Ho dedicato nel corso degli anni diversi post alla prima guerra mondiale. In alcuni ho citato un famoso lavoro di Barbara Tuchman, The Guns of August (1962), tradotto anche in italiano in edizione economica e ormai introvabile (su ebay veniva quotato oltre 50 euro). In occasione del centenario della “grande guerra” non è stato ristampato, ed è un fatto questo molto curioso a proposito di “crisi dell’editoria”.
Tuchman ha descritto in dettaglio come gli errori di calcolo, l’onnipresente convinzione in un conflitto breve e vincibile, le manovre tattiche e gli errori accumulati, insomma come le “cancellerie” trascinarono l’Europa, in primis le più giovani generazioni, nel groviglio delle trincee e nel massacro della guerra.
Scrivevo in uno di quei post a riguardo della propaganda di guerra: «La sera del 9 agosto 1914, il generale Joseph Simon Gallieni, pranzando in borghese in un piccolo ristorante parigino, sentì un redattore del quotidiano Temps, che sedeva al tavolo accanto, dire a un commensale: “La informo che il generale Gallieni è appena entrato a Colmar con tremila uomini”. Gallieni si avvicinò all’orecchio del suo amico che sedeva a tavola con lui e gli disse: “Et voilà comment on écrit l’histoire!”».
Quindi scrivevo sulle motivazioni di quel conflitto scoppiato apparentemente quasi per caso: «La lotta per la spartizione del mondo fu la causa principale del conflitto bellico 1914-1918 che costò la vita a milioni di persone, cui s’aggiunse l’epidemia di “spagnola” che falcidiò la popolazione debilitata a causa della guerra, con circa 50 milioni di morti su una popolazione mondiale che era un quarto di quella attuale».
In un altro post, sempre del 2015, vaticinavo:
Una dinamica simile al 1914 la stiamo rivivendo nel conflitto USA-NATO con la Russia. A metà marzo, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha ripetutamente affermato che non avrebbe consentito un conflitto diretto tra Stati Uniti e Russia, perché “questo significherebbe la terza guerra mondiale”. Un mese dopo, questo è esattamente ciò che sta facendo l’amministrazione Biden.
Martedì, il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, ha presieduto una riunione dei rappresentanti di quaranta nazioni in un consiglio di guerra riunito da Washington nella sua base aerea di Ramstein in Germania, quartier generale dell’aviazione americana in Europa.
Austin, fresco di una visita a Kiev, ha confermato che la guerra in Ucraina è tra USA/NATO e la Russia. Ha annunciato che Washington avrebbe riunito ogni mese un analogo convegno di figure militari di alto rango – che ha definito come Gruppo di contatto ucraino – per “concentrarsi sulla vittoria” del conflitto con la Russia.
Dobbiamo convincerci che questi personaggi distopici stanno facendo sul serio. Gli obiettivi della guerra sono ora chiari. Lo spargimento di sangue in Ucraina non è stato provocato per difendere il suo diritto di aderire alla NATO, come si sostiene, ma è stato preparato, istigato e massicciamente intensificato al fine di distruggere la Russia come forza militare significativa e rovesciare il suo governo. L’Ucraina è una pedina in questo conflitto e la sua popolazione è carne da cannone.
Il consiglio di guerra di Ramstein è stato organizzato per tracciare la fase successiva di questo schema. Prima e dopo l’incontro, gli Stati Uniti e altre potenze della NATO hanno annunciato il dispiegamento di armi avanzate in Ucraina. Il gruppo di contatto, ha dichiarato Austin, deve “muoversi alla velocità della guerra”.
La distinzione che esisteva nelle prime settimane di guerra limitava le armi di escalation, ora è svanita. La Germania, dopo molte esitazioni, è stata costretta ad annunciare che consegnerà un certo numero di carri armati e di blindati controaerei Flakpanzer Gepard, mentre il Canada invierà obici M777 da 155 mm., munizioni anticarro e veicoli corazzati. Gli USA ovviamente non sono da meno.
Anche l’Italia ha inviato armi e ne consegnerà ancora per alimentare il conflitto, anche se non è noto quali in dettaglio. Tutto ciò nel pieno rispetto dell’articolo 11 della costituzione, e con il placet entusiastico del suo garante rieletto per altri sette anni al Quirinale. Per tacere del Parlamento, che di fatto non esiste più da anni. A decidere di tutto c’è il cittadino Mario Draghi, preso per strada e nominato dapprima a capo di un governo d’emergenza e ora a capo del governo di guerra.
