lunedì 11 aprile 2022

Ciò che accadrà inevitabilmente


Giunge notizia che i soliti saccenti, grufolando tra i rifiuti del secolo scorso, abbiano riportato in luce uno straordinario reperto vintage. Si tratta di un documento sconosciuto perfino a Henry Kissinger, alla buonanima di George Kennan e a molti altri, che rivela come la Russia avesse preso atto già dal 1997 dell’ingresso dei paesi dell’ex Patto di Varsavia nella Nato. Perciò la sarcastica chiosa è: Putin che cosa va cercando?

Si tratta dell’Atto istitutivo sulle relazioni reciproche, la cooperazione e la sicurezza tra la NATO e la Federazione Russa (Parigi, 27 maggio 1997). In esso si parla genericamente di nuovi membri [new members] e non vi è nessun riferimento specifico ai paesi dell’ex Patto di Varsavia (peraltro l’Ucraina non fu un “paese” membro dell’ex Patto di Varsavia, se non in quanto entità amministrativa – tali furono le 15 repubbliche – facente parte dell’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche).

Tuttavia questo mirabolante documento ripescato per rafforzare “argomentazioni fattuali”, richiama che la Russia e la NATO devono “mantenere solo capacità militari, individualmente o in congiungimento con altri, in misura commisurata alle legittime necessità di sicurezza individuali o collettive tenendo conto dei loro obblighi internazionali, compreso lo stesso trattato CFE”.

Al Trattato CFE, ossia al Trattato per la riduzione e la limitazione delle forze armate convenzionali in Europa, fu aggiunto successivamente l’Accordo sull’adeguamento del trattato sulle forze armate convenzionali in Europa, detto anche Adaptation Agreement. Fu firmato in occasione del summit dell’OSCE, tenutosi a Istanbul il 19 novembre 1999, dai paesi aderenti alla NATO, dalla Federazione russa e da altri Stati, compresa l’Ucraina, proprio ed esplicitamente in considerazione dell’allargamento della NATO negli anni Novanta (*).

Infatti, la Russia non si oppose al processo che già nel 1998 vedeva Estonia, Lettonia e Lituania stipulare un partenariato con gli Usa volto ad entrare nella Nato (come poi il parternariato strategico firmato nel novembre scorso tra USA e Ucraina). Perciò non è di questo che si duole la Russia, come dirò tra poco.

Prima, solo due parole sull’Ucraina di cui tutti hanno detto il possibile e spesso l’indicibile. Fino a quando Kiev non ha assunto posizioni apertamente ultranazionaliste, ostili e rossofobe, cioè fino al 2014, la Crimea non è stata in discussione. La Crimea, per posizione geografica, storia, popolazione, ha un rilievo politico e strategico che va bel oltre i pur minacciosi e russofobi Paesi baltici. Controllare la Crimea significa avere la chiave del Mare d’Azov, del Mar Nero e della Russia meridionale, e ciò spiega la decisione presa da Mosca dopo il colpo di Stato a Kiev. Pensare che la Crimea possa diventare una propaggine della NATO, o comunque far parte di un paese ostile alla Russia, è come pensare sia possibile che un giorno, per motivi oggi imperscrutabili, l’Alaska o la California possano diventare russe. Ciò che vale per la Crimea, vale anche per il Donbass, in guerra dal 2014.

È opportuno fare un passo indietro per tracciare un quadro storico e geopolitico d’insieme. L’era del “soft power” terminò presto, semmai fosse cominciata da parte USA. Contrariamente a ogni logica, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, la NATO ha iniziato a sviluppare massicciamente il suo potenziale e la sua attività militare sempre più in profondità verso il perimetro dei confini della Russia. Per quale motivo, quale minaccia rappresentava la Russia negli anni Novanta per i paesi del Patto Nord Atlantico?

All’inizio di questo secolo sono avvenuti alcuni fatti dei quali gli “argomentatori fattuali” non tengono conto per motivi riconducibili alla loro idea riguardo la Russia in generale e di Putin in particolare, ossia che rappresenti una sintesi tra la visione imperiale zarista e quella dittatoriale di Stalin.

Del resto sono idee funzionali alla propaganda di Washington, il cui obiettivo, non da oggi, è di minare la reputazione e il prestigio di Putin (risultato minimo) e ottenere il suo rovesciamento (compito massimo). Questo, si crede, consentirà di sostituirlo con un leader più liberale e di creare una stabile élite filo-occidentale nelle sfere industriale, scientifica e intellettuale della Russia. Che è poi quello che accade normalmente nei paesi vassalli degli USA.

