Immaginiamoci quello che oggi conosciamo con il nome di Canale di Suez fosse stato scavato, com’era nelle intenzioni, all’epoca di Giulio Cesare o giù di lì. Fantastica ipotesi realizzativa (non troppo all’ombra delle piramidi egizie) che ci trova imbarazzati nel dire quali conseguenze quell’ipotetica anticipazione del taglio dell’istmo avrebbe avuto sui destini dell’umanità.
Enormi, certamente, sarebbero state, perché ritrovata attraverso l’istmo la via marittima più breve e più diretta alle contrade dell’Oriente, ricche di ogni ben di dio, da un lato sarebbe stata anticipato e accresciuto l’influsso reciproco delle civiltà occidentali e orientali, dall’altro sarebbe venuto a mancare il movente principale per “buscar el levante por el ponente”.
Il continente americano non sarebbe stato invaso e sottomesso nel 16° secolo, né probabilmente Vasco de Gama avrebbe intrapreso e condotto a termine nel 1498 il suo viaggio di navigazione dall’Atlantico al Pacifico lungo le coste dell’Africa, né in seguito e certissimamente vi sarebbe stata l’idea dei due passaggi per il Nord-Ovest e per il Nord-Est.
Gli Aztechi, gli Incas e gli altri popoli nativi di quel continente avrebbero potuto continuare la loro esistenza autonoma per altri secoli ancora; noi europei avremmo dovuto attende a lungo prima di poter mangiare patatine fritte e bere caffè, e il Mediterraneo e l’Italia sarebbero rimasti ancora a lungo il mare e lo snodo principale dei commerci mondiali.
Tuttavia, primo o poi a qualche personaggio stravagante sarebbe venuta l’idea di spingersi oltre. Non ai cattolici spagnoli o portoghesi, forse nemmeno ai pastori anglicani, ma molto probabilmente a dei russi, attraverso lo stretto di Bering, oppure a qualche venditore di cianfrusaglie cinesi. Chi può dire con quali conseguenze?
Oggi si ballerebbe la barinya o il kasachok, i vari Capone, Chiaberge, Seminerio e molti altri scriverebbero le loro cose (mi guardo bene dall’immaginare quali) in cirillico o in mandarino. Ad ogni modo, dobbiamo ammettere che prima dei viaggi finanziati dai principi europei, l’America semplicemente non esisteva, è stata inventa e fu necessario un complesso processo ideologico che portò all’invenzione di un nuovo mondo.
C’è stata una modificazione profonda del modo in cui gli uomini europei hanno cominciato a concepire il loro posto nel mondo e a presupporre la loro civiltà come l’unico divenire umano carico di significato autentico. Il suo esito anglosassone non è stato privo di contraddizioni, tutt’altro. Jean-Jacques Rousseau si chiedeva se la “scoperta” fosse davvero a beneficio dell’umanità.
Tuttavia bisogna riconoscere che la libertà, l’uguaglianza e, molto in sottordine, la fraternità come diritti essenziali di tutti gli uomini sulla terra, celebrati dalla Rivoluzione del 1789, debbono indubbi crediti alla Rivoluzione americana. Dunque e se non altro la conseguenza più importante della tragedia dei nativi americani è la formazione di una coscienza morale più aperta ai diritti umani? C’è molto da discutere anche su questo mito.
Il controllo dell’Atlantico, che occupava senza dubbio la posizione centrale, chiave e condizione delle comunicazioni con gli altri oceani, è stato decisivo per la costruzione dell’impero britannico e poi per quello statunitense. Fu l’unione dei mondi oceanici a dare al pianeta il primo sistema di comunicazione intercontinentale integrato. Le idee seguirono i fatti, come sempre.
Il lato più tragico della faccenda è che oggi gli Stati Uniti, potenza economica e militare dominante, vogliono continuare ad imporsi come garanti della salvezza e delle libertà del mondo, compreso, da ultimo, l’ideale del multiculturalismo e del rifiuto dell’“eurocentrismo”, atteggiamento che ormai fa parte del “politicamente corretto” di cui sono propugnatori.
È una tirannia di carattere economico, politico, culturale e militare, di uniformità globale, più sottile del colonialismo del passato, che ci dobbiamo far piacere in assenza di una alternativa di cui noi europei ci siamo dimostrati troppe volte incapaci di realizzare effettivamente.
Assomiglia a un libro di Morselli. Sono ipotesi piene di fascino, ma americanocentriche. In realtà, l'America come si è sviluppata, nel bene e nel male, l'abbiamo innescata noi europei. E' semplicemente la civiltà europea liberata da certi vincoli e portata al parossismo.
RispondiEliminaNon sapevo del Canale di Suez romano. nell'ipotesi che il progetto si fosse realizzato, le mie fantasie prendono un'altra strada. Magari quei 500 anni di buio non ci sarebbero stati. Magari la penicillina sarebbe stata scoperta nel 1400, e Leonardo avrebbe smanettato sullo smartphone. Non ci sarebbero i gesuiti, ma non sono escluse ipotesi peggiorative per gli ultimi 5 secoli, anche se è difficile immaginarsele.
tirare in ballo Giulio Cesare è effettivamente un escamotage alla Morselli; anche Napoleone, da ultimo e prima della sua effettiva realizzazione ottocentesca, ebbe l'idea di riscavarlo. In antico, in effetti, più che un canale vero e proprio quale è oggi, pare si trattasse di poco più di un fosso.
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