Domani, cento anni fa, il 21 aprile 1910, moriva Samuel Langhorne Clemens, uno dei più importanti scrittori degli Stati Uniti e di un’intera epoca della letteratura americana. Come romanziere, umorista, e saggista, è stato una voce assolutamente straordinaria, del calibro di Hawthorne, Melville e Whitman.
I suoi lavori sono caratterizzati da un linguaggio semplice e diretto, ricco di ironia, improntati ad una profonda conoscenza della complessità razziale, regionale e di classe della vita degli Stati Uniti. Non c'è dubbio che questo aveva molto a che fare con l’ampiezza delle proprie esperienze di lavoratore manuale.
Nato nel 1835 nel Missouri, allora uno stato schiavista, Samuel Clemens ha lavorato come tipografo, giornalista, minatore e pilota di battelli a vapore; visse in diversi momenti a St. Louis, Cincinnati, New York City, Philadelphia, San Francisco, Buffalo, nel Connecticut, nel "selvaggio west" del Nevada, e, naturalmente, su e giù per il Mississippi River, negli anni prima della guerra civile. Tali esperienze hanno informato anche il suo capolavoro, Le avventure di Huckleberry Finn.
Mark Twain, questo il suo pseudonimo, si muoveva liberamente in diversi mondi sociali, acquisendo conoscenze sulla vita e le tribolazioni di schiavi, artigiani, pionieri, cercatori. Viaggiò anche in Europa, quindi ebbe contatti con l’élite intellettuale del tempo, sia in ambiente scientifico e letterario, ma anche in ambienti socialisti e pure in quelli aristocratici. Sia come scrittore e figura pubblica, Twain fu un critico di prim’ordine: “Le mie simpatie sono quelle di un rivoluzionario, per nascita, esperienze e di principio. Io sono sempre dalla parte dei rivoluzionari, perché non c’è mai stata una rivoluzione senza che non ci sono state condizioni oppressive e inaccettabili contro le quali ribellarsi". Divenne il principale avversario dell'imperialismo americano e delle sue atrocità nelle Filippine. Le sue opere sono state censurate in varie occasioni, anche sotto la presidenza Reagan nelle biblioteche pubbliche.
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Estratti dal libro: Lettere dalla Terra (Letters from the Earth), Liberlibri, Macerata 2004, € 10,00. Per l’Autore la religione è una delle prove incontrovertibili della vocazione umana alla stupidità:
Parliamo della razza umana, che ha molte doti simpatiche e accattivanti. È forse la più meschina di tutte le invenzioni di tutti gli dèi, ma non lo ha mai sospettato. Non v’è nulla di più delizioso dell’ingenua e presuntuosa esaltazione che la razza umana fa di se stessa: senza ombra di vergogna o di modestia, l’umanità sostiene di essere l’opera più nobile di Dio.
Sul terreno morale l’uomo distingue sempre fra se stesso e il proprio Creatore: esige che i suoi simili osservino un codice morale molto rispettabile, ma non disapprova la totale mancanza di morale del suo Dio.
[...] l’uomo, soavemente e sinceramente, si autodefinisce «la più nobile creatura di Dio». È l’assoluta verità. E non che questa sia un’idea nuova: l’uomo ne parla da secoli e vi ha sempre creduto, senza che mai nessuno ci abbia riso sopra. Come se non bastasse, l’uomo è convinto di essere il beniamino del Creatore, crede che il Creatore sia orgoglioso di lui e persino che lo ami, che abbia una vera passione per lui, che vegli la notte per ammirarlo (pensate un po’!), che lo protegga e lo tenga lontano dalle sventure. Prega il Creatore, e crede che egli lo ascolti.
E qui debbo darvi un altro colpo: l’uomo è convinto di andare in Cielo! Ha addirittura maestri stipendiati che glielo insegnano e gli dicono anche che esiste un inferno, un fuoco eterno in cui brucerà […].
La prima volta che la Divinità scese sulla Terra, portò la vita e la morte; la seconda volta portò l’inferno. […] Ad un certo momento, Dio si accorse che la morte era stata un errore, nel senso che era insufficiente […] bisognava comunque trovare il modo di perseguitare il morto anche oltre la tomba. La Divinità meditò sulla questione, senza successo, per quattromila anni; ma non appena scese sulla Terra e diventò cristiano, la sua mente si illuminò, e seppe cosa doveva fare … Inventò l’inferno e ne promulgò l’esistenza.
[...] è proprio Gesù Cristo che ha inventato e proclamato l’inferno! […] Se è vero che la palma della malvagità va indubbiamente a Gesù, inventore dell’inferno, Dio era cattivo e duro abbastanza anche prima di diventare cristiano […].
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