domenica 18 aprile 2010

«120 casi di violenza, ma il codice canonico ci obbliga al segreto»


 
IL GIUDICE DELLA CURIA 
intervista di Iaia Vantaggiato – inviata de il manifesto a La Valletta

Che qualcosa di poco chiaro stesse accadendo nei suoi dormitori e nelle aule delle sue scuole, la Chiesa cattolica maltese doveva essersene già accorta nel 1999 quando diramò la direttiva «On cases of Sexual Abuse in Pastoral Activity» e chiamò il giudice Victor Caruana Colombo a investigare sui casi di pedofilia. Su delega esplicita dell'arcivescovo di Malta e di quello di Gozo.

Giudice, quanti anni di lavoro e quanti casi?

Sette anni di lavoro, dal '99 al 2006. 49 i casi di pedofilia di cui mi sono occupato, diciannove dei quali ancora pendenti. A questi vanno aggiunti i casi di violenze sessuali tra adulti. Nel complesso parliamo di 120/125 casi.

A Malta i reati di violenza sessuale e di pedofilia sono competenze delle corti ordinarie. Quale il suo ruolo, quindi?

Definiamole indagini parallele, una penale e l'altra ecclesiastica. La chiesa ha la facoltà di investigare e di decidere per suo conto. Ma si tratta di decisioni che nulla hanno a che fare con la giustizia penale. Quanto a me, mi limito a riferire alle autorità ecclesiastiche.

Insomma: voi fate un'indagine, accertate che un certo sacerdote si è macchiato del crimine di pedofilia ma non siete tenuti a denunciarlo alla polizia.

È un articolo del Codice Canonico. Siamo tutti tenuti al segreto.

Dunque esiste un archivio segreto della curia in cui questi casi vengono gelosamente custoditi da anni.

Esatto. Tuttavia vorrei precisare che, almeno per quanto mi riguarda, ho sempre consigliato alle vittime di rivolgersi anche alle autorità civili. Nella maggior parte dei casi, però, sono state le stesse vittime a chiedere che tutto rimanesse coperto. A volte mi dicevano: «Collaboriamo con voi solo a condizione che nulla arrivi alla polizia».

Cos'è che faceva partire un'indagine?

Una lettera privata, la segnalazione del vescovo o di un superiore, la denuncia della stessa vittima.

Dopodiché qual era il suo compito?

Appena ricevevo un rapporto lo notificavo alla vittima e al presunto abusatore chiedendo loro di presentarsi di fronte alla commissione che - oltre a me - comprendeva un giudice minorile, uno psicologo e un prete.

È mai capitato che di fronte a un caso accertato di abuso la chiesa maltese abbia rimosso un sacerdote?

Non posso e non voglio rispondere su casi specifici.

Neanche dirci se tutti i casi di abuso da lei trattati si siano consumati nell'orfanotrofio di St. Joseph?

Io mi sono occupato di tutto il territorio maltese, non solo di St. Joseph.

Quindi anche delle suore domenicane che in un convento di Gozo usavano violenza - non sessuale ma sempre violenza - contro i bambini?

Quel convento non esiste più.

Vuol dire che quelle suore sono state sospese?

Questo proprio non saprei dirlo.

Il segretario di stato Bertone ha detto che la pedofilia è legata all'omosessualità e non all'obbligo del celibato. Un'affermazione che corrisponde alla sua esperienza?

Un'affermazione che, se non sbaglio, lo stesso padre Lombardi ha smentito o perlomeno corretto il giorno dopo. Comunque non credo che esista una connessione tra pedofilia e omosessualità.

Le nuove «Linee guida» pubblicate sul sito del Vaticano rappresentano secondo lei un passo avanti nella lotta contro la pedofilia all'interno della Chiesa?

Ancora non le ho lette con attenzione e sono curioso di capire se ci sono delle differenze rispetto al documento del 2003. Di certo, con queste direttive, commissioni come la nostra non avranno più motivo di esistere visto l'obbligo di denuncia all'autorità civile.

Sì, ma solo in quei paesi nei quali questi reati sono di competenza dell'autorità civile. Non in Italia, tanto per fare un esempio.

Le ripeto ancora che non le ho lette con attenzione.

Andrà a messa domani col papa?

Con mia moglie.

* * *

A proposito di direttive, il “giudice” intervistato afferma che alla luce di quelle del 2003 ciò che conta “è un articolo del Codice Canonico. Siamo tutti tenuti al segreto”. E le cosiddette nuove direttive? “Ancora non le ho lette con attenzione e sono curioso di capire se ci sono delle differenze rispetto al documento del 2003”. Poi soggiunge: “con queste [ultime] direttive, commissioni come la nostra non avranno più motivo di esistere visto l'obbligo di denuncia all'autorità civile”. Quindi, finora, tale obbligo non c’era. Inoltre, in queste risposte c’è palese una contraddizione: nella gerarchia delle fonti viene prima il codice canonico o le letterine vaticane?

Ad ogni buon conto, l’abuso sessuale sui minori è un reato. Non denunciarlo è omissione. Coprire chi l’ha commesso è favoreggiamento. Nei casi particolari non è da escludersi il concorso. Perciò le direttive, le tendenze sessuali, il celibato, la sociologia, la medicina, il peccato, l’incontro con le vittime, il perdono, la penitenza, le statistiche, eccetera, non c’entrano nulla in tema di reati e di responsabilità.

I giudici hanno tutti gli elementi e l’obbligo di intervenire, di incriminare tutti gli Obersturmbannführer coinvolti.


Nessun commento:

Posta un commento