Più del 23% dei francesi votanti sarebbe di estrema destra? Senza contare il 7% di Zamour, eccetera. Pensano davvero che Marine Le Pen non abbia alcun legame con un’ideologia che risale agli anni Venti e Trenta? Oppure Giorgia Meloni non ha alcun rapporto con quel periodo, pur solo nell’animo? La votano proprio perché incarna quei “valori”, e del resto per milioni di italiani tra Letta e Meloni non c’è partita sotto ogni profilo.
Che cosa farebbe oggi, nel 2022, Le Pen alla guida della Francia? È immaginare oggi Carlo X o Napoleone III: uno stato moderno governato da un anacronismo. E Meloni? Noi siamo più avanti della Francia, l’estrema destra, seppur mitigata dal farinoso centrismo berlusconiano, l’abbiamo avuta al potere per lustri. Apparentemente senza conseguenze, e non mi riferisco solo alla toponomastica.
Se le camicie nere non hanno sfilato a Roma e la Croce Frecciata non è ancora scesa nelle strade di Budapest (ma di Kiev sì) è perché in Italia o in Ungheria l’estrema destra si è adattata alla modernità. Sa fare la muta, scambiare la sua pelle di serpente con una nuova nei colori dell’ambiente politico-sociale ed economico per mimetizzarsi con l’arredamento.
Del resto c’è un fronte politico forte per impedire questa minaccia rettiliana, non solo sul piano pratico, ma anzitutto ideologico, della proposta, seppur riformista? Dove sta la differenza sostanziale? Servono oggi lunghi discorsi per spiegare la differenza tra destra e sinistra, quando un tempo bastava una frase e forse anche solo mezza.
Ecco il punto. Dire che pressappoco sono tutti uguali, significa ancora prendere una posizione qualunquista?
Al secondo turno, il centrismo destrorso e la vaga sinistra francesi metteranno da parte le loro sensibilità politiche e si schiereranno contro l’estrema destra? È come quel giocatore che crede che, poiché il suo numero fortunato è uscito una volta alla roulette, dovrebbe sortire altre due, tre e chissà quante altre volte.
La democrazia, anche qui in Italia e un po’ dappertutto, compresi gli Stati Uniti, è diventata un gioco d’azzardo e sta giocando sempre di più con il fuoco.
Jean-Luc Mélenchon, ben prima che fosse ultimato lo spoglio dei voti, si è precipitato a sostenere il presidente reazionario in carica, e poco dopo il suo partito annunciava il ritiro politico dello stesso Mélenchon.
Mélenchon avrebbe infine ottenuto il 22% dei voti, solo l’1 per cento dietro a Marine Le Pen e centinaia di migliaia di voti si dovevano ancora scrutinare. Forse improbabile il sorpasso, ma non impossibile. Nella tarda serata, mentre venivano conteggiati i voti dell’area di Parigi, i voti di Mélenchon sono aumentati. Fino a dopo l’una di notte di lunedì non era chiaro se Mélenchon avrebbe potuto sconfiggere Le Pen e passare al ballottaggio contro Macron.
Il tempismo di questi annunci è sospetto. Alla fine di marzo, quando Mélenchon era ancora bloccato intorno all’11 per cento nei sondaggi, in un discorso elettorale a Marsiglia, pur notando che stava per compiere 70 anni, disse che intendeva comunque continuare a svolgere un ruolo attivo nella vita politica francese, e che avrebbe “senza dubbio partecipato ad altre campagne” dopo la fine delle elezioni in corso.
Con 7,7 milioni di voti, soprattutto i giovani e i distretti della classe operaia di 10 delle 16 città più grandi della Francia, tra cui l’area parigina, Marsiglia e Tolosa, il partito di Mélenchon sarà decisivo per mettersi a letto con Macron. Andando a votare al secondo turno gli elettori di quel partito lo prenderanno ancora una volta comodo nel culo.
Riassumendo: dagli anni Ottanta, l’emergere e il consolidarsi di una certa ideologia ha trovato terreno fertile e negli ultimi anni sembra aver raggiunto i suoi picchi più alti. Politologi e sociologi di ogni risma hanno cercato la spiegazione di questo fenomeno: disoccupazione, precarietà, immigrazione, declassamento, antieuropeismo, ecc.. Ognuno ha la propria convincente spiegazione, ma ce n’è una indiscutibile: la classe politica al potere da quarant’anni si è via via staccata dalla realtà vissuta delle persone comuni, che si sentono profughi in cerca di casa.