Fatto per noi europei quanto mai dannoso è quello di assecondare gli scopi statunitensi, primo tra tutti di separare l’economia europea dall’interazione con quella russa.

L’intraprendenza militare della NATO, vale a dire in primis degli Stati Uniti, verso i confini della Russia si è manifestata in diverse occasioni, tanto che a oggi, secondo il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, tale attività è aumentato di cinque volte nei paesi NATO e di quattro volte quella navale. Nell’ambito dell’operazione Baltic Air Patrol, per esempio, lanciata nel marzo 2014 in Lettonia, Lituania ed Estonia, l’attività delle forze aeree di 15 paesi membri è aumentata di 1240 volte in termini complessivi di giorni/aerei.

Da marzo 2011, le aree marine europee sono pattugliate da navi americane con un sistema d’informazione e controllo di combattimento (CICS) denominato Aegis. Ciascuno degli incrociatori e dei cacciatorpediniere trasporta, in media, fino a 30 missili d’attacco. Se si comprende almeno un poco di che cosa si tratta, appare chiaro che queste navi possono lanciare non solo missili anti-nave o anti-som, ma anche missili da crociera lanciati dal mare, e questa è già una reale minaccia posto che i gruppi navali USA e NATO sono stati rafforzati in tutti i mari che circondano la Russia.

Ripeto la domanda: quale minaccia immediata e diretta rappresentava la Russia per i paesi del Patto Nord Atlantico?

Voglio qui ricordare il dispiegamento degli intercettori RIM-161 Standard Missile 3 (SM-3) IIB in Polonia. L’SM-3 IIB e successive varianti, con una velocità prevista di 5,5 chilometri al secondo, ha la capacità di volare più velocemente di qualsiasi altro missile supersonico.

Tale dispiegamento di missili NATO è stato giustificato ufficialmente quale sistema difensivo contro la minaccia di missili iraniani (convenzionali o nucleari). Perché installare tali sistemi missilistici lassù in Polonia quando la Turchia, membro della NATO, confina con l’Iran?

Poiché non vi è alcuna minaccia di missili iraniani (convenzionali e tantomeno nucleari), non vi è giustificazione per la costruzione di questi sistemi che possono rappresentare solo una minaccia per gli interessi vitali della Russia.

Infatti, Mosca accusa che questi sistemi siano solo l’inizio di un programma più ampio per saturare l’Europa centrale e orientale con difese missilistiche per impedire alla Russia di lanciare le sue armi nucleari strategiche o tattiche di risposta contro un attacco nucleare o convenzionale proveniente dall’Occidente verso il suo territorio, privandola quindi della capacità di lanciare una risposta o degradando tale capacità e dunque lasciandola vulnerabile a tutti i tipi di attacchi (**).

Non solo. Proprio contravvenendo a quanto prescritto nel richiamato Atto istitutivo sulle relazioni reciproche, che vieta l’installazione di missili e vettori nucleari presso i nuovi membri della NATO, in Polonia e Romania tali vettori sono stati posizionati. Gli USA rassicurano sull’impossibilità di schierare missili da crociera a terra su queste installazioni per mancanza di software adeguati. Perché installare i vettori allora? Si tratta di un palese inganno, poiché i programmi sono facili e rapidi da installare.

Per quanto riguarda le armi nucleari tattiche (TNW), gli USA le hanno schierate fuori dai confini nazionali (in Italia a Ghedi Torre e Aviano, in Belgio, Paesi Bassi, Germania e Turchia). Ciò vìola il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari.

Sempre a proposito di trattati: dei cinque tipi di bombe nucleari tattiche americane del tipo B-61, due varianti B-61-7 e B-61-11, insieme alle nuove B-61-12 LEP, appartengano contemporaneamente al settore strategico armi offensive (START). Con le decisioni del vertice della NATO (Chicago, maggio 2012), la diade di armi nucleari e convenzionali è stata sostituita da una triade, che collega l’infrastruttura antimissilistica con le armi tattiche e strategiche missilistiche nucleari, come anche con armi convenzionali. Tutto normale?

