Oggi con meno di 10 euro si può guarire un’ulcera gastrica; con una banconota da 20 si cura una polmonite; con alcune centinaia di euro (che non paghiamo direttamente), ci proteggiamo da dodici malattie gravi grazie a vaccini. Fatti molto positivi che dobbiamo alla ricerca farmaceutica e all’industria del settore, ma tutto ciò non sarebbe possibile senza la famigerata spesa pubblica.
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Quando dobbiamo assumere un farmaco ci precipitiamo a leggere il bugiardino. Dopo di che non riusciamo più a ripiegarlo e reinserirlo per bene nella confezione dove stava. Questo non è l’unico inconveniente, perché principi attivi e composizioni restano comunque in gran parte misteriosi per noi.
La fonte più insospettabile alla base dei farmaci sono i veleni. Tutti i medicinali sono dei veleni e tutti i veleni sono dei potenziali medicinali. Infatti il termine “velenoso” è relativo, come sapeva bene Paracelso, che ebbe a dire che tutto è velenoso e che non c’è nulla non sia veleno. Solo la dose determina il grado di velenosità di una sostanza.
Anche l’acqua può essere letale s’è bevuta in eccesso: gonfia le cellule cerebrali e può portare al comma e alla morte. Circa sette litri bevuti in poche ore lasciano una probabilità di sopravvivenza del 50% in una persona di peso medio (vedi scala DL50).
Quando ci rechiamo dall’oftalmologo perché riteniamo che i nostri occhi non siano più seducenti come un tempo, lo specialista ha bisogno di vedere chiaro nella nostra pupilla, per farla dilatare (midriasi) ci stilla qualche goccia di atropina, un tempo ricavata da una pianta del genere atropa della specie belladonna.
Neanche wikipedia racconta perché si chiami belladonna. Per farla breve: le donne di un tempo antico usavano l’estratto di tali bacche per rendere gli occhi più splendenti. Mah, non so se sia vero, ma nel mondo della cosmesi femminile tutto diventa verosimile.
La belladonna è sostanza estremamente tossica poiché agisce direttamente sul sistema nervoso (non solo parasimpatico come si legge da qualche parte). Un tempo l’antagonista dell’avvelenamento da atropina era un altro veleno: l’estratto di fava di Calabar (Nigeria). Queste fave contengono una serie di alcaloidi farmacologicamente attivi; uno di questi è la fisostigmina, che provoca l’effetto contrario dell’atropina, ossia restringe le pupille.
Pertanto, questo veleno è un efficace antagonista del primo veleno, e viceversa. Trovano entrambi impiego, in dosi opportune, nella cura di altri disturbi.
Un altro esempio simile è dato dal curaro, famoso veleno, ricavato da una pianta. È un rilassante muscolare, dunque un miorilassante, che agisce su dei muscoli specifici, compresi quelli che ci permettono di muoverci e respirare, mentre altri muscoli, incluso in modo determinante il cuore, non sono colpiti dalla sua azione. Pertanto, finché si è in grado di far respirare il paziente questi sopravvive. Ecco perché questo veleno, impiegato come anestetico in dosi opportune, ha trasformato la tecnica chirurgica.
Ci sono anche sostanze che invece promettono bene e però in seguito si rivelano pericolosissime se somministrate in modo inopportuno. Per esempio un farmaco posto in commercio dall’aprile 1958 con nomi quali Contergan, Distaval, Asmaval, Tensival, Valgis, Valgraine. È un sedativo originariamente messo a punto in Germania nel 1954 da una società che nel 1957 fu rilevata dalla Chemie Grünenthal (il prefisso “verde”, così come “bio”, è una garanzia).
Fu promosso come “farmaco miracoloso” (anche grazie, come si legge nel sito dell’AIFA, “a una massiccia campagna pubblicitaria”) per trattare una serie di condizioni tra le quali il mal di testa, insonnia e depressione, ma anche la bronchite e l’influenza. Venduto senza ricetta, era popolare perché era definito atossico e quindi era impossibile l’overdose. Si rivelò utile anche nel trattamento delle nausee mattutine nelle donne in gravidanza. Fu venduto in 47 paesi in Europa, Sudamerica, Africa, in Canada e Australia.
In quel periodo (1958-1962) il numero dei bambini nati focomelici cominciò ad aumentare; all’inizio non di molto, ma poi i numeri decollarono. Stava accadendo qualcosa, ma i medici sulle prime non sapevano a causa di che cosa. Poi cominciarono i sospetti in rapporto a quel farmaco tedesco.
Finché un giovane medico australiano invece di studiare i bambini cominciò a indagare le anamnesi delle mamme. Trovò che tutte quelle madri avevano sofferto di nausea in gravidanza, e tutte avevano assunto il Contergan o Distaval, oggi tristemente noto come talidomide.
Alcuni paesi, dopo aver acquistato la licenza, avevano provato l’innocuità assoluta del farmaco sugli animali. La talidomide non era però mai stata sperimentata su animali in stato di gravidanza prima che fosse approvato il suo impiego nelle donne incinte (*).
Nel 1962 fu introdotto l’obbligo di sperimentare i nuovi farmaci anche su animali gravidi per testarne gli effetti sui feti. Non che la sperimentazione animale sia una sicurezza assoluta (non esistono sicurezze assolute), ma funge da allarme se qualcosa non va.
Come avvertiva Paracelso, bisogna fare attenzione alle dosi di un farmaco perché sono potenziali veleni. E come tali hanno bisogno di un’adeguata sperimentazione.
