Sto scrivendo queste righe dopo aver spento la tv, questa sera più inascoltabile e irritabile del solito. Decisamente meglio la sonata per violoncello e pianoforte di Prokofiev, nato nel 1891 a Soncivka, vicino a Donetsk.
Chissà cosa avrebbe pensato Sergej Sergeevič vedendo la situazione attuale. Morì il 5 marzo 1953 alle 9 di sera per una emorragia cerebrale. Lo stesso giorno, nemmeno un’ora dopo il compositore, morì anche Iosif Stalin, per cui la notizia della sua morte fu riassunta in un trafiletto una settimana dopo.
Su DVD si può ascoltare Horowitz in Moscow. Vladimir Horowitz, pianista e compositore russo, dichiarava di essere nato a Kiev, nel 1903. Sposò Wanda Toscanini ed ebbe la sfortuna di morire il 5 novembre 1989. Dio non voglia che l’idiozia o il caso centri con un missile i bulbi dorati della cattedrale di Santa Sofia per poi incolpare questo o quell’altro. Di questo passo possiamo aspettarci di tutto.
I testi della canzone tratta dalla 13a Sinfonia di Shostakovich, conosciuta come Babi Yar, eseguita per la prima volta dall’Orchestra filarmonica di Mosca nel 1962, sono del poeta Evtouchenko. Volodimir Zelensky, ebreo originario della regione di Dnipro, il quale a partire dal 2017 aveva dovuto studiare l’ucraino per poter partecipare alla vita politica, ha accusato l’esercito russo di aver colpito con missili il memoriale ebraico di Babi Yar. Immediatamente i leader israeliani, tra cui il ministro degli Esteri Yair Lapid e il ministro della diaspora Nachman Shai, hanno condannato il fatto. Durante un sopralluogo nella zona del noto giornalista israeliano Ron Ben Yishai, è stato affermato che nulla è stato danneggiato dall’esplosione. È calato il silenzio.
A proposito di missili, Votkinsk, città della Repubblica Autonoma dell’Udmurtia, ospita un impianto industriale del Moscow Institute of Thermal Technology, dove si realizzano i missili a lungo raggio russi. A Votkinsk, il 7 maggio 1840, vi nacque Pëtr Il’ič Čajkovskij. L’inizio del quarto ed ultimo movimento della Patetica, orchestra di Leningrado diretta da Evgeny Mravinsky, è un adagio che fa piangere anche le statue. Se non avete mai assistito al balletto Il lago dei Cigni, con Rudolf Nureyev e l’altrettanto incredibile Margot Fonteyn, segnalo che è spesso riproposto su Classica HD, un canale che vale l’abbonamento a Sky.
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Ci fanno vivere in uno stato d’eccitazione permanente, per cui diventa sempre più difficile svolgere un ragionamento senza essere etichettati pro o contro qualcosa o qualcuno. Per tacere di quelli che riescono a distinguere i neonazisti “buoni” da quelli “cattivi”. Un popolo senza ricordi è un popolo infantile.
Per quello che sta succedendo oggi in Ucraina, le prese di posizione e i giudizi tranchant, bisogna tener conto dell’inveterata avversione occidentale per i popoli slavi, che, specie negli ultimi anni, ha assunto toni vergognosi nel demonizzare la Russia, descritta come un male storico, e il suo presidente eletto, il quale, parliamoci chiaro, non sarà un democratico come piace qui da noi, ma non dimentichiamo che in sede di Unione europea trovano posto personaggi non meno discutibili, e che tra Washington e Arlington regna una cricca di criminali impuniti.
Si tende a dimenticare com’era ridotta la Russia negli anni Novanta. Putin, che conosce da vicino l’Europa, ha tentato di sviluppare un rapporto privilegiato con il vecchio continente, segnatamente con la Germania, ma anche con la Francia e l’Italia, collocandolo in una prospettiva “eurasiatica”, per la creazione di un mercato unico da Lisbona a Vladivostok.
Una linea di politica estera, la sua, e di rapporti economici con l’Europa occidentale, che si richiamava all’idea della Casa Comune Europea affermata da Gorbačëv. Un’unione economica euroasiatica è evidente che non può piacere a chi invece punta a mantenere l’Europa posizionata sul fronte atlantista e saldamente vincolata agli USA sotto ogni profilo.
