lunedì 12 aprile 2010

Pezzi di padronato



Grandi novità si annunciano per uscire dalla crisi in cui sta marcendo il capitalismo. Alla sagra confindustriale di Parma, il celebratissimo Nourel Roubini, un falco con le ali di colomba,  sputa la sua scientifica ricetta: «Il testo di Roubini su cosa fare– scrive il Sole 24ore – rotea attorno a un concetto fondamentale: per aumentare la competitività in Italia bisogna ridurre il costo del lavoro per unità di prodotto e quindi calmierare l’aumento dei salari come è stato fatto in Germania». L’unica cosa che rotea a sentire le solite banalità sono i coglioni. Come sempre si chiede l’aumento dello sfruttamento della forza-lavoro e il taglio dei salari. Come è stato fatto in Germania, dice il funzionario del capitale. E se invece, stante la moneta unica, i salari italiani fossero equiparati a quelli tedeschi? O almeno a quelli francesi, belgi, austriaci, danesi o spagnoli?
Dal canto suo, il Migliore degli ultimi 150 anni, intervenuto sul palco subito dopo la recita di Roubini, si è detto d’accordissimo, e non poteva essere diversamente, trattandosi di puttanate.
Più astuto e sagace, invece, l’ex craxiano Sacconi, che tra una citazione di un’enciclica papale e altre defunte amenità, con il pretesto di denunciare il nichilismo degli anni Settanta, i “peggiori della nostra vita”, che si sarebbe diffuso nei settori “dell’educazione, della editoria e della magistratura”, sollecita (ora che viviamo negli anni migliori della sua vita) l’archiviazione dello Statuto dei lavoratori e in specie dell’art. 18, offrendo al padronato, ma “nell’interesse dei lavoratori”, libertà di licenziamento a bischero sciolto.
E a proposito di bischerate, Stefano Fassina, responsabile economia del Pd, si è premurato di far conoscere al padronato riunito che se “Il governo accoglie le richieste di Confindustria, per le coperture finanziarie il Pd si assumerà le sue responsabilità”.
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L’identità è una cosa che ti fa star bene, sicuro e domestico nella tua pelle. L’identità degli altri, dei levantini e dei negroidi, può essere tollerata purché resti confinata nei belluini antri d’origine. Di foresto va bene il petrolio, giusto per non pedalare; il metano, per non scaldarci con le stoppie; il coltan, per cellulari e computer; la manodopera, purché non rivendichi regolarizzazioni, contratto, abitazione, dignità e diritti.
Oltre che nella schiumosa iattanza padana, nell’ermeneutica trevisana, il senso di accerchiamento si rivela nelle immagini provenienti da Parma, laddove una platea esclusiva e ammanigliata, tra un’ovazione per un capetto sindacale e l’estasi convinta per l’Uomo “più indagato della storia”, cioè per il più illegittimo impedimento della costituzione, non ha speso una parola per la condizione effettiva del lavoro, e in particolare per quella degli immigrati. E così le contraddizioni reali vengono rimosse nella sicumera dell’identità di classe …..
Unica consolazione è la trombatura dell’aspirante sindaco, il ministro-proconsole, che voleva rimuovere, come primo atto, il “Bambino con la rana” di Charles Roy da Punta della Dogana.
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