C’è molta preoccupazione e partecipazione per la salute del Papa. Una massa di cre ...denti rosicchia i rosari. Peggiori sono solo i quotidiani che ci informano se il Papa ha “dormito bene” oppure se non ha “dormito bene”. Da più di due settimane, i giornalisti addetti ai necrologi sono in attesa di pubblicare i loro articoli, di tesserne lodi sdolcinate, di raccontarci i suoi ultimi rantoli e i pronostici sul suo successore.
Il tutto è coordinato dalla “corte dei miracoli” di Santa Marta e dintorni, dove si studia attorno a un tavolo come fare la pioggia e il bel tempo, come gestire un marketing precisissimo ...
Francesco, il buon gesuita, è considerato il “papa dei poveri”, addirittura un papa di “sinistra”. Perché sì, dal 2013 il trono di San Pietro accoglie uno di sinistra. Almeno questo è ciò che racconta la leggenda metropolitana e mediatica. Non ha forse riconosciuto la responsabilità della Chiesa cattolica negli innumerevoli casi di violenza sessuale e di aggressioni pedofile che costituiscono l’ordinario religioso? Mettiamo le cose in prospettiva: in che cosa concretamente consiste questo “riconoscimento”? Nel dire che il peccato confessato è completamente perdonato!
È vero che, di questi tempi e rispetto ai suoi due predecessori, l’austero inquisitore Rat - zinger e il vecchio reazionario polacco, il gesuita Bergoglio può apparire furiosamente progressista. Ma aver pubblicato un testo intitolato “La gioia dell’amore” (Amoris Laetitia, marzo 2016), o aver detto che la guerra uccide i fiori, che la povertà è terribile e che la natura è la madre di tutti noi, è sufficiente per meritare una tale reputazione? Diamo un’occhiata ad alcune delle posizioni di questo sant’uomo.
Forse è il caso di rammentare che come giovane Superiore dei Gesuiti argentini negli anni Settanta si è schierato su posizioni conservatrici e secondo alcuni persino di tacita connivenza con il regime di Videla. È in prima fila nel condannare la “teologia della liberazione”, bollata da Roma come un pericoloso tentativo di unire cristianesimo e marxismo.
Poi, al dogmatismo della gioventù subentra un cambiamento nelle sue posizioni. In Germania, dove alla fine degli anni Ottanta tenta senza successo di conseguire il dottorato in teologia – di fatto essenziale per ottenere incarichi nella Curia romana – Bergoglio matura l’insofferenza nei confronti della teologia europea di matrice tedesca che giudica troppo concettosa e lontana dai bisogni autentici del popolo di Dio. A Córdoba, dove è inviato come direttore spirituale, sperimenta una forte crisi interiore che lo porta persino a rivolgersi a uno psicologo.
Il frontman dei progressisti, il collega gesuita Carlo Maria Martini, non lo considera adeguato a sostituire Ratzinger nel ruolo: troppo distante dai sottili discorsi teologici con cui si cerca di contrastare il pensiero unico imposto da Ratzinger, troppo privo di spessore culturale per poter imbastire quel dialogo con il laicato intellettuale agnostico o persino ateo che Martini considera essenziale.
L’azione pastorale contrapposta a quella teologica e dogmatica: è su questa polarizzazione che si giocherà lo scontro nel conclave da cui uscirà vincitore Bergoglio, che sancirà nel 2013 la sconfitta della linea ratzingeriana.
Da Papa, per quanto riguarda il diritto all’aborto, è sempre stato clericalissimo: “L’aborto [...] è un crimine. Uccidere una persona per salvarne un’altra, questo è ciò che fa la mafia” (2016). “Nel secolo scorso, tutti erano indignati per ciò che i nazisti stavano facendo per garantire la purezza razziale. Oggi facciamo la stessa cosa con i guanti bianchi” (2018). “L’aborto è un omicidio, i medici che lo praticano sono [...] sicari” (2024).
Per l’omosessualità, invece, c’è effettivamente un po’ di lassismo: “non è un reato”. Deo gratias. Ma resta “un peccato”. Invitato a parlare alle Nazioni Unite a New York nel settembre 2015 sulla lotta alla povertà e ai cambiamenti climatici, il Papa ha colto l’occasione per chiedere all’ONU di riconoscere “una legge morale inscritta nella stessa natura umana, che include la distinzione naturale tra uomo e donna”.
“Una legge morale inscritta nella stessa natura umana”, non fa una grinza. Ma non c’è l’ha con gli omossessuali: “Se una persona è gay e cerca il Signore con buona volontà, chi sono io per giudicarla?”. Tuttavia, nel 2015, si è opposto alla nomina del diplomatico apertamente gay Laurent Stefanini all’incarico di ambasciatore francese in Vaticano. Sul motivo di questo rifiuto, nessuno si lascia ingannare.
Quand’era arcivescovo di Buenos Aires e in Argentina il matrimonio per le coppie omosessuali è stato approvato nel luglio 2010, dichiarava che “L’omosessualità è un demone infiltrato nelle anime” e il matrimonio gay è un “atto di guerra contro Dio”. Più di recente, ha dichiarato: “Ciò di cui abbiamo bisogno è una legge sulle unioni civili: hanno il diritto di essere tutelati dalla legge”.
Ambiguo, perché dal trono di Pietro, il 26 agosto 2018: “Una cosa è quando [l’omosessualità] si manifesta nell’infanzia, ci sono molte cose da fare da parte della psichiatria, per vedere come stanno le cose”. Il giorno dopo, il servizio stampa della Santa Sede ha omessa la parola “psichiatria”. Uno dei suoi funzionari ha dichiarato che questo termine è stato omesso “per non alterare il pensiero del Papa”.
Passiamo dagli elettroshock alle energie rinnovabili: la sua coscienza ambientalista si è espressa con fervore nel 2015 nell’enciclica Laudato si’ ... L’avete letta? Un testo dove apprendiamo che la natura è una creazione divina e che come tale è intoccabile. La “carezza di Dio” non ha molto a che fare con i fatti e la scienza, ma con favole irrazionali proclamate come verità rivelate.
Quanto alla “gioia dell’amore”, anche questa ha i suoi limiti. Nel gennaio 2015, spiegò con tutta carità cristiana che se il suo “caro amico” (il dottor Gasbarri, l’organizzatore dei viaggi papali che era al suo fianco) “dice una parolaccia contro la mia mamma, può aspettarsi da lui un pugno, perché non si può provocare, insultare, ridicolizzare la fede degli altri”. Ma su questo punto specifico dobbiamo essere onesti: il buon papa Francesco è molto in linea con la linea ideologica di una certa sinistra, quella che se Mosca non accetta ciò che prescrivono Mieli e Cacciari, le si dichiara guerra.
A dire il vero, la battuta sul pugno in risposta all'insulto alla mamma la disse per giustificare quelli che avevano ammazzato i giornalisti di Charlie Hebdo.
RispondiEliminaVero
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