L’Osservatore romano pubblica un intervento del segretario generale della Conferenza episcopale italiana, il vescovo Mariano Crociata, alla riunione della Commissione presbiterale italiana:
Senza dubbio c'è stata una evoluzione nella sensibilità sociale, che ha portato da un lato ad una più netta e condivisa percezione della inaudita gravità della pedofilia e dall'altro all'esigenza di una totale trasparenza nella individuazione e nel contrasto di comportamenti e responsabilità.
Tradotto per i non presbiteri: se prima potevamo stuprare impunemente e senza che i fatti emergessero pubblicamente suscitando scandalo e clamore, ora la musica è cambiata, c’è stata un’evoluzione, c’è più attenzione verso i nostri comportamenti criminali e le alte gerarchie vaticane non sono disponibili a farsi sputtanare in questa materia e in questo modo. Quindi precisa:
La questione educativa è a suo modo interpellata dai gravi e tristi episodi di pedofilia che hanno coinvolto alcuni ecclesiastici e hanno suscitato una vasta eco mediatica. Probabilmente siamo ancora condizionati dalla impressione suscitata dal flusso continuo di notizie e commenti. Tuttavia, sia pure consapevoli della delicatezza e della complessità del tema, dobbiamo cercare di condurre una riflessione pacata e il più possibile oggettiva. Il rischio è quello delle estremizzazioni e degli unilateralismi: da una difesa per partito preso e dalla giustificazione assolutoria al colpevolismo e al giustizialismo. Bisogna anzitutto correggere, tra i tanti, un luogo comune ricorrente, che vorrebbe il magistero ecclesiastico fino all'altro ieri tollerante verso certe pratiche, quando invece la condanna esplicita della pedofilia non è cosa di oggi, ma va ricondotta almeno a documenti del 1922 e del 1962, che ne stigmatizzavano in maniera inequivocabile la natura criminosa e aberrante. Chi ha favorito atteggiamenti di indulgenza o pratiche di rimozione non ha mai applicato direttive di Chiesa, ma semmai le ha tradite, stravolgendo la doverosa riservatezza in complice copertura.
E la recente Delictis Gravioribus, cioè l’espresso assoggettamento delle cause di pederastia al segreto pontificio, pena la scomunica?
Naturalmente questi lupi travisati da pastori sono tutt’altro che turbati dalle loro malefatte, ma solo dallo scandalo e dal discredito (pernicioso anzitutto per le casse!), tanto sono abituati abusare nei corpi e nelle coscienze dei bambini loro affidati. Mentono spudoratamente i custodi della menzogna più durevole e spregiudicata della storia. Essi sanno di godere ancora dei privilegi e delle protezioni accordate da un sistema marcio che ha bisogno di assicurare la sopravvivenza degli uomini a spese della loro vita. Perciò si permettono impunemente di far riecheggiare i loro latrati striduli della maledizione divina che terrorizza ancora larghe masse instupidite ed espropriate. Di questi infami non possiamo essere complici silenti, perciò non dobbiamo concedere loro il minimo spiraglio di tregua.