venerdì 30 aprile 2010

«La superiorità dei sistemi autoritari»


« […] il commercio e lo stesso ciclo economico dei paesi europei non sono l'uno indipendente dall'altro». Se è per questo il ciclo economico europeo non è indipendente nemmeno da quello mondiale. Certo che per arrivare a queste conclusioni, in un articolo per i Sole 24ore di oggi a firma di Carlo Bastasin, bisogna dominare la materia, cioè la teoria economica. Ma il nostro esperto fa anche un’altra rivelazione a beneficio dei lettori: «Così perfino la politica di competizione commerciale della Germania richiede che altri paesi in deficit acquistino le esportazioni tedesche».  Queste conclusioni Bastasin le trae subito dopo aver scritto: «I greci chiedono aiuto per i loro conti, non possono salvarsi da soli e così mettono a rischio anche i nostri interessi, quindi dobbiamo aiutarli. Ma ecco la bugia: i conti dei greci erano falsi e la loro impossibilità di aiutarsi da sé è parsa quindi anch'essa una finzione, quindi non dobbiamo aiutarli. Sia perché devono presentare i conti giusti, sia per ragioni morali». E se questo discorso vale per la Grecia, crede di aver capito il lettore, dovrebbe far agio anche per il Portogallo, la Spagna e (perché no?) per l’Italia. Quindi resta da spiegare a chi la Germania dovrebbe vendere i propri carri Leopard, i sottomarini, le automobili, i farmaci, ecc. ecc.. Sull’argomento ho già detto qui .
Nell’àmbito capitalistico questi problemi, lo dimostra la storia del Novecento, non si possono risolvere se non temporaneamente. Invece di prenderne atto (e come potrebbe?) la borghesia riscopre la solita scorciatoia: «Come avvenne con il fallimento di Lehman anche la crisi in Grecia pone uno scomodo interrogativo sull'adeguatezza della democrazia di fronte a fenomeni finanziari violenti, incontrollabili e indifferenti ai perimetri nazionali della politica. La scarsa capacità di analisi del problema greco, delle sue complesse interazioni e infine la debole capacità di decisione testimoniano l'imbarazzo e la lentezza delle democrazie in Europa. Dall'Asia arrivano già le osservazioni di chi ritiene che l'impasse europea sia una prova della superiorità dei sistemi autoritari».
Quindi, secondo Bastasin (che non scarta l'ipotesi autoritaria, tutt'altro), nei momenti decisivi il capitale dovrebbe essere libero di scegliere, di volta in volta, la forma politica adeguata alla fase di ciclo, poiché le contraddizioni immanenti al sistema rendono «critica la convivenza tra democrazia e mercato». Non è nuova come teoria e nemmeno ben suggerita ma ha il merito della chiarezza.
Il capitalismo non può esistere senza espansione, per motivi di valorizzazione e quindi perché deve far fronte alla caduta tendenziale del saggio del profitto. L’accumulazione capitalistica avviene attraverso un aumento continuo della composizione organica del capitale sociale: il rapporto fra la parte costante (i cosiddetti mezzi di produzione) e la parte variabile (lavoro) si sviluppa con un movimento decrescente della parte variabile (v) rispetto a quella costante (c). Non si tratta di una teoria, bensì di una legge di processo che agisce con la forza di una legge di natura. Si giunge così ad una diminuzione del saggio generale del profitto, in quanto il plusvalore cresce sempre meno del capitale complessivo (c+v). Tutto ciò è spiegato, in dettaglio, in poche pagine e con esemplare chiarezza, nella terza sezione del Terzo Libro de Il Capitale, critica dell’economia politica.

Una volta Gianni Riotta rispondendo a una mia mail ha scritto: "il mondo s'è evoluto dal grande Marx". Non c'è dubbio che in questo tipo di evoluzione predominano i caratteri regressivi, specie tra  gli apologeti del capitale.

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