Da quando è tornato alla Casa Bianca, il cugino antipatico dell’Orso Yoghi ha più volte dichiarato che gli Stati Uniti intendono assumere il controllo della Groenlandia, citando preoccupazioni per la sicurezza nazionale. Non è nuovo l’interesse di Washington per la Groenlandia, infatti risale al XIX secolo. Poi, nel 1910, fu preparato un accordo per uno scambio di territori tra Stati Uniti, Germania e Danimarca, ma non andò in porto. Durante la seconda guerra mondiale sull’isola sorsero basi militari americane. Nel 1946 gli Stati Uniti offrirono alla Danimarca 100 milioni di dollari in oro per la Groenlandia, ma le autorità danesi rifiutarono (*). Così nel 1951 Washington e Copenaghen firmarono un accordo in base al quale i due paesi avrebbero difeso congiuntamente l’isola (i cosiddetti pellerossa hanno sperimentato che qualsiasi accordo territoriale con Washington è preludio di annessione).
In un discorso rivolto a entrambe le Camere del Congresso all’inizio di marzo, il presidente americano ha affermato che la sua amministrazione stava lavorando attivamente per “ottenere la Groenlandia” e ha espresso fiducia nel fatto che sarebbe stato in grado di ottenere ciò che voleva “in un modo o nell’altro”.
L’intenzione americana di ottenere il controllo della Groenlandia è percepita da Copenaghen come una sfida alla sovranità e all’integrità territoriale del regno danese (**). Sempre più danesi cominciano a vedere gli Stati Uniti come una minaccia per la sicurezza del Paese. Secondo un sondaggio condotto a fine gennaio, circa l’85% della popolazione dell’isola si oppone all’idea di unirsi agli Stati Uniti. Tuttavia la differenza di potenziale tra la Groenlandia e gli Stati Uniti è colossale. Gli Stati Uniti hanno lì una base spaziale militare, Pituffik, e quindi controllano già militarmente la Groenlandia.
La visita di Vance ha lo scopo di dimostrare agli altri attori della regione, principalmente agli alleati europei, alla Russia e, in misura minore, alla Cina, che gli Stati Uniti sono seriamente intenzionati a svolgere un ruolo di primo piano nell’Artico occidentale. La Groenlandia offre un punto di proiezione di potenza che, grazie alla sua posizione geostrategica, darà agli Stati Uniti il controllo su una parte significativa dell’Artico occidentale e dell’Atlantico settentrionale. Gli statunitensi intendono investire nei rompighiaccio e nelle navi da guerra presenti lì. Trump ha parlato in precedenza anche della costruzione in serie di una flotta di rompighiaccio.
(*) Della proposta d’acquisto già accennai in un post del gennaio 2021. Sempre in anticipo sulle “cose”, laddove citavo che “calano gli orsi, dunque c’è spazio per i soldati” (chi si loda si sbroda, ma nel mio caso ci sta anche qualche peccatuccio d’orgoglio).
(**) Nel decennio scorso scrissi un post citando proprio la Groenlandia e la Danimarca, chiedendomi se quest’ultima faceva ancora parte del regno danese, in considerazione del fatto che la Danimarca era al primo posto come luogo felice nel 2016, poi seconda nel 2017. Infatti, la Groenlandia registrava il più alto tasso mondiale di suicidi, e però la Danimarca ha un tasso di suicidi doppio rispetto all’Italia (non so per quanto tempo ancora). La Finlandia e l’Austria un tasso quasi triplo. Dettagli d’infelicità.
https://www.officinadeisaperi.it/materiali/murmannsk-da-gorbaciov-a-putin-e-la-nuova-yalta-da-il-fatto/
RispondiEliminaA preoccuparmi, non è l’ipocrisia; è la stupidità. Siamo
RispondiEliminatutti sconvolti - letteralmente! - che il presidente Trump e
il suo team non facciano attenzione a proteggere le
informazioni riservate o a rispettare le leggi federali sulla
conservazione dei documenti. Ma già lo sapevamo. Ben
più grave è che i vertici dell’amministrazione Trump
abbiano messo in pericolo i nostri soldati condividendo
piani militari su un’app di messaggistica commerciale e
inavvertitamente abbiano invitato nella chat un
giornalista. È rischioso. L’approccio di Trump è quello del
dumb power, il potere stupido. Invece di un’America forte
che usa tutti i suoi punti di forza per guidare il mondo e
fronteggiare i nostri avversari, l’America di Trump sarà
sempre più cieca e inetta, debole e senza amici.
Su Repubblica il commento completo di Hillary Clinton