mercoledì 1 dicembre 2021

Non hanno più bisogno di quelle persone

 

Siamo dei draghi.

L’audizione di ieri del presidente della Fed statunitense Jerome Powell al Comitato per i servizi finanziari della Camera ha dato il via al secondo calo significativo di Wall Street in tre giorni, poiché ha cestinato la cosiddetta “inflazione transitoria” e conseguentemente ha detto che la banca centrale si sta muovendo per inasprire la sua politica monetaria.

Gli aumenti dei prezzi hanno portato l’inflazione al livello più alto in 30 anni, con il tasso principale negli Stati Uniti del 6,2 percento il mese scorso.

Sempre ieri la giornata era iniziata con vendite sulla scia delle considerazioni dell’amministratore delegato di Moderna, Stéphane Bancel, che in un’intervista al Financial Times, fregandosi le mani, ha dichiarato che i vaccini esistenti sarebbero molto meno efficaci contro l’Omicron rispetto ai ceppi precedenti.

La giornata di negoziazione s’è conclusa con l’S&P 500 e il Dow entrambi in calo dell’1,9%, mentre il Nasdac è sceso dell’1,55.

Powell ha detto che l’economia è molto forte e le pressioni inflazionistiche elevate, ed è opportuno considerare di concludere in anticipo di qualche mese il tapering degli acquisti di asset. Ciò indica che la Fed potrebbe portare la riduzione degli acquisti di asset durante la riunione del 14-15 dicembre da 15 miliardi al mese a 30 miliardi, terminando a marzo anziché a giugno.

La data in cui la Fed potrebbe prendere in considerazione l’aumento dei tassi d’interesse sarebbe anticipata a quando saranno interrotti gli acquisti di asset. Tra l’altro, c’è da considerare che il debito pubblico alla fine di quest’anno sarà pari al 103 % del Pil, rispetto al 40 per cento al momento della crisi finanziaria del 2008.

Con sempre meno trippa per gatti, la Fed è stretta da un lato dalla necessità di garantire il flusso di denaro a tassi stracciati nel sistema finanziario, per evitare che un ritiro troppo rapido inneschi il crollo della bolla speculativa alimentata dal debito; dall’altro, è costretta a inasprire la politica monetaria di fronte all’aumento dell’inflazione, cosa che preoccupa alquanto sul fronte delle richieste salariali.

L’inasprimento monetario in risposta alla pressione inflazionistica potrebbe generare un ciclo d’instabilità finanziaria, causando il collasso dei mercati e la recessione economica, spingendo a riconoscere che gli strumenti del debito del governo degli Stati Uniti sono molto pericolosi.

Tutto ciò ha un impatto anche sulle altre banche centrali, in particolare la Banca centrale europea e la Banca d’Inghilterra. I dati mostrano che l’inflazione nella zona euro è salita al 4,9% fino a novembre, il livello più alto da oltre trent’anni. In Germania il tasso d’inflazione è del 6%; nel Regno Unito è in aumento e si prevede che presto raggiungerà il 5%.

Quali conseguenze deriveranno da questa situazione? A pagarne le conseguenze non saranno sempre e solo i soliti. La crisi, non solo economica, riguardo ormai tutti gli strati nella popolazione, ad eccezione di coloro che con le contraddizioni del capitalismo ci vanno a nozze. Infatti, non va mai dimenticato che il capitalismo vive solo per accumulare nelle tasche di pochi.

Quanto al conflitto sociale, si muove in forme non politiche, sottotraccia, tenuto a bada dalle emergenze. Qualcuno ricorda a quando risale l’ultimo sciopero generale? Se qualcuno pensa che tutto ciò sarà pagato nelle urne, s’illude. Non c’è alcun ostacolo alla sempre più profonda distruzione delle condizioni di vita di persone meritevoli, mal pagate e laboriose. Non hanno più bisogno di questo tipo di persone, ma solo di consumatori obbedienti.


2 commenti:

  1. Sempre profeta di sventura tu, ma la sventura non arriva mai. Un po' ti dispiace, immagino. Sto capitalismo ha più vite di un gatto....

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    1. Ma speriamo bene che non arrivi....anche se credo che sia praticamente certo non c'è fretta

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