martedì 13 aprile 2010

Ipazia



Armando Masserenti, nell’inserto domenicale de Il Sole 24ore, parlando del film Agora (del quale ho accennato qui), dice la sua su Ipazia e le cause che portarono al suo assassinio: «Forse – sostiene – perché era laica, libera, in un’età di lotte atroci tra fondamentalismi religiosi: tra i seguaci di Serapide, i giudei e i cristiani». Adombrare la laicità di Ipazia come movente del suo omicidio è una tesi un po’ troppo generica. Forse ci soccorre il ruolo che Ipazia ricopriva in Alessandria, magari nel frangente dei disordini scoppiati nel 415: «La filosofa Ipazia, e non Cirillo, era colei cui egli [il prefetto imperiale Oreste] avrebbe accordato il diritto di parrhesìa. Lei sola doveva essere vista nell’atto di placare la sua ira». Questo scrive, a p. 167, Peter Brown nel suo libro Potere e cristianesimo nella tarda antichità. Ed infatti Masserenti rileva il ruolo di Ipazia quale interlocutrice dei politici del suo tempo, ma non indica questo suo ruolo come il movente, profondo e originale, della ferocia fomentata contro di lei dal vescovo Cirillo. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che il cristianesimo era diventato una delle espressioni simboliche attraverso cui laici e vescovi cristiani rendevano più palpabile il loro potere sulle masse, mentre è diffusa e sempre alimentata la tendenza a leggere gli avvenimenti di quelle epoche prevalentemente come storia del conflitto tra teologie diverse, cioè secondo quel senso comune religioso che ci è stato proposto e tramandato secondo le coordinate dei più autorevoli apologeti del cristianesimo del V secolo.
Prosegue Masserenti in merito al film: «non risparmia critiche a nessuno, ma ciò che potrà scandalizzare è il rovesciamento della situazione in cui sono i cristiani a perseguitare ferocemente i pagani». E perché dovrebbe scandalizzare, sorprendere? La persecuzione antipagana ha date ben note anche per il vasto pubblico: il 384 è l’anno della controversia sulla rimozione dell’Altare della Vittoria dalla sede del Senato a Roma; con legge del 391 è proibita ogni cerimonia dell’antica religione a Roma e con l’editto di Costantinopoli dell’8 novembre del 392 si estende la proscrizione in tutto l’Impero di ogni atto o forma di culto tradizionale; nello stesso anno avviene la distruzione del Serapeo; il 24 agosto del 394 dobbiamo dire addio all’ultimo geroglifico egizio; nel 399 in Oriente si demoliscono i templi rurali e in Occidente tra il 407 e il 415 si procede alla confisca di tutte le rendite dei templi. Quindi l’omicidio di Ipazia e poi nel 423 Teodosio ordina la distruzione di tutti i templi e santuari che sono ancora esistenti, benché “non ne dovessero più esistere”. Il terrorismo cristiano è quindi documentato e va ben oltre questo comune elenco e prosegue per secoli.

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