Il sito web del ministero dell’Interno francese ha comunicato i risultati ufficiali dopo lo spoglio di tutte le schede.
Con 18.779.641 voti a suo favore, pari al 58,54%, Emmanuel vince davanti a Marine Le Pen, al 41,46% (13.297.760 voti).
L’astensione è del 28,01% (nel 2017 al 25,44%). Dei 48,7 milioni di elettori registrati, 13,6 milioni non hanno votato. Si avvicina al record che risale al secondo turno delle elezioni presidenziali del 1969 (31,15%), quando si fronteggiarono due candidati della stessa area politica.
Dei 32 milioni di voti espressi, ci sono stati più di 2,2 milioni di schede bianche (4,57% degli elettori registrati) e quasi 791.000 voti non validi (1,62%), per un totale del 6,19%.
Quasi 17 milioni degli aventi diritto di voto si sono astenuti oppure hanno scelto di votare scheda bianca o nulla.
Nel centro di Parigi, tra Les Halles e Place de la Republique, così come in altre città della Francia, ad esempio Caen e Strasburgo, si sono svolte manifestazioni popolari per protestare contro l’elezione di Emmanuel Macron, con slogan anche contro Le Pen. A Strasburgo, hanno sfilato senza incidenti dietro uno striscione che diceva: “Lavoratori, disoccupati, giovani, pensionati, meritiamo di meglio”.
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In Francia, come ovunque, ha vinto di nuovo il ricatto, passando di successo in successo fintanto che ne saremo succubi. E ora andranno in scena i presuntuosi latrati di trionfo coi quali i signori democratici accozzati in un sol mucchio si felicitano reciprocamente per gli effetti miracolosi del secondo turno elettorale nell’ultima domenica di aprile.
La grande borghesia sa bene che nei periodi di depressione e di scoraggiamento i suoi schiavi lasciano volentieri stordire la loro paura da quelli che promettono la più apparente armonia di tutta la società e salvo il carrello dei piccoli godimenti, per poi abbandonarsi a gravi dibattiti televisivi sui problemi sociali.
Che altro fare, ti chiedono? Se il rischio è sempre quello di cadere nella brace, avranno buon gioco nel friggerci nella stessa vecchia padella. Perciò è necessario chiamarsene fuori, denunciare la caricatura della democrazia e del suo venerabile travestimento, il dominio puro e insolente della cleptocrazia.
In alternativa ai mostri antidiluviani non ci resta che accettare i nuovi mostri, le illusioni di cui abbiamo bisogno per dissimulare a noi stessi il contenuto grettamente borghese del nostro essere sociale, in attesa della grande tragedia storica che non tarderà secoli a falciare molte teste.
Rispettate le formalità, il nuovo totalitarismo non suscita rivolta e neppure resistenza, ma solo emozioni manipolate dal pornoattivismo dei grandi media. Chi ha vissuto nella disobbedienza facendone una virtù, non può accettare di allinearsi all’ideologia dominante, almeno non più di quanto tale allineamento, obtorto collo, non sia avvenuto col passare degli anni e in forza della rassegnazione per uno stato di cose che meriterebbe risposte sparate non a salve.
Io non ho vissuto nella disubbidienza ma ho iniziato a viverla da qualche anno.... ma purtroppo non vedo strumenti per esternarla con veemenza...
RispondiEliminaCosa possiamo fare.....noi disubbidienti e credo che siamo tanti....