Ciò spiega il successo di un Grillo o di uno Zelenskyj, due personaggi del ghirigoro mediatico-politico, così come quello dell’estrema destra.
Se facciamo la tara dello zoccolo duro, cioè di chi vota tradizionalmente per l’estrema destra e quella che passa per essere la “sinistra”, buona parte dei francesi e degli italiani che votano – vuoi i francesi che hanno votato nel 2017 e oggi per Macron, per Marine Le Pen e per quel tomo di Zemmour, vuoi gli italiani che votano per qualunque cosa –, sono come dei senzatetto della vita politica, da trent’anni abbandonati, vaganti e inconsolabili. Il partito o sedicente movimento in cui credono di volta in volta di essere finalmente presi in considerazione è solo truffa.
Per dirla in modo crudele ma rapido, i leader e partiti nazionali non contano un cazzo. Le decisioni importanti sono prese altrove. A Bruxelles, a Francoforte, a Washington, a Pechino o a Mosca, da chi ha voce in capitolo sui listini della borsa di New York, di Londra, di Hong Kong o di Amsterdam. Non certo a Roma e nemmeno a Parigi.
Giusto. I parlamenti borghesi non servono più a niente, non sono più agibili per la parte progressista. Non possiamo più delegare, c'è bisogno di impegno diretto, quotidiano, militante. I parlamenti al massimo potranno essere degli interlocutori con cui trattare, ma la politica la dobbiamo fare fuori.
RispondiEliminaPietro
So di darti un dispiacere, ma oggi la politica la fa chi ha il potere, per il resto vedo deserto e degli assetati in cerca di un'oasi con acqua potabile.
RispondiEliminaDopo il casino che è successo e la grande solidarietà da parte della popolazione francese per i protestanti in piazza non riesco però ancora a comprendere tutti quei voti a Macron. E se il cambio di pannolone non è riuscito in Francia, figuriamoci in Italia
RispondiEliminaLa forma non sarà sostanza ma fa sempre uno strano effetto leggere i nomi dei partiti francesi o soprattutto svizzeri
https://it.wikipedia.org/wiki/Partiti_politici_in_Svizzera
non esiste ad esempio "Forza Svizzera", "Movimento figli delle stelle", "Democratic Party" (american glamour) o "Meno Europa" o "Fratelli svizzeri" (sulla falsa riga dei fratelli musulmani) ma sempre 'popolare' 'unione' 'socialista' 'verde' 'liberale' 'ecologista' quasi come i vecchi partiti italiani.. pure socialista.. che bastardi asociali: almeno un "Svizzera delle Libertà"! per venirci incontro
Ma in effetti ora vedo la Lega.. e anzi è anche peggio di Salvini. Grazie, grazie per la solidarietà.
MB
PS
Per non parlare degli strumenti di democrazia diretta e semidiretta e diritto di iniziativa popolare.. dal 1891
Non conterà un cazzo ma per salvarsi la pelle dovrà contare qualcosa e cominciare a bagnare il deserto e curare le api, i fiori e la terra
RispondiEliminaguardate un po' qui:
La verde Baerbock fa sponda con Biden su Cina e Russia
https://www.editorialedomani.it/deutschevita/baerbock-esteri-germania-atlantismo-g83dgal4
Annalena Baerbock, che sarà la ministra degli Esteri nel nuovo governo, troverà terreno comune con l’amministrazione Biden sulla linea dura nei confronti delle autocrazie.
Nel contratto di coalizione si sottolinea la volontà tedesca di permettere la continuazione dell’equipaggiamento della Luftwaffe con testate nucleari americane. Allo stesso tempo si annuncia l’entrata come osservatori nel Trattato per la proibizione delle armi nucleari, appagando così la linea antiatomica dei Verdi.
osservate la DATA: 29 novembre 2021
Se volete il blocco dello stomaco e saltare la cena c'è la ristampa di Limes (come forse avrai visto da Lilly Wuber) sull'accerchiamento della NATO alla Russia, siamo già in posizionamento nucleare. Contando che oggi si fanno meno scrupoli a schiacciare bottoni..
l'Ucraina è solo l'antipasto
MB