Circa 48,7 milioni di francesi oggi possono votare per eleggere al secondo turno il presidente della repubblica. Le votazioni sono iniziate ieri nelle Indie occidentali francesi, Guyana (Sud America), Saint-Pierre e Miquelon (arcipelago francese in Nord America) e Polinesia francese (Sud Pacifico). Le elezioni legislative si svolgeranno con un primo turno il 12 giugno e un secondo il 19 giugno 2022. Per la prima volta un QR code comparirà sulla tessera elettorale inviata a tutte le persone iscritte nelle liste elettorali.
Ciascun candidato ammesso alle elezioni presidenziali riceve dallo Stato 200.000 euro di anticipo sul rimborso forfettario delle spese di campagna elettorale. La pubblicazione della lista dei candidati impone ai media l’obbligo di rispettare il principio di correttezza nei confronti dei candidati. Il tempo di parola concesso a ciascuno deve essere proporzionale ai risultati delle elezioni e dei sondaggi precedenti. Tradizionalmente, un dibattito tra i due finalisti al secondo turno è organizzato in televisione.
Se il presidente uscente non viene rieletto, avviene un trasferimento di poteri tra il presidente uscente e il presidente eletto. Macron è entrato in carica il 14 maggio 2017, Le Pen, se dovesse vincere, entrerebbe in carica entro il 13 maggio 2022. In caso di rielezione di Macron, sarà organizzata anche una cerimonia d’investitura, entro il 13 maggio 2022. Come in occasione del trasferimento dei poteri, il Presidente del Consiglio costituzionale proclama i risultati finali delle elezioni, la grande collana del l’Ordine della Legion d’Onore viene consegnato al Presidente della Repubblica.
Dal 1965, in Francia, vi sono state 11 elezioni presidenziali, vi hanno partecipato complessivamente 75 uomini e donne candidati. L’età minima richiesta per essere candidati è stata ridotta da 23 a 18 anni nel 2011. Perciò la Francia, almeno teoricamente, potrebbe trovarsi come presidente della repubblica anche un ragazzo o una ragazza di 18 anni. Non è detto che farebbero peggio dei più adulti.
Dal 2007 un presidente eletto non può svolgere più di due mandati, e non c’è limite di candidatura per i non eletti.
Il candidato più giovane, 40 anni, che è diventato il più giovane presidente della Repubblica francese, è Emmanuel Macron, nel 2017. Il candidato più anziano fu il comunista Jacques Duclos, 72 anni nel 1969. Finora l’età media, 55 anni, dei candidati alla presidenza è cambiata poco nel tempo. Le poche candidate con 51 anni in media, rispetto ai 56 anni dei candidati maschi, i quali rappresentano la maggioranza dei candidati all’Eliseo, più di 7 su 10.
Otto candidati erano nati fuori dalla Francia metropolitana. Jacques Cheminade è quello nato più lontano da Parigi, a Buenos Aires in Argentina; al secondo posto Christiane Taubira, nata a Cayenne in Guyana; al terzo posto Ségolène Royal, nata a Ouakam, in Senegal. I parigini di nascita i più numerosi: 15 candidati, a cui si aggiungono 14 residenti nell’Ile-de-France.
La principale fonte di reddito dei candidati proveniva da un mandato elettivo o da una funzione politica per più della metà della loro carriera professionale. 45 candidati su 75 hanno studiato a École Sciences Politiques, 14 all’École nationale d’administration (ENA), una
istituzione creata nel 1945 e sciolta l’anno scorso, e 10 candidati in entrambi. Da notare che l’ENA da trent’anni non aveva più sede a Parigi, ma a Strasburgo.
28 candidati alle elezioni presidenziali sono stati sindaci, ossia più di un terzo, 9 erano primi ministri, 16 ministri e quasi tutti i candidati erano deputati. In 6 casi avevano ricoperto ruoli politici, primo ministro, ministro, deputato e sindaco.
A causa delle sue divisioni interne, la cosiddetta sinistra radicale ha fornito il più grande contingente di candidati alla presidenza, fino a 4 candidati nelle stesse elezioni nel 1988, 2002, 2007 e 2022, e ciò nonostante il suo peso elettorale molto relativo.
L’anno 1974 ha visto tre candidati registrare il numero di voti più basso di tutte le elezioni presidenziali. Perdente tra i perdenti, Guy Héraud, che ha fondato il partito federalista europeo nel 1971, ottenne solo 20.000 voti (0,08%), seguito a ruota dall’avvocato Jean-Claude Sebag (0,16%), sostenuto anch’egli dal movimento federalista europeo. Bertrand Renouvin, candidato della Nuova Azione Francese, che ebbe l’originalità di presentarsi come monarchico, gollista e antifascista allo stesso tempo, ottenne lo 0,17% dei voti.
Il numero di preferenze ottenuto al primo turno dal generale de Gaulle nel 1965 rimane ancora un record. Raccolse il 44,65% dei voti, prima di essere eletto al secondo turno con il 55,2%. Georges Pompidou raggiunse il 44,47% dei voti al primo turno nel 1969. Con il 43,25% dei voti nel 1974 è François Mitterrand. Questo punteggio lo rende il candidato che ha raccolto il maggior numero dei voti al primo turno senza vincere le elezioni: ottenuto poi il 49,19% dei voti contro Valéry Giscard d’Estaing al secondo turno.
Arlette Laguiller è la candidata più tenace della 5a repubblica. La candidata di Lutte Ouvrière si è candidata per sei elezioni presidenziali consecutive, nel 1974, 1981, 1988, 1995, 2002 e 2007, per poi cedere il posto a Nathalie Arthaud. All’estrema destra, non è lontano da questo record Jean-Marie Le Pen, che ha totalizzato cinque candidature alle presidenziali, sempre tra il 1974 e il 2007, tranne che nel 1981 per non aver ottenuto le 500 sponsorizzazioni (le firme di sindaci, eletti nei dipartimentali e regionali e parlamentari necessarie per partecipare alle elezioni presidenziali).
François Mitterrand e Jacques Chirac si sono presentati quattro volte davanti ai francesi e hanno vinto due elezioni.
Nessun commento:
Posta un commento