“Non ci sono nemici permanenti né amici permanenti, solo interessi permanenti” (Lord Palmerston).
Sono trascorsi meno di 50 anni da quando le ultime truppe americane fuggirono precipitosamente dal Vietnam (le immagini iconiche degli elicotteri che evacuavano gli ultimi membri del personale americano dal tetto dell’ambasciata americana a Saigon). Gli eventi chiave precedenti, la farsa dell’“incidente” del Golfo del Tonchino del 1964, che divenne il pretesto per la massiccia escalation militare statunitense, l’offensiva del Tet del 1968 da parte delle forze di liberazione vietnamite, per non parlare della catastrofica sconfitta francese a Dien Bien Phu nel 1954, sono praticamente dimenticati, raramente ripresi nei media americani, inesistenti nei libri di scuola.
L’amara storia di 30 anni di guerra che hanno portato alla liberazione della colonia francese dell’Indocina e alla fondazione dei paesi indipendenti Vietnam, Laos e Cambogia, nel corso dei quali l’imperialismo giapponese, francese e americano furono responsabili dell’uccisione di milioni di persone, non è stata rievocata durante la visita di due giorni del presidente Joe Biden in Vietnam, una tappa durante il suo ritorno negli Stati Uniti dal vertice del G20 in India.
La stampa economica si è occupata di quanti soldi il viaggio avrebbe fruttato alle multinazionali americane (molto, dato che Vietnam Air ha confermato l’acquisto di 10 miliardi di dollari di aerei di linea dalla Boeing, e i produttori di semiconduttori saranno “incentivati” a creare impianti di produzione in Vietnam), e delle prospettive per l’allineamento del Vietnam all’asse anti-cinese costruito da Washington, che ha già arruolato Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Filippine, Australia, Nuova Zelanda e l’India.
Il bilancio delle vittime della serie di guerre in Vietnam – contro gli occupanti giapponesi nel 1944-45, contro il regime coloniale francese ristabilito con il sostegno degli Stati Uniti, 1946-1954, e contro gli Stati Uniti e il loro regime fantoccio nel sud, 1959-1975 – è stato stimato in più di 4 milioni, la maggior parte dei quali civili e quasi tutti vietnamiti (furono uccisi poco meno di 60mila soldati americani).
La stragrande maggioranza delle morti fu inflitta con i bombardamenti a tappeto, il fuoco di artiglieria, l’uso del napalm e di altre armi chimiche e la dichiarazione di zone di “fuoco libero”, che autorizzava jet ed elicotteri d’attacco a sparare a qualsiasi cosa si muovesse. Negli 11 anni, dal 1964 al nel 1975, gli Stati Uniti sganciarono su Vietnam, Laos e Cambogia il doppio del tonnellaggio di bombe di quello impiegato in tutte le zone di guerra durante il secondo conflitto mondiale.
Ma anche massacri di civili personalizzati, come quello di My Lai, e poi l’eredità della guerra, dove gli ordigni inesplosi continuano a uccidere e mutilare le persone ogni anno, soprattutto bambini che raccolgono pezzi di bombe a grappolo nelle campagne vietnamite.
L’imperialismo americano ha subito una sconfitta dalla quale non si è mai realmente ripreso. Il Pentagono è stato costretto a convertire l’esercito di leva con uno composto da soli volontari, già nel 1972. La coscrizione universale, anche con sostanziali esenzioni (per chi poteva permettersele), aveva contribuito pesantemente all’aumento del sentimento contro la guerra negli Stati Uniti. Non aveva senso vedere i propri figli partire per una guerra lontana e di cui non si comprendeva l’interesse per poi vederli tornare come cadaveri, come mutilati o malati di cancro indotto dai defolianti oppure mentalmente instabili.
L’esercito composto da soli volontari, spesso persone che non hanno nulla di meglio per campare, limita intrinsecamente la qualità e la dimensione della forza militare americana, che è stata drasticamente messa a dura prova dalle guerre simultanee in Iraq e Afghanistan, e sarebbe del tutto inadeguata in caso di guerra su vasta scala con Russia o Cina. Tuttavia un ritorno alla coscrizione obbligatoria non è praticabile. Innescherebbe disordini interni su ampia scala e anche all’interno delle forze armate. I giovani americani non vogliono passare i loro giorni in divisa e dare la vita per difendere gli interessi delle cricche di Washington e di Wall Street, delle grandi banche e multinazionali, sotto la direzione di un sistema politico corrotto controllato da un’oligarchia di miliardari depravati.
Per chi ha memoria corta, il cinismo della politica estera americana può essere visto da questo confronto storico. Washington considerava l’Unione Sovietica il suo principale antagonista globale, e perciò in seguito al riavvicinamento Nixon-Mao si alleò con la Cina (in quel momento in aperto contrasto con Mosca). Washington considerava il Vietnam uno stato cliente dell’Unione Sovietica e appoggiò diplomaticamente l’invasione cinese del Vietnam (guerra del febbraio-marzo 1979). I vietnamiti alla fine dello stesso anno rovesciarono il regime genocida di Pol Pot in Cambogia, alleato della Cina. Gli Stati Uniti, in appoggio alla Cina, impedirono il riconoscimento diplomatico del regime della Repubblica Popolare di Kampuchea, e per diversi anni, Washington divenne lo sponsor di Norodom Sihanouk, allora vicino ai Khmer rossi mentre combattevano una guerriglia contro il governo cambogiano installato dal Vietnam.
Ora, 44 anni dopo, Washington vede la Cina come il suo principale rivale e cerca di coltivare relazioni con il Vietnam. Biden visita Hanoi, tiene la prima visita di stato tra un presidente degli Stati Uniti e il segretario generale del Partito Comunista del Vietnam, riconoscendo di fatto la legittimità dello Stato stalinista monopartitico. Secondo quanto riportato dalla stampa, si sarebbe addirittura offerto di vendere gli aerei da combattimento F-16 al Vietnam, che Biden ha finora negato anche al regime fantoccio degli Stati Uniti in Ucraina. Come sempre accade, la realtà storica è sempre un po’ più complessa del racconto propagandistico.
https://www.focus.it/scienza/scienze/la-timeline-dellevoluzione-delluomo#:~:text=200.000%20anni%20fa%20%2D%20La%20nostra,umane%20a%20300.000%20anni%20fa.
RispondiEliminaMa per tantissima gente, tutto inizia con la propria nascita.
L'evoluzione della specie umana negli ultimi 55 milioni di anni è un incidente insignificante accaduto in un piccolo pianeta che gira intorrno a una stella, fra centinaia di miliardi di miliardi di altre stelle da 14 miliardi di anni.
RispondiElimina55 milioni ?
Elimina55 milioni? 😁😁😁
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