«Lettore mio, che non hai nulla di meglio da fare, senza che io te lo giuri puoi credermi che questo [post], come figlio dell’intelletto, avrei voluto che fosse [migliore]. Ma questo, poco importa al nostro racconto: l’essenziale è che la narrazione non si scosti di un punto dalla verità.»
Mentre la notte scorsa con qualche tremito rileggevo il romanzo scritto da un reduce della battaglia di Lepanto, riflettevo su questo dato: cazzo, 4° di minima là fuori. La prossima notte farà anche più freddo. Per fortuna abbiamo ancora un po’ di gas russo che ci riscalda i cuoricini e pure le sacre pudende.
Dei buontemponi vanno a dire in giro che dovremmo rinunciare al gas russo per ripicca. Il signor Putin è diventato un criminale di guerra di punto in bianco, ma già non godeva di simpatie presso certo pubblico. L’accusa di crimini nefandi promana da chi ha generato ogni tipo di guerra ed è fatta propria da utili realisti che in barba all’articolo 11 più bello del mondo ignorano gli effetti prodotti da bombe e altre armi vendute dall’Italia a mezzo mondo.
Che tempi, contessa. Da parte mia prendo atto che il signor Putin è l’ultimo statista europeo rimasto in gioco. Dico seriamente, con buone pezze d’appoggio e dopo aver a lungo soppesato i pro e contro e soprattutto il valore di tutti gli altri. Perfino quella vecchia gallina reazionaria della Le Pen rischia di apparire più saggia di Macron, che si appresterà da lunedì prossimo a fare un mazzo così a molti dei suoi elettori, non avendo più nulla da perdere riguardo a loro.
A Putin se non altro va riconosciuto il coraggio di non aver calato le braghe davanti alla protervia degli americani di Washington e di Wall Street. Ha detto niet, ora basta, andate a esportare la vostra democrazia tra le baraccopoli dell’Alabama e della California, ricordando la festa degli incendiari di Watts (1965). La Russia ci darebbe il proprio gas e petrolio quasi gratis se non ci comportassimo da asini bipedi dalla memoria corta.
Come sarebbe un paese governato da degli asini? Non intendo le simpatiche bestie a quattro zampe e orecchie lunghe, ma come apostrofe attribuita comunemente a certe persone. Non serve molta immaginazione quando si tratta di prevedere il peggio, anche perché gli asini al governo li abbiamo avuti, sono ancora lì e non schioderanno.
Don Chisciotte si chiede a riguardo di Sancho se “si ricordava che qualche cavaliere errante avesse portato con sé uno scudiero montato su un asino”; ma nessuno gli viene in mente. Tuttavia decise che lo avrebbe portato con sé, con l’intenzione di fornire al suo scudiero una cavalcatura più onorevole non appena si fosse presentata l’occasione di sottrarre il cavallo al primo cavaliere scortese che avesse incontrato. Chisciotte promise a Sancho il governo di un’isola. Lo scudiero «se ne andava sul suo ciucco come un patriarca, con l’otre e le bisacce, e un gran desiderio di vedersi già fatto governatore dell’isola che il suo padrone gli aveva promesso» (p. 78, tascabili Einaudi).
«Mi raccomando, signor cavaliere errante, che non esca di mente quello che mi ha promesso riguardo all’isola, che io saprò governarla, anche se sarà grande». D’interesse non trascurabile a tale riguardo fu la composita risposta che diede il signore di Quijana, e che lascio al gentile lettore scoprire e godere da sé alla stessa pagina.
Sancho si mostrerà eccellente nell’arte di governare; eccellente, perché saggio e giusto. Senza dubbio consigliato dal suo asino.
L’asino è fedele, testardo e perseverante, abituato a portare pesi, a subire percosse. Da queste umiliazioni, da tutta questa malvagità umana, sa trarre motivi di resistenza, nobiltà e ispirare simpatia. Un paese governato per davvero da degli asini sarebbe dalla parte degli umili.
È un gran danno non poter candidare delle bestie come queste alle prossime elezioni. Vedremo invece candidate e poi elette delle bestie ignoranti e malfide come molte di quelle che da sempre legiferano e ci governano, con una coda di superbia lunghissima.
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Jeannette Walls è una scrittrice e giornalista statunitense, nata a Phoenix il 21 aprile 1960. Dalla sua autobiografia è stato tratto il film Il castello di vetro. Racconta il lato B di un’America autentica.
Scena: negli anni 1960, in uno squallido alloggio di fortuna, una bambina di circa 6 anni, molto affamata, chiede alla propria madre, una eccentrica pittrice dilettante che sta dipingendo un improbabile capolavoro, di poter mangiare. La madre si volta verso di lei, la fissa per un attimo e poi le risponde con un sorriso: “Preferisci che prepari il cibo che tra un’ora non sarà più, oppure che finisca un quadro che resterà per sempre?”.
Mi è venuto in mente Mario Draghi.
A proposito di Napoleone, qualcuno ha scritto che molti di quelli che lo avversavano, in realtà vedevano in lui solo un prodotto della rivoluzione. Molti di quanti oggi avversano Putin, vedono in lui soprattutto un prodotto dell'URSS. Ma è vero, come dice Lei, che nell'area-mondo per noi più frequentabile è l'unico statista. Saluti, Ale
RispondiEliminaAnche Hitler fu uno statista e non solo per i tedeschi fino al 1939. Lo fu ancora di più per i tedeschi e qualche altro fino al 1941. Poi sempre meno anche per loro. Sono giudizi elastici e relativi, come un po' tutto in questi casi. Dipende dall'epoca e dalla prospettiva storica.
EliminaIntanto, il rublo è più forte di prima. 😁
RispondiEliminahttps://www.lindipendente.online/2022/04/21/gli-avevano-fatto-il-funerale-ma-il-rublo-e-piu-forte-di-prima-come-e-successo/?fbclid=IwAR2KXAQdyfEj6-N7IA_L6q7qxrkWA08TLKZsR2_wWNps3gGu1FNBT1jq3S8
Anche ne La fattoria degli animali si parla di nefasti quadrupedi che si fanno bipedi. Che siano gli stessi?
RispondiEliminaPietro
Grande, non c'è che dire. Con alla fine un epitaffio per l'estremo eroe della pacificazione e della resilienza.
RispondiElimina(E tu onore di pianti, Mario, avrai, ove fia santo e lagrimato il gas ...)
Morvan.