Frances Oldham Kelsey, farmacologa e medico della Food and Drug Administration, si oppose alla commercializzazione dei farmaci a base di talidomide negli Stati Uniti. Kelsey – leggo sempre nel sito dell’AIFA – “non era convinta dai dati degli studi preclinici, che riteneva fossero descritti superficialmente e riguardassero un numero esiguo di soggetti, monitorati per un periodo troppo breve. Questa convinzione motivò la sua ostinazione nel richiedere ulteriori studi”.
Da molti anni il talidomide è usato con successo nella lotta al mieloma multiplo e in altre patologie.
(*) Il processo a carico dei responsabili dell’azienda tedesca Grünenthal, dal 1968 al 1970, si risolse con una transazione, un risarcimento per circa 30 milioni di dollari. Nessuna condanna penale. L’azienda è tutt’ora attiva, genera oltre il 50 per cento dei suoi profitti con farmaci antidolorifici come Tramadol, in Italia commercializzato come Contramal (principio attivo il tramadolo, un oppioide sintetico venduto senza specifica ricetta per stupefacenti). Utilizzato nella terapia del dolore, induce l’aumento del rilascio di serotonina. Agli effetti pratici provoca un senso di stordimento, di sonno e rimbambimento, nient’altro, checché ne abbiano scritto e detto i soliti paragnosti dei media in rifermento alla “droga dell’ISIS” e altre balle: non è un eccitante e non favorisce capacità di resistenza allo sforzo fisico! Come molti altri farmaci è prodotto in India.
Ieri in TV un virologo-star diceva: i genitori facciano un dono di Natale ai bambini.
RispondiEliminaDonare Pfizer. Chissà se anche Pfizer dona.
Riguardo al sempre valido monito paracelsiano, domando: ma quando fanno i bilaterali a braccetto, sorridenti e cantanti, si confrontano anche sulle dosi? https://www.has-sante.fr/jcms/p_3297260/fr/covid-19-la-has-precise-la-place-de-spikevax-dans-la-strategie-vaccinale
RispondiEliminaChi per cultura e/o per necessità e devo aggiungere istinto, ha sempre cercato di risolvere problemi di salute suoi e dei suoi cari autonomamente, adesso deve proprio smetterla.
RispondiEliminaAnche qui in sud Tirolo, esistono comunità lontane da centri ospedalieri e da laboratori di analisi che hanno sempre cercato, nei propri limiti, a cavarsela da soli. Non si prendono subito pasticche per un nonnulla, non ci si accanisce farmacologicamente contro un acne giovanile e una ferita, per quanto possibile, la si lascia guarire cercando di tenerla pulita ...e via dicendo. Vero, rischio di tetano per un nonnulla, vero, rischio di pericolosa ipertensione che il mal di testa vorrebbe segnalare ecc.
Tuttavia, quello che una volta si poteva chiamare il medico personale esiste solo per alcune "elevate" classi sociali, oggi, per la massa, sono previste diagnosi solo dopo aver spuntato numerose caselle su fogli di carta anche e sopratutto elettronica, poiché, in base alla somma delle caselle si avrà una diagnosi "accurata" alla quale, l'operatore di turno, laureato in medicina, potrà in base al "suo" database farmacologico, estrapolare la cura adatta. Dico "suo" per modo di dire, in quanto anche il software per scegliere i farmaci e stampare le ricette appartiene (di proprietà) alle case farmaceutiche. Per la massa oggi esistono diagnosi solo dopo aver fatto ore di estenuanti file, atteso mesi o anni per visite specialistiche, quello che è diventato il servizio sanitario i più lo sanno, forse si sta dimenticando quello che era, e si, un volta era molto meglio non ci sono dubbi a riguardo, forse medici meglio "preparati"? Forse il commercio è quello che ha cambiato le cose? Ancora pochi mesi fa, in una farmacia del centro lavorava una vecchia signora a cui una gran parte di clientela faceva ricorso per trovare una soluzione, soluzione per gran parte delle volte suggerita senza la necessità di acquistare farmaci.
In molti oggi a chiedere rispetto per i morti, sono molti gli ipocriti, ipocriti in quanto i morti avrebbero voluto il rispetto da vivi e che ora non se ne fanno niente, ipocriti perché ringraziano tutti coloro che mostrando generosità si sono vaccinati, ma coloro che vaccinandosi sono stati colpiti da reazioni avverse o deceduti, per questi nemmeno un centesimo di risarcimento, ma che dico, devono stare zitti, non sono neppure conteggiati o menzionati, per loro nessun rispetto. Un copione già visto. Una parentesi questa.
Quindi bisogna smetterla di mettere le mani sulla propria salute e su quella dei propri figli, in quanto il sistema ha trovato la propria sostenibilità in questa nuova religione.
Il bello è che questo delirio di onnipotenza sarà controproducente per le case farmaceutiche e anche per la futura credibilità della scienza medica, ma l'anima del commercio salverà con le sue menzogne il possibile.
Ho sempre pensato che il mio corpo sia, tra le altre cose, un laboratorio chimico senza eguali, talmente sofisticato da non essere superato da quale che sia laboratorio di ricerca chimica, ho sempre creduto nelle possibilità e potenzialità nell'equilibrio del mio stato mentale e poi fisico. Ho sempre creduto di salvaguardare la mia salute anche leggendo una poesia.
Oggi sono più le volte che leggo o ascolto "bestemmie" proprio da chi è pagato perché questo non avvenga.
Cari saluti
bonste
Quello di Bonste è davvero un bellissimo commento.
EliminaGrazie Bonste