venerdì 16 aprile 2010

Bar Sport


Gianfranco Fini ha capito da tempo (come del resto l’aveva compreso Casini) che a Palazzo Chigi andrà un uomo gradito alla Lega (Tremonti?). Con Berlusconi sul Colle e un “leghista” a Palazzo Chigi, per Fini non c’è spazio (il PDL è solo entourage). Perciò, perso per perso, gli conviene smarcarsi e rendere più ardua la riforma costituzionale Berlusconi-Bossi, puntando sull’imprevisto. Se non subito, prima o poi andrà così.
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Mussolini credeva (lo faceva credere) di avere molto potere. Hitler invece era persuaso (lo disse chiaramente nel 1943) che Mussolini non avesse alcun potere reale, dal momento che non controllava effettivamente nulla: non l’esercito e i carabinieri, forze essenziali date le circostanze. Al potere ci era arrivato solo perché il Re vi aveva acconsentito e su pressioni dell’industria e finanza. Da lui, almeno una volta alla settimana, si recava a rapporto. Mussolini era un uomo di paglia, non per questo innocuo. Mussolini era tante cose e nessuna insieme.
Per Berlusconi la situazione è molto diversa. Egli detiene potere reale, nell’economia, nella finanza e soprattutto nei media. Se il medium è il messaggio, dal momento che controlli l’uno controlli anche l’altro. Se questa è una banalità, non per questo è meno vera.  Lo dimostrano i fatti: controllare i media significa decidere il voto. In Italia, negli Usa, ovunque. Negli altri paesi democratici il controllo non è diretto ma mediato dal denaro, quindi dai grandi interessi. Berlusconi, oltre ad avere molto denaro, possiede il controllo diretto, come proprietario, e indiretto, come premier, della maggioranza dei media e delle autorità di vigilanza. L’ordine del giorno, tout court, risponde alla sua agenda, ai suoi interessi e a quelli dei suoi alleati. Non senza contrasti, anche aspri, che vengono di volta in volta elusi e che saranno definitivamente messi in condizione di non nuocere appena passerà la riforma costituzionale, o almeno quella sulla giustizia. Gli si profila davanti un orizzonte di potere illimitato. Molto dipenderà dall’atteggiamento dei poteri internazionali. E anche dalla Confindustria, non tutta coesa, al di là delle sceneggiate alla parmigiana, nel conferirgli il potere assoluto.

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