Ormai è tardi e nulla sarà più come prima. Ce ne accorgeremo presto, non appena i nostri zerbinotti di palazzo Chigi e della Farnesina avranno smaltito la sbornia russofoba e dovranno fare i conti con la realtà.
Siamo tutti etichettati Olympe. Già è difficile sembrare obiettivi e imparziali in tempi normali, figuriamoci in tempo di guerra. Ho scritto "sembrare" perchè "essere" obiettivi, equanimi, spassionati e neutrali è impossibile: sarebbe disumano.
RispondiEliminaBraccobaldo
Enrico Letta sta andando in giro a sponsorizzare l'embargo del gas e del petrolio russi. Comincio a pensare che vogliano deliberatamente distruggere l'economia. Che non si tratti, cioè, di insipienza e subalternità agli Stati Uniti, ma di un obiettivo perseguito lucidamente.
RispondiEliminapuò essere che abbia interessi nell'eolico
EliminaSiamo a 30 anni quasi esatti dalla famosa frase di un noto politico della nuova destra russa:
RispondiElimina"Ma chi ha bisogno delle vostre merdose macchine?! Se ne hanno bisogno , compreremo tutto all'estero!"
Il "ritardo tecnologico" russo partirà da quella frase e da quel giorno di 30 anni fa. La Russia metteva materie prime e l'occidente forniva macchinari.
Yegór e la ancora più traditrice figlia Maria , neo-ucraina israeliana moscovita (non so se è riuscita a mantenere anche cittadinanza russa), consigliera ad Odessa di Saakhashvili e poi di Porošenko al governo, erano e sono i "vermi nella ciliegia", che la mangiano silenziosi dal suo interno.
La sostituzione del materiale tecnico occidentale di prodotti aerospaziali o aeronautici civili russi sarà certamente lunga ma questa gara, finalmente, anche i "liberal" russi si sono accorti che bisogna vincerla.
Perché i liberal russi hanno cambiato idea?
Per un semplice motivo: le sanzioni occidentali (soprattutto europee, molto meno quelle statunitensi, mica sono coglioni come Ursula Von der Leyen a Washington!) colpiscono anche loro.
Non pensiate che il popolo soffra di queste sanzioni: per la maggior parte ne è persino contento. Materie prime russe, tecnologia russa, guadagno russo.
Riporto una dichiarazione:
"Le aziende russe, e non solo del settore spaziale, che hanno acquistato dielettrici, materie prime e materiali da produttori esteri, affermano che negli ultimi anni la qualità dei materiali stranieri è progressivamente diminuita. Formalmente, ovviamente, le caratteristiche dei prodotti sono rimaste entro i requisiti delle specifiche tecniche, ma in realtà si è scoperto che iniziavano a perdere le loro proprietà funzionali durante il funzionamento effettivo.
Andrey Tyulin
Direttore generale della holding "Russian Space Systems".
Beh, è veramente giunta l'ora di fare da sé. Se Airbus produce 600 aerei civili all'anno e tutte le aziende russe non arrivano a 40 perché, appunto come diceva Gaidar, "compreremo tutto all'estero", ed è sempre stato più comodo (e soggetto a tangenti di milioni di euro per i presidenti delle numerose compagnie aeree russe) inviare all'estero palladio e titanio per ricevere aerei finiti, ora è giunta la ora di invertire la tendenza. Il mercato russo ha bisogno di almeno 500 aerei commerciali dai 160 posti in su. L'ordine di spesa è di 60.000.000.000 di euro. Sessanta miliardi da regalare alle casse dei paesi ostili? Anche basta!
La Russia, sappiate, è grande come Plutone. Ha tutto.
Patrick
Come lavoratore dello spettacolo, le dico che lei potrebbe benissimo, visto che possiede doti culturali e sensibilità artistiche ad alto livello, scrivere recensioni musicali come lavoro. Mi creda, avrebbe grande seguito.
RispondiEliminaCordiali saluti
grazie dell'apprezzamento. cordialità
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