domenica 10 settembre 2023

Con sfacciato stupore

 

Nel luglio scorso, i vampiri degli Stati Uniti e della NATO si sono incontrati a Vilnius, presentandosi come un “vertice dei vincitori” per aver lanciato una massiccia controffensiva militare che avrebbe inflitto una devastante sconfitta strategica alle forze russe in Ucraina.

Facciamo il punto della situazione: l’offensiva ucraina si è di fatto conclusa con una debacle, non riuscendo a raggiungere nessuno dei suoi obiettivi. I suoi progressi sporadici si possono calcolare in poche centinaia di metri, con il massacro di decine di migliaia di giovani uomini ucraini e perdendo centinaia di veicoli corazzati statunitensi e della Nato. Miliardi di dollari di “aiuti” sono stati sperperati e rubati dai funzionari ucraini e il ministro della Difesa di Kiev è stato licenziato.

Totalmente indifferente per la perdita di centinaia di migliaia di vite umane, la cricca di Washington è determinata a continuare e intensificare la guerra contro la Russia. I suoi lacchè europei programmano un nuovo pacchetto di “aiuti”, questa volta di 50 miliardi di euro per il 2023-2027, che sommati a quelli di altri Paesi come Norvegia, Regno Unito e Svizzera, supererebbe i volumi di finanziamento di Washington.

Joseph Robinette Biden, nominalmente lo stratega di questo sanguinoso disastro, ha partecipato al vertice del G20 a Nuova Delhi nel tentativo di rafforzare il sostegno internazionale alla guerra per procura contro la Russia in Ucraina. Che cosa ha ottenuto? Il documento finale del vertice, con cinico realismo, recita: «Notiamo con grande preoccupazione l’immensa sofferenza umana e l’impatto avverso delle guerre e dei conflitti nel mondo».

Dalla Russia la Cina compra il gas e l’India il petrolio. Se a Delhi non si fidano di Pechino, nondimeno hanno buona memoria dell’imperialismo portoghese, francese e britannico, perciò non intendono abbracciare quello statunitense, almeno non più del necessario.

Come scrive il giornale di Confindustria, l’incontro di Delhi «non è stato che la raccolta di un insieme di crisi: l’inflazione mondiale, la guerra in Ucraina, l’economia cinese, il ritorno dei protezionismi commerciali; la crisi di rappresentatività del consiglio di sicurezza ONU, ancora costruito su una geopolitica del 1945».

Assenti al vertice i leader di Cina e Russia; prescindendo da altre motivazioni, perché dovrebbero partecipare a un forum che è apertamente inquadrato come un tentativo dell’imperialismo occidentale di mettere insieme una coalizione globale per soggiogare economicamente e schiacciare militarmente Russia e Cina?

Solo chi è in malafede può negare che il principale architetto mondiale dell’ascesa del protezionismo, della guerra commerciale e del conflitto militare sono gli Stati Uniti.

Assente, anche se non formalmente, l’Europa. Che non ha una politica estera né una forza militare comune, anzi è divisa al suo interno da tanti motivi di dissidio e contesa, in attesa che la recessione tedesca affoghi l’economia dell’eurozona, che la crisi a cascata e il crollo dei mercati finanziari venga accolto dai media con sfacciato stupore.

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