È normale che i fascisti non si riconoscano nel cosiddetto Manifesto di Ventotene. Viceversa e apparentemente, non è normale che i borghesi liberali vi si riconoscano. Il 24 febbraio dell’anno scorso mi chiedevo “se si sono presi la briga di leggerlo!”. Quel documento è un potpourri ideologico scritto in un frangente storico molto particolare: nella Resistenza sono numerosi i testi a vocazione federalista, al punto che si può parlare di inflazione. Nacquero diverse centinaia di progetti, più o meno utopici, che tenevano conto del crollo delle strutture politiche tradizionali e proponevano il quadro europeo come soluzione postbellica (*).
È indubbio, senza voler “estrapolare” ma citando ampiamente come del resto facevo in quel post premonitore, che il Manifesto di Ventotene, nella sua sovrapposizione di temi e incantesimi federalisti, fonde anche caratteri non solo genericamente marxisti (nel rifiuto di attingere a soluzioni prebelliche, sottolinea costantemente la sua dimensione rivoluzionaria), ma anche segnatamente leninisti – il leninismo della NEP – e d’implicita critica allo stalinismo. Penso di avere qualche titolo per poterlo affermare.
I liberali in quel documento possono rintracciarvi ampie e puntuali prese di posizione contro la proprietà privata, la necessità di abolirla o di fortemente limitarla “caso per caso”. È vero che i liberali odierni possono constatare che, salvo situazioni marginali, la proprietà privata è stata nel frattempo effettivamente abolita. Lo testimonia il monopolio imperante. Dunque, nell’epoca dei grandi paradossi, per i liberali il Manifesto può essere letto e interpretato anche in tal senso, mentre per i loro amici/avversari fascisti risulta essere decisamente indigesto poiché si esprime nettamente contro il nazionalismo e altro.
Resta la domanda: perché i liberali alla Camera si sono fatti coinvolgere e intrappolare dai fascisti su una questione in cui si può misurare la loro intrinseca ipocrisia e il persistente retaggio ideologico? Semplicemente perché al partito della borghesia monopolistica conviene parlare d’altro che non delle questioni riguardanti la vita delle persone dalle quali si fanno mantenere.
(*) Il Manifesto di Ventotene fu scritto nel 1941 da Altiero Spinelli in collaborazione con Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, caporedattore dell’Avanti!. È scritto nel luogo in cui sono confinati Spinelli e i suoi compagni antifascisti, sull’isolotto di Ventotene, di fronte al golfo di Gaeta, a 28 km dalla terraferma. «Durante l’inverno 1940-1941, quando quasi tutta l’Europa continentale era sottomessa a Hitler, mentre l’Italia di Mussolini seguiva le orme del Führer e l’URSS stava digerendo il bottino che era riuscita a catturare, mentre gli Stati Uniti erano ancora neutrali e l’Inghilterra resisteva da sola, trasfigurandosi agli occhi di tutti i democratici d’Europa nella loro patria ideale, proposi a Ernesto Rossi di scrivere insieme un “manifesto per un’Europa liberata e unita”, e di inviarlo clandestinamente nel continente. Sei mesi dopo, mentre gli eserciti di Hitler si lanciavano in territorio russo, continuando a volare, come l’anno precedente in Europa, da una vittoria all’altra, il Manifesto era pronto. (Altiero Spinelli, Come ho tentato di diventare saggio: io, Ulisse, Il Mulino, 1987, p. 311.»
"Semplicemente perché al partito della borghesia monopolistica conviene parlare d’altro che non delle questioni riguardanti la vita delle persone dalle quali si fanno mantenere."
RispondiEliminaIl succo è esattamente questo.
Buongiorno.
L.
Come si fa a stupirsi e offendersi perché la Meloni critica alcuni punti di quel manifesto che ovviamente non può condividere, viste le sue origini politiche?
RispondiEliminaPersonalmente trovo invece profondamente ipocrita l'atteggiamento di chi quei principi li ha ignorati nella migliore delle ipotesi, decisamente negati e contraddetti in centinaia di votazioni e prese di posizione mentre adesso si finge indignato.
Infatti
EliminaMeglio e ancora attuale l'altro Manifesto, quello del partito comunista di quel inascoltato di Marx!
RispondiElimina"persistente retaggio ideologico" significa che è tutto ideologico e nient'altro? Saluti
RispondiEliminaChi ha detto nient'altro?
EliminaBuongiorno, non comprendo appieno che cosa si intende per Retaggio ideologico. Cioè tutto fumo e niente arrosto. Giusto? Quindi ipocrisia e nient'altro ...
Eliminaretaggio ideologico vale per il passato da comunisti (oggi pentiti). ciao
EliminaLa musa degli europeisti si chiama sempre Ursula
RispondiEliminaTedesca, ex ministro difesa, con le mani in pasta con l'industria bellica, qualche domanda dovrebbero farsela...
EliminaMi riferivo anche alla musa teutonica degli europeisti di Ventotene
Eliminacerto
EliminaNegli ultimi giorni in tanti hanno dato una veloce lettura al manifesto…..gli imbonitori del popolo sono già al lavoro per difendere le parti che fanno comodo, le altre vanno “contestualizzate”.
RispondiEliminaAG