Chiacchiericcio
Così è stato infine definito lo scandalo planetario della pederastia clericale, mentre si cerca di spostare il discorso sulla RU 486. Per la chiesa cattolica molestare e abusare sessualmente dei minori è senz’altro meno grave che divorziare. Ai divorziati, infatti, è negata la somministrazione dell’eucaristia, mentre ai presbiteri, rei plurimi di stupri sui ragazzini, sono irrogate sanzioni canoniche quali l’ammonizione e il trasferimento di sede.
Al di là delle solite patetiche dichiarazioni di principio che non possono che annegare nella derisione, la materia definita ingannevolmente come “sollecitazione” è tutt’ora regolata secondo il codice canonico e la direttiva de delictis gravioribus, la cui efficacia non è mai stata revocata. Questo fatto, il solo che meriterebbe reale ed effettivo rilievo, palesa la volontà e il grado di ravvedimento da parte delle gerarchie cattoliche che non cessano di perdere la faccia man mano che perdono potere.
Silenzio anche sugli abusi e le stragi dei nativi canadesi nelle cosiddette “scuole residenziali” cattoliche. Notizie sulle sistematiche violenze fisiche, sugli abusi sessuali, gli elettroshock, le sterilizzazioni di massa e gli omicidi perpetuati fino a pochi lustri or sono e che hanno provocato la morte di almeno 50mila bambini nelle scuole cattoliche canadesi, si possono trovare nel libro di Kevin Annet The Canadian Holocaust, quindi nel documentario Unrepentant. Il primo ministro canadese, Stephen Harper, per quanto riguarda le responsabilità governative, ha chiesto ufficialmente scusa per il genocidio, mentre papa Ratzinger ha sminuito l’evento parlando di “alcuni bimbi indigeni, nell’ambito del sistema residenziale scolastico canadese”. Mercoledì 7 aprile il documentario sarà presentato, a Roma, presso la Camera dei deputati alle ore 14,30.
L’articolo con l’intervista a Kevin Annet si trova a p. 2-3 de il manifesto di ieri, mentre la segnalazione di arcoris.tv la debbo al solito impagabile sito di Malvino.
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Travolti da un TIR
In una regione d’avanguardia come la Calabria era opportuno dare un segnale di continuità. In Lombardia, invece, offrire un’ulteriore chance a chi aveva già perso le provinciali. E, del resto, in Campania, dopo Bassolino, ci stava bene un candidato sotto inchiesta. Nel Veneto, per non essere tacciati di sinistrismo, è stato giudiziosamente scelto un personaggio dichiaratamente di destra. Nel Lazio, dove più forte è il potere di condizionamento del clero, è stata candidata la Bonino per il PD, mentre nelle liste proprie dove si è presentata con Pannella, la battagliera radicale ha subito, rispetto alle europee, un vero e proprio tracollo. La Puglia si è salvata per le vicende che ben sappiamo.
Il segretario del PD, il gerente pro tempore Bersani, parla di “inversione di tendenza”, sorvolando sul fatto che rispetto ad un anno fa il PD ha perso clamorosamente un mare di voti e ben cinque regioni (nel novero la débâcle in Sardegna del 2009).
Il bilancio delle regioni è per il 70-80% destinato alla spesa sanitaria e il resto per lavori pubblici e servizi. Dopo quanto è successo l’estate scorsa nelle votazioni alla camera sull’amnistia fiscale denominata scudo Tremonti, non è più possibile credere che si tratti di casualità, di ordinaria sciatteria, di consueto cretinismo parlamentare. Non si tratta solo di colpa, è ravvisabile il dolo, cioè una oggettiva convergenza d’interessi economici e finanziari sul territorio, una spartizione alla luce del sole.
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