martedì 27 aprile 2010

Destinati ai compiti decisivi


Di Alberto e Giovanni Pirelli, padre e figlio, ho scritto qui e poi qui, in occasione della recensione di Sergio Luzzatto al libro biografico di Tranfaglia. Nell’articolo di Luzzatto è detto che Giovanni Pirelli è stato il 18 aprile 1942 ad Auschiwitz, in visita agli stabilimenti industriali.
Domenica scorsa, sempre sul Sole 24ore, il figlio di Giovanni, Francesco Pirelli, scrive dolendosi dell’accostamento del padre con le vicende della deportazione degli ebrei, senza peraltro precisare, a suo dire, che Giovanni era «sicuramente ad Auschiwitz, dove si ferma poche ore [ma] non visita il campo dei deportati».
Scrive inoltre Francesco Pirelli: «Dalle lettere alla famiglia […] si rileva che mio padre prende amaramente conoscenza di come i tedeschi trattino gli ebrei già a gennaio del 1942. […] questo periodo in Germania e, subito dopo la campagna di Russia (parte il 1° luglio del 1942) sono per mio padre l’inizio di un lungo processo che lo porterà a unirsi ai partigiani […]».
Risponde Sergio Luzzatto: «quello stesso Pirelli che nel gennaio 1942, scrivendo da Berlino al padre Alberto, effettivamente lamentava la barbarie dei tedeschi di Hitler, “ancora ben simili ai Germani di Tacito” soprattutto “nei riguardi degli ebrei”, cinque mesi più tardi (e dopo aver visto Auschiwitz) poteva dirsi impaziente di contribuire da par suo alla campagna di Russia: “Sogno di realizzare quel tipo di guerra come ho sempre desiderato, con dei reparti freschi e bene attrezzati, impiegati nel quadro generale della strategia tedesca, destinati ai compiti decisivi della guerra”».
Luzzatto prosegue poi con delle considerazioni, a mio avviso, un po’ imbarazzate e di circostanza. A mia volta rilevo: Giovanni Pirelli non aveva notizia, soprattutto stando in Germania, di quanto era avvenuto e stava avvenendo in Polonia e nell’Est Europa? Non aveva mai sentito parlare dei pogrom nazisti contro gli ebrei (esempio quello del 9 novembre – diciotto brumaio – 1939)? Non sapeva forse, da manager, che tra i “compiti decisivi della guerra” vi era anche quello della produzione della gomma sintetica ad Auschiwitz cui collaborava la Pirelli? Non si chiese chi lavorasse in quegli stabilimenti? Non si pose alcuno scrupolo per quanto riguarda la guerra di aggressione alla Russia? O piuttosto attese la sconfitta per compiere quel “processo che lo porterà a unirsi ai partigiani”?
Certo, Giovanni Pirelli ebbe modo in seguito di riscattarsi, ma c’è da osservare, più in generale, come l’anticomunismo delle classi dominanti faccia sempre premio su qualunque altra considerazione e atrocità. Ieri, oggi, sempre.

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