venerdì 24 dicembre 2021

Un po’ di ottimismo

 

In questi due ultimi anni sono cambiate molte cose e anche su ognuno di noi la “cosa” non è passata senza conseguenze, prostrati da una ridda d’input contradditori da far apparire Ivan Petroviun dilettante. Un mutamento di scala economica, politica e di ambiente psicologico che i più non avevano mai visto prima. Restringimento delle libertà collettive e individuali, molta più voglia di fascismo, che già prima non era poca cosa, nella cornice di un sistema sociale sempre più divisivo tra privilegio e rassegnata precarietà. Torna l’antico, dopo l’illusione che le cose fossero cambiate una volta per sempre almeno un po’.

Nei momenti più duri di soffocamento politico-sanitario, dove tutto sembra truccato, il mio pensiero va spesso alle persone coinvolte nella vicenda della grande peste alla metà del Trecento. Un atto lustrale, ti purifichi da tutte le cazzate odierne. Quella pandemia batterica fu vero dramma. Tra i morti di peste non furono conteggiati cardiopatici e diabetici. L’orrore di dover lottare per la sopravvivenza, l’ineluttabile sull’uscio di casa, la morte che non ha riguardo per l’età, interi villaggi e quartieri cittadini rimasti senza un’anima viva o quasi. L’Europa spopolò.

C’è chi sostiene che quella vicenda pestifera segnò una netta cesura tra due epoche, tra il medioevo e quella che, non senza altri drammi feroci, a poco a poco diventava la modernità. In un secolo l’Europa si riprese, anche demograficamente. Si producevano figli senza tanti riguardi, mentre oggi alleviamo cani e gatti che, per carità, sono tanto carini e amabili, ma non lavorano e non versano contributi. Passeremo per i più stupidi egoisti della storia? Spiegare l’inverno demografico con l’egoismo è una comoda scorciatoia, lasciamo ‘sta roba ai preti.

Il processo storico attuale corre molto più veloce e non passeranno secoli prima di assistere a cambiamenti travolgenti, innescati dalla necessità e sincopati dalla ecletticità del caso. Per millenni, la velocità con cui il tempo passava non era quella di oggi, dove si vive al millisecondo dei nostri microchip. Quando e quali di questi cambiamenti saranno più decisivi e deflagranti? Clima, demografia, crisi finanziarie, guerre? Non lo so, ma di solito i guai s’accompagnano.

La lettura delle dinamiche economiche e sociali è una cosa, fare previsioni di dettaglio è sempre una cabala. Se c’è una cosa dalla quale tendo a prendere le distanze, questa è il determinismo. Qui, chi viene a leggere, trova più spesso domande che risposte. Per queste ultime bisogna rivolgervi agli astrologi, a certi aruspici in camice bianco, ai sacerdoti di ogni specie. Roba così.

E poi che altro di peggio ci potrebbe capitare in piena zoonosi? Il Giro d’Italia e il Tour de France in Arabia Saudita? Almeno questo speriamo di no. Suvvia, un po’ di ottimismo. Leggo la notizia che è stato revocato lo sciopero delle ostetriche in Palestina. Anche per quest’anno avremo il pargolo per completare il presepe. Buon Natale.

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