lunedì 12 aprile 2010

Henry Charles Lea, l'Inquisizione e gli odierni revisionisti



Nel mio piccolo sono un cultore degli scritti dello storico statunitense, vissuto a cavallo tra Otto e Novecento, Henry Charles Lea, ma raramente mi è capitato su giornali e riviste italiani di leggere una citazione non didascalica sulla figura e l’opera del grande studioso. Perciò mi piace segnalare l’articolo, due pagine, che compare sull’ultimo Alias, supplemento de il manifesto, a firma di Valerio Evangelisti, noto anche come autore della saga di Eynerich per la collana Urania di Mondadori. Evangelisti non si sofferma troppo sull’aspetto biografico di Lea, massimo storico dell’inquisizione, ma offre tuttavia elementi sufficienti per incuriosire il lettore e spingerlo ad un eventuale approfondimento.
H.C. Lea viene citato nel contesto dell’articolo di Evangelisti (Leggenda nera e leggenda aurea) in riferimento agli odierni “revisionisti” della storia dell’Inquisizione, come il più insigne storico della materia. In America, tra il 1887 e il 1888, pubblica i tre volumi della History the Inquisition of the Middle Ages, tradotti poi in tedesco, francese, spagnolo, ecc.. In italiano, dell’opera è tradotto solo il primo volume, edito dai F.lli Bocca nel 1910 (riedito presso Feltrinelli negli anni Sessanta), per la traduzione della “signorina Pia Cremonini”, la quale ebbe cura anche della traduzione di altre opere del Lea, come la Storia del celibato ecclesiastico e la Storia della confessione auricolare e delle indulgenze nella Chiesa latina, entrambe edite in due volumi dalla Casa Editrice Cultura Moderna di Mendrisio. All’inizio del Novecento, H.C. Lea era tutt’altro che sconosciuto in Italia, essendo socio onorario dell’Accademia dei Lincei. A questi ed altri lavori farà seguito l’imponente A History the Inquisition of Spain, in tre volumi, editi tra il 1906 e il 1907 dalla prestigiosa The Mcmillan Company (New York-London), della quale opera però non esiste traduzione italiana.
Ecco cosa scrive Evangelisti nell’articolo sull’Inquisizione in merito all’atteggiamento dei “revisionisti” circa l’opera di H.C. Lea:
Quasi nessuno dei “revisionisti” [Monter, Benassar, Tedeschi, Henningsen, Kamen, Cardini, Dedieu, ecc.] odierni tenta di mettere mano a una storia complessiva dell’Inquisizione. La base sono ricerche locali e circoscritte sul piano temporale. Invece il bersaglio sono due opere che hanno il carattere della generalità: la History the Inquisition of the Middle Ages e la History the Inquisition of Spain di H.C. Lea (non viene più presa in considerazione l’antica bestia nera, la Historia critica del la Inquisiciòn en España di Juan Antonio Llorente, che già Lea si era incaricato di emendare). Un’obiezione ricorrente mossa a Lea è quanto meno bizzarra. Il grande storico statunitense non avrebbe condotto tutte le proprie ricerche in prima persona ma avrebbe sguinzagliato per la Spagna e per l’Europa un manipolo di aiutanti. La bizzarria dell’accusa sta nel fatto che la maggior parte degli accademici che ho citato ha seguito lo stesso metodo, peraltro conforme alle modalità attuali della ricerca universitaria. Semmai, avrebbero dovuto riconoscere a Lea la palma della modernità.
L’articolo di evangelisti merita di essere letto tutto anche perché mette in risalto come i metodi statistici dei “revisionisti” dell’Inquisizione, risultano avere molto in comune con gli analoghi metodi statistici dei “negazionisti” della Shoah.
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L'articolo di Evangelisti è buona parte della Prefazione al libro di Carlo Havas, Storia dell'Inquisizione, Odoya edizioni, in uscita il prossimo 26 aprile.
Utili notizie biografiche e bibliografiche su H.C. Lea si possono trovare in: L'Inquisizione spagnola nel Regno di Sicilia, a cura di Vittorio Sciuti Russi, Ed. Scientifiche Italiane, 1995; Il processo ai Templari e altri roghi, estratto dal III vol. dell'History the Inquisition of the Middle Ages, a cura di Piero Flecchia, Celuc, 1982.
Vedi anche: [qui].

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