Ci sono 150 basi militari statunitensi e dei loro satelliti in prossimità dei confini della Russia e dei suoi alleati. Recentemente sono state aggiunte altre otto roccaforti militari, più sette centri di comando e controllo. Contro chi è diretto tutto questo potenziale? Esclusivamente contro la Russia. Perché è la Russia responsabile di tutto, e Putin è un pazzo, un malato, un megalomane, un genocida.

Certe “cose” gli esperti seri non le vanno a dire e spiegare in tv, anche perché sarebbe loro precluso per un motivo che sarebbe errato considerare semplicemente di volontà censoria: per fare girare la giostra milionaria della réclame c’è bisogno di francescani alla Orsini, divisivi e facili da dileggiare. Oltretutto il pubblico televisivo (ricordiamolo: comunque pagante) è considerato alla stregua di un minus habens con una curva dell’attenzione paragonabile a quella di un pesce rosso.

Il percorso intrapreso da Washington riguarda la volontà strategica di mantenere ad ogni costo la posizione di dominus assoluto sul piano geopolitico ed economico e di impedire la formazione di nuovi centri di potere con una politica interna ed estera indipendente.

Vale per la Russia, per la Cina, per l’UE, per chiunque. Se non si comprende questo fatto, non si può pretendere di capire ciò che è avvenuto nella seconda metà del secolo corso, ciò sta avvenendo ora e ciò che accadrà inevitabilmente domani.

(*) La NATO è dotata di 24.000 aerei da combattimento e 800 navi oceaniche. È ovvio che l’Europa avrebbe bisogno di un Trattato sulle forze armate convenzionali (CFE) fondamentalmente nuovo per sostituire il precedente, che non è mai entrato in vigore. Gli Stati Uniti si rifiutano di prenderlo in considerazione, poiché il Pentagono prevede di espandere il sistema avanzato dei suoi aerei convenzionali. Tanto per dire.

(**) Vale la pena ricordare, che già alla fine del 1945, gli USA svilupparono un piano (Totality) per il bombardamento atomico delle 17 città più grandi dell’Unione Sovietica e, nel 1949, la distruzione di 100 città sovietiche (piano Dropshot), quindi il discorso di Fulton di Winston Churchill nel marzo 1946, la creazione della NATO nell’aprile 1949 e la firma da parte del presidente Harry Truman della Direttiva 68 nel settembre 1950 per schierare permanentemente armi nucleari statunitensi in Europa.


18 commenti:

  1. https://officinadeisaperi.it/materiali/la-nato-contro-la-pace-e-lambiente-da-officina-dei-saperi/

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  2. I tuoi post si fanno sempre più lunghi, ma io li leggo lo stesso.
    Ciao

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    1. Leggendo si possono imparare delle cose, perfino da un blog. Ciao

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  3. Il 6 dicembre 1962 fu approvata la legge di nazionalizzazione dell'energia elettrica in Italia. Il giorno dopo due quotidiani, uno governativo e uno di opposizione, titolarono su otto colonne:
    "Le tariffe elettriche non saranno aumentate"
    "Le tariffe elettriche non saranno diminuite"
    Mi sono ricordato di questo episodio di umorismo involontario leggendo alcuni blog dichiaratamente pro Ucraina o pro Russia. Mi sembrava di ascoltare Radio Magica Roma e Radio Mitica Lazio durante il derby cittadino. Come i cronisti di sessant'anni fa (e i tifosi attuali), i blogger non si risparmiano ma più che testimoni mi sembrano finissimi umoristi.
    Braccobaldo (hétéronyme de Huckleberry Hound)

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    1. Diciamo che, non esistendo praticamente più giornali di opposizione, occorre andare in cerca di verità sui blog.

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    2. E perché? Tornando al cuore della questione: io apprezzo la tua passione, il tuo stile sanguigno, la tua indole battagliera, ai limiti della faziosità, ma tutto questo, se è piacevole dal punto di vista emotivo e impulsivo, lo è meno da quello razionale e riflessivo. Condivido molte delle critiche all'imperialismo statunitense (e molte altre ne potrei aggiungere) ma certe irragionevoli intemperanze: Biden come scoreggione e maiali quelli di opinioni diverse, nulla aggiungono alla validità dei ragionamenti. Se mai tolgono credibilità. E se raccolgono il plauso dei tuoi più ingenui seguaci, appaiono come una nota stonata a chi vorrebbe interagire senza elmetto e pugnale fra i denti. Mi spiace se ti sei sentita offesa, il mio era un tentativo di ironia e non di sarcasmo. Ma a volte il confine risulta troppo labile. Spero che mi sia ancora permesso di interagire qui.
      Da un altro abbonato di "Slavia": Braccobaldo (hétéronyme de Huckleberry Hound)