Washington è determinata a vincere la guerra, Mosca è determinata a impedire che ciò accada. Non c’è via d'uscita per nessuna delle due parti se non l’escalation. Lavrov ha infatti ragione quando afferma che la guerra nucleare è un pericolo reale e serio. Putin a sua volta minaccia l’uso di armi “mai viste”. Ho una qualche idea di che cosa si possa trattare, e non sono “armi mai viste”, poiché si vedono nei film di fantascienza (ne ho fatto cenno in passato).
Washington ha spedito armi per un valore di oltre 3,7 miliardi di dollari dall’inizio della guerra. Il regime di Kiev non è in grado e non ha la forza per sconfiggere la Russia. Il pericolo, visto dal punto di vista degli USA, è che la Russia riesca a consolidare il suo controllo sull’Ucraina orientale e sulla costa del Mar Nero. Se le forze ucraine non avanzano e anzi arretrano, il vantaggio, almeno dal punto di vista militare, si sposta sulla Russia.
Lo sviluppo del conflitto, avviato nello Studio Ovale e deliberato al Cremlino, è sempre più nelle mani dei militari e sta raggiungendo un punto di non ritorno. Una sconfitta decisiva della Russia nel conflitto richiede il coinvolgimento sempre più diretto delle stesse potenze della NATO, fino al dispiegamento di truppe.
Con le spedizioni di armi e specialisti, dichiarazioni radicali e consigli di guerra, gli Stati Uniti hanno puntato tutta la loro credibilità sulla sconfitta della Russia in questo conflitto. Per ciò che vale lo scrivo ormai da mesi: la posta in gioco va oltre l’Ucraina e anche oltre l’Europa. Il destino dell’egemonia americana, compresa la credibilità delle sue minacce contro la Cina, è in bilico. Le decisioni sconsiderate prese da Washington in passato sono così diventate la premessa principale nella logica dell’escalation bellica attuale.
Le guerre si sa come cominciano ma non come finiranno. Date retta, basta giocare con le ragioni e i torti, con le scemenze e la propaganda, c’è di che essere molto preoccupati. Tutti.
Scusi se mi permetto una piccola notazione bibliografica: il libro non ripubblicato e dalle alte quotazioni non è "Cannoni d'agosto" ma "Marcia della follia". Tanto Le dovevo, saluti Ale.
RispondiEliminaNessun problema Ale, sono qui per imparare, tuttavia Cannoni d'agosto è stato ripubblicato una sola volta in epoca remota e in tiratura limitata, dopodiché è introvabile, salvo ovviamente nelle biblioteche. Grazie per il commento. Ciao
Eliminaentrambi i libri sono disponibili qui:
Eliminahttps://www.vialibri.net/searches?author=Tuchman&title=La+Marcia+Della+Follia&s=1.rb1ijx.7b1a24963e408d94
7,9 miliardi di persone sono "karne da kannone"
RispondiEliminaQuando dice che il conflitto è stato avviato nello Studio Ovale a cosa si riferisce di preciso?
RispondiEliminaper esempio e da ultimo:
Eliminahttps://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/ultimi-decenni-abbiamo-sbagliato-russia-si-spiega-308206.htm
I NODI VENGONO AL PETTINE: DALLA GERMANIA
RispondiEliminaSul canale Lettera da Mosca di Telegram un'intervista con Martin Wansleben, amministratore delegato dell'Associazione delle Camere di Commercio e Industria tedesche: Non solo l'energia e le materie prime diventano più costose ma tutto sta rincarando. Ci sono molte aziende che non sanno cosa potrà succedere con i clienti e i fornitori.
Per me l'inflazione è ora del 7 o 8% e i prezzi alla produzione sono saliti del 30%.
Uno dei motivi è l'aumento dei prezzi dell'energia.
La grande massa del gas non serve per il riscaldamento o l'acqua calda ma per il calore di processo, ovvero chimica, siderurgia, farmacia. E se guardi quali materie prime vengono prodotte in chimica, è facile capire che se la chimica si ferma in Germania, gli ingranaggi dell'economia si fermano in tutta Europa.
Un embargo sul gas naturale russo ora sarebbe un disastro.
L'intero sistema di gasdotti in tutta Europa andrà a pezzi sullo sfondo dell'indipendenza dalla Russia. Non è solo questione di dove prendiamo il gas ma anche di come lo distribuiamo. Ora siamo al si salvi chi può. Gli italiani cercano di trovare gas in Africa. È positivo ma è solo parte del problema: non abbiamo modo di utilizzare le fonti che gli italiani scoprono in Africa perché non c'è collegamento con i loro gasdotti.
Non ha senso imporre sanzioni che colpiscono più te di chi dovrebbe essere punito.
Molte aziende lasciano la Russia. Io parto ma il mio concorrente asiatico resta. Il tema dunque è: sto lasciando per sempre i miei affari in Russia?
https://bit.ly/3vpPNTi
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