mercoledì 20 settembre 2023

Lo dimentichiamo troppo spesso

 


A te, "Gibon".

Non sono certo le scogliere bretoni o napoletane, ma anche le spiagge quasi metafisiche dell’Adriatico in fine stagione possono regalarti una serenità inestimabile, senza tutti quegli umani che si pavoneggiano quasi nudi sulla spiaggia. Qui l’esistenza si riaccende, l’opposto divampa senza il clamore della merda mediatica, dell’infinita stupidità umana, specie quella dei campi di battaglia, l’impensabile che è la morte dei bambini.

Chi ci può dare la forza di distruggere la nostra disperazione politica? Sono in molti a pensare sia il sarcasmo l’arma migliore. Non più, non bastano i supplementi di una vera grande rivolta.

Ancora per una settimana o due sarà possibile perdermi nell’ebbrezza della sera, penetrare il tempo e godere il cielo, abbracciare i sogni che mi vengono incontro. Mi piace questa solitudine, ma non la clausura, i preti o l’esibita temperanza. La solitudine dove si affollano i greci e i romani dell’antichità, i solitari del XVII secolo. Mi viene in mente una citazione di Marco Aurelio, pressappoco: “Devi vivere tutto come se lo stessi rivivendo”.

Con il passare degli anni la vita diventa sempre più semplice. Fanculo le ingiunzioni: il tempo è dato, abbiamo voglia di approfondire il nostro amore per la vita, di leggere e pensare, di sentire il sapore vivo del vino e dei baci, di ridere, di guardare i volti e di lasciarci scivolare. Dentro l’enigma dell’universo ognuno di noi diventa l’indizio di una possibilità.

Ecco, quest’ultima cosa la dimentichiamo troppo spesso.

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