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    3. Un chiarimento ci voleva. Questo è un blog, un mio brogliaccio, non una rivista letteraria e tantomeno storico-scientifica, perciò un po’ di colore, di aplomb è d’uopo, perché sennò qualche lettore potrebbe prendere sonno, cadere sul proprio smartphon e poi chiedermi i danni patrimoniali e morali. Biden scorreggione è stato descritto così dalla stampa internazionale, e del resto la sua puzza si sente sempre. La stessa stampa che paragona Putin con Hitler, senza prestare attenzione al fatto che quest’ultimo aveva i baffetti che invece mancano allo zar. Quanto all’ironia, devi tener conto che io vivo tra i ghiacci perenni dove incontro quasi solo orsi. Poi sono anche una personcina permalosa, soprattutto con gli sconosciuti, anche se non tanto quanto certi twittaroli, di cui non voglio fare il nome proprio per non dovermi trovare a risponderne in tribunale. La mia risposta è lunga quanto la tua, perciò può bastare. Bacione

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  4. O solamente eterogenesi degli orifizi. Se anche il cerchio magico di Biden ha trattato quel 'macellaio' come incontinenza verbale, cercando subito di ritrattare e riformulare, trattandolo come un povero anziano incapace di intendere e di volere (ma lui poi è ripartito alla carica come un generale Custer contro gli indiani ribadendo il concetto): quale sarebbe il problema e incoerenza di altre incontinenze come la flatulenza? Razionalmente si tratta di orifizi differenti, e per noi capire da dove esce cosa.

    Soprattutto in situazioni diplomatiche altamente controllate e dal formalismo stringente, una scortesia forse inemendabile nei confronti della duchessa Camilla Shand, duchessa di Cornovaglia e reale britannica. Lavaggio, piega e colpi di sole. Diplomaticamente: un formale atto di guerra a sua maestà Elisabetta, senza regia ceralacca

    Scherziamoci un po' su, caro Einstein: sono solo migliaia di ordigni termonucleari in attesa di esplosione in mano a incontinenti! Stia sereno: c'è un prima e c'è un dopo: questi scemi di guerra non hanno solo capito il dopo. Pensi che uno studio di Oxford ha calcolato circa 10 minuti scarsi di tempo per fuggire e sto ancora pensando cosa potrei fare in quei minuti, tra una cosa e un'altra quando il tempo stringe ti accorgi che devi fare ancora tantissime cose nella vita e il tempo cambia densità

    Dichiarare guerra a un tizio con arsenale nucleare definendolo 'un macellaio' (non più le vecchie guerre guerreggiate mediorientali ma la guerra che può mettere fine al genere umano): in una persona mentalmente a posto comporterebbe più prudenza, magari riprendendo il trattato INF abbandonato proprio dagli USA per la proibizione dei missili nucleari con una certa gittata, oppure una dichiarazione di guerra totale dicendo che quello si è un pazzo ma che non userà mai l'atomica? Non ha alcun senso razionale, come bambini che giocano con una Smith e Wesson. Un giornalismo formalmente democratico e liberale che come i regimi fondamentalisti sta attaccato al duce fino alla morte.

    E' chiaro, lo vedono anche le scimmie e le giraffe, che quella è la pericolosissima malattia fondamentalista dello Stato che giura sulla Bibbia o sul Corano. Potremmo discutere per mesi sulle cause storiche e le coincidenze astrologiche, sulle idee e anche sulla teologia, certo, ma tutto questo mentre schiacciamo l'acceleratore dell'ambulanza a sirene spiegate per il trattamento sanitario obbligatorio, del caro nonno Presidente incontinente: non più in grado di intendere e di volere. Prima che sia troppo tardi per tutti.

    MB

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    1. Io ho un cugino che vive in California (no, non è il solito "ha detto mio cuggino": lui esiste) col quale parlavo prima delle elezioni del 2020. Gli dicevo: su 330 milioni di americani, proprio uno affetto da demenza senile si doveva scegliere? Lui, mio cugino, era tutto preso dal sacro fuoco, e non voleva intendere. Ma io credo che la scelta di un vecchietto demente non sia casuale, e, se mi si permette, mi preoccupa molto, e l'attuale vicenda bellica mi rafforza nella mia preoccupazione. In altri termini, ignoro a chi siamo in mano, e la cosa non mi piace.
      Con mio cugino non ne parlo, e lui si guarda bene dall'entrare in argomento.

