
L’isola magica che cambiò pure Lenin l’austero, è il titolo di una recensione nell’inserto domenicale del Sole 24ore, scritta da Giuseppe Scaraffia, non tra i peggiori, ed ha ad oggetto l’isola di Capri (ammetto di averla visitata solo una volta, un fottuto incanto riservato a pochi). Lenin – Scaraffia non lo precisa – vi approdò un paio di volte, la seconda nel giugno del 1910, proveniente da Parigi, quasi all’improvviso a bordo del traghetto “Mafalda”, che attraccò a Marina Grande.
Fu ospite di Maksim Gor’ckij, nella sua villa. Pare che Lenin in quel momento vivesse una profonda crisi esistenziale e volesse cambiare vita. Che cosa ci racconta Scaraffia? «Capri è una magia che trasforma le persone: persino l’austero Lenin, ricorda Gorkij, ne era stato influenzato: “Lo ricordavo duro e flessibile, ma a Capri c’era un altro Lenin, un uomo allegro, con un vivo e inesauribile interesse per tutte le cose del mondo, con un comportamento sorprendentemente dolce verso gli uomini”». Tutto qui, secondo Scaraffia.
Un comportamento dolce verso gli uomini, infatti Lenin vi incontrò, tra gli altri, il comunista indiano Manabendra Nath Roy, e il cinese Sun Yat-sen, che penso non abbiano bisogno di presentazioni presso i lettori di questo blog. Ma soprattutto Lenin ebbe un comportamento dolce verso le donne, una in particolare, e non era una “ballerina”, di quelle che piacevano a Malinovskij (alias Bogdanov), anch’egli presente nell’isola in quell’occasione quale correttore degli ultimi racconti di Gor’ckij (Skazki ob Italii).
In quei giorni di soggiorno a Capri, Lenin fu protagonista di un pericoloso incidente marittimo, al largo della Grotta Azzurra. Una mattina, in barca, stava pescando. Poi, data la calura, si era spogliato e in mutande da bagno si era sdraiato e messo a dormire nel fondo della barchetta presa a noleggio. Si alzò, si tuffò in mare e nuotò con foga attorno all’imbarcazione, quando vide un clipper venire verso di lui. Si trattava del “Tiffany” di Boston, che attraversava la baia a grande velocità con la bandiera statunitense a garrire in bella vista.
Come che sia, la prua della nave puntò proprio verso Lenin e la sua barchetta. Qualcuno dalla nave forse s’accorse di quanto stava avvenendo, ma troppo tardi per evitare d’investire il guscio caprese preso a noleggio. Anche Lenin, travolto e ricevendo un colpo alla testa, scomparve tra i flutti. Il clipper era di proprietà della famiglia Morgan, che fino al 1919 sarà proprietaria di due grandi omonime acciaierie.
Si racconta che Cindy, la figlia unigenita di Stein Morgan e Sarah Gertrud O’Hara detta Moonlight, fosse “una giovane di bellezza quasi vertiginosa”. Nel momento dell’impatto con la barchetta dell’ancora poco noto Lenin, aveva 27 anni. Lenin fu tratto a bordo, dove il medico ospite della nave, il famoso professor Gustav Rosenkratz, si prese cura di lui. Ancora di più si prese cura di Vladimir la bella Cindy.
Ciò che accadde in seguito, si può leggere in un libro di Davide Pinardi, Viaggio a Capri, i dieci giorni che sconvolsero Lenin.
P.S.: Pinardi, docente di storia contemporanea, si prende diverse licenze storiche. Manabendra Nath Roy e il cinese Sun Yat-sen non furono mai tra gli ospiti di Capri. Nath Roy lasciò l’India per la prima volta nel 1916 e Sun Yat-sen aveva altro di cui occuparsi in Cina nel 1910. Per una meno fantasiosa e paradossale ricostruzione del soggiorno caprese di Lenin, rinvio a un mio post di qualche anno fa.
È probabile che Pinardi abbia preso a modello proprio Krupp per descrivere il suo magnate dell’acciaio Morgan.
Gennaro Sangiuliano, attuale ministro della Cultura, è autore di un libro su Lenin a Capri. Scrive che Lenin nel 1910 intrecciò relazioni con il gotha dell’aristocrazia europea: dalla potentissima famiglia industriale dei Krupp, il cui capostipite fu coinvolto in uno scandalo sessuale proprio sull’isola e, distrutto nell’immagine, si suicidò.
Anzitutto non si tratta del capostipite, Friedrich Krupp, né del suo successore Alfred Krupp, bensì del di lui figlio Frederich Alfred, che ebbe la passione per la biologia marina, scienza che praticò, a bordo del suo panfilo a vapore Maja, nelle acque del Golfo di Napoli ed ebbe come base per le sue spedizioni l’isola di Capri, cercandovi rimedio all’asma, ospite dell’albergo Quisisana. Divenne una curiosità per i turisti, data la sua fama di grande industriale dell’acciaio.
Nel 1902, un giornale socialista napoletano accusava Krupp di essersi dedicato, a Capri, a pratiche contro natura (così si diceva allora). Anche una vaiassa locale, che scriveva sul quotidiano Il Mattino di Napoli, diede sfogo alla sua ferocia, sollecitata dal marito, un giornalista specializzato in scandali e che ricattava, senza ricavarne frutto, il Krupp. In Italia si scatenò una bagarre politica tra giornali conservatori che difendevano Krupp e giornali di sinistra che l’accusavano.
Frederich Alfred non diede troppo peso alla cosa, ma dopo un articolo del socialdemocratico Vorwärts, che riprendeva le accuse del foglio italiano, scoppiò lo scandalo in Germania. Nel processo, il Vorwärts si sforzerà di addurre prove e gli avvocati di Krupp si adoperano a dimostrarne l’innocenza. Intanto il sospetto graverà sul Krupp, anche se un giorno il sospetto dovesse essere cancellato ... semper aliquid haeret.
Krupp, già cagionevole di salute, cominciò a stare sempre più male. Il 21 novembre, per espressa disposizione di Krupp i domestici non avevano ancora chiamato il suo medico. Il mattino successivo, di buon’ora, il dottor Vogt trovò Krupp privo di coscienza, assieme a un altro medico praticò due iniezioni di etere. L’infermo parve riprendersi, riacquistare lucidità. Alle 8:15 il respiro si fece difficile, con progressiva debolezza cardiaca e raffreddamento cutaneo. Nel pomeriggio sopraggiunsero altri medici, ma il paziente perse coscienza e alle tre pomeridiane sopravvenne la morte. Dunque che si fosse trattato di suicidio, come afferma il ministro scrittore, è solo una speculazione senza alcuna prova.
La vedova Margarethe ritirò la causa per diffamazione intentata dal marito contro Vorwärts. Se le “accuse” contro Krupp fossero giustificate oppure no, è stato discusso a lungo. In ogni caso oggi non si potrebbe più parlare di “accuse”.
Manabendra Nath Roy e Sun Yat-sen ne parlavo giusto l'altra sera con mia moglie mentre spuntavo i fagiolini.
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