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    2. e pensare che hanno fatto anche le selezioni pubbliche durate mesi, tutto un procedimento di selezione per arrivare a incoronare un demente.. il senso della democrazia

      fosse solo il demente quindi: un demente per una massa di ignoranti, dovremmo prima o poi stabilire degli indici per misurare il livello di ignoranza e soggiogabilità delle popolazioni, detto senza escludere la nostra of course

      ma ora mi hai fatto venire in mente una cosa pazzesca: come si fa a eliminare Sanders? Ma soprattutto: dire che Sanders è un comunista vuol dire il dilagare del virus del maccartismo ossessivo compulsivo e senza vaccino

      MB

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    3. Erasmo, ma il tuo cugino californiano che cosa ha votato come suo rappresentante? il vecchietto demente o Trump? Per capire quale sia il sacro fuoco, forse non una scelta casuale ed è comprensibile perché non voglia entrare in argomento

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    4. Gentile Anonimo, forse mi sbaglio, ma leggo una sorta di antipatia nei miei confronti nella tua domanda. L'impressione mi deriva da una domanda a cui non so rispondere: ma perché vuole sapere come ha votato mio cugino? Conseguente, un'altra domanda: ma, se proprio gli interessa, possibile che non capisca che ha votato Biden? Perché, se io gli critico Biden, e lui "non voleva intendere", vuol dire che poi l'ha votato. Anche se il punto era un altro, ossia il metodo di selezione del candidato, e la bovina accettazione da parte delle masse.
      E qui torniamo alla mia impressione iniziale. Poiché le cose che ho detto ora sono lapalissiane, i casi sono due: o tu sei particolarmente lento (e lo escludo, bada) oppure sei mosso da spirito ostruzionistico, ossia, trovandoci noi a discutere su web, da antipatia nei miei confronti.
      E questo mi dispiace, perché vorrei essere simpatico a tutti, e quindi anche a te.

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    5. Erasmo nessuna antipatia ovviamente, trattandosi di ironia, non trasponga sul personale e non si perda in paranoie (ostruzionistiche) non cerchi scorciatoie e rimanga concentrato sul pezzo. "Ignoro a chi siamo in mano", i casi sono due: o è un complotto o siamo in mano a suo cugino. Qualcuno avrà scelto, ma forse non un verbo impersonale. Per quanto riguarda la lentezza, no, non lo escluda affatto. Bacione

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    6. Non osavo. Ma, se insisti, non escluderò.

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  5. La gestione esterna di Gazprom Germania GmbH non è in grado di influenzare il riempimento degli impianti di stoccaggio del gas sotterranei, dove le riserve di carburante si stanno avvicinando allo zero. In particolare, il 5 aprile si è appreso che Gazprom aveva interrotto l'estrazione e l'iniezione di gas nell'impianto di Reden UGS e, un paio di giorni dopo, le pubblicazioni tedesche hanno riferito che l'impianto di stoccaggio era pieno per meno dell'1%. Allo stesso tempo, secondo gli analisti, in caso di problemi con l'approvvigionamento di carburante russo, BASF dovrà ridurre o interrompere completamente la produzione a Ludwigshafen, il più grande complesso chimico del mondo. Se ciò dovesse accadere, la produzione in numerosi altri settori, dall'industria tessile all'industria automobilistica, rischierebbe di interrompersi. Scenari simili esistono per i settori dell'acciaio, del vetro e della ceramica.

    Il capo della BASF Martin Brudermüller ha già affermato che l'interruzione delle forniture di gas potrebbe distruggere "la nostra prosperità", che, a suo avviso, causerebbe alla Germania "danni irreversibili" e sarebbe la peggiore crisi dalla fine della seconda guerra mondiale. Brudermüller ha anche notato che l'eliminazione graduale del gas russo è una transizione che richiederà dai quattro ai cinque anni, non dalle quattro alle cinque settimane. “Non basta che ora tutti riduciamo il riscaldamento di due gradi!”

    Patrick

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    1. caro Patrik, grazie per queste notizie.
      come dicevo settimane or sono (non era difficile il vaticinio) siamo solo all'inizio e ci stancheremo prima noi dei russi.

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