lunedì 6 dicembre 2021

I virus dei ghiacci e quelli di Repubblica

 

Lo confesso, ho una passione per l’Antartico e l’Artide. Strano, perché amo il caldo, anche quando afoso. E dire che un tempo prediligevo l’inverno, la nebbia che nascondeva le guglie dei campanili e l’ingresso delle calli. Atmosfere magiche che non rimpiangi quando poi la spondilite esplode.

A noi europei l’Antartico sembra lontano, e sicuramente è così. E misterioso. Basti pensare al lago Vostok, che però, malgrado ciò che scrivono quei pellegrini di Repubblica, non ha nulla a che fare con cose “aliene”, come già scrissi nel 2012 e poi confermato da studi recenti. Che cosa non s’inventerebbe per vendere qualche copia in più, a riguardo di “oggetti metallici” e, ahimè, di virus.

Un po’ meno lontano e misterioso è il Polo Nord, che anzi per gli scandinavi si trova proprio dietro i magazzini dell’Ikea. L’area che lo circonda è costituita da un’immensa riserva di acqua, la banchisa, che ha perso metà del suo volume in trent’anni. I confini dell’Artide sono un po’ incerti, e comprendono, oltre al signor Polo, la Groenlandia (l’isola più estesa del pianeta, che gli Usa volevano comprare dai danesi nel 1946 per 100 milioni), la Russia, il Canada, lembi estremi scandinavi e dell’Alaska, ovviamente le isole Svalbard, dove prestava servizio Luca Medici.

Quanto al Polo Nord propriamente detto, è visto come un affare da russi, americani, canadesi, Inuit e molto meno dall’orso bianco (*). Visti gli interessi in campo, esiste il Consiglio Artico, organizzazione che gestisce il Polo. Ne fanno parte Stati Uniti, Canada, Norvegia, Islanda e Russia, ma anche tre paesi dell’Unione Europea: Danimarca, Finlandia e Svezia. A questi s’aggiungono altri sei Paesi europei che hanno lo status di “osservatore”: Francia, Germania, Spagna, Italia, Paesi Bassi, Polonia, ma anche il Regno Unito, Cina, Corea del Sud, Giappone, India, Singapore e la Svizzera, che è quella che alle riunioni porta i cioccolatini.

Segnalo l’esistenza di tale organizzazione al nostro attuale on. ministro degli Esteri, nel caso dovesse rimanere senza idonea poltrona dopo le prossime elezioni legislative. Potrebbe approfittare del suo stretto rapporto con monsieur Macron e subentrare al posto dell’inetta Ségolène Royal, che è stata licenziata da ambasciatrice presso il Consiglio Artico con una lettera firmata dal segretario generale del Quai d’Orsay.

Quando tutte le belle persone del Consiglio parlano di banchi di ghiaccio, la temperatura sale molto velocemente intorno al tavolo. Come detto sono in ballo enormi interessi finanziari ed economici, e non sono pochi quelli che vogliono mettere le mani sulle risorse artiche, che presto diventeranno accessibili a causa dello scioglimento del ghiaccio marino.

Russia, Canada e Stati Uniti ovviamente vorrebbero fare il loro comodo, ma l’UE chiede un impegno rafforzato per un Artico più verde, pacifico e prospero. Dimostrazione questa che l’UE non si occupa solo delle dimensioni delle vongole adriatiche. Chiede un fermo totale dello sfruttamento dei combustibili fossili nell’Artico: petrolio, gas, carbone. Siamo passati dal “vai tranquillo” a “vietato toccare la merce esposta”!

Lo dice una comunicazione del 13 ottobre scorso della Commissione europea, che però non ha valore vincolante, ma impegna la politica europea nell’Artico con delle raccomandazioni che si spera siano più incisive di quelle sull’abolizione dell’espressione “signore e signori, buon Natale”. La cosa ha fatto un po’ incazzare qualche multinazionale che fa profitti in Europa e ha la sede fiscale su Fobos, ma nulla di più.

Nello stesso testo, però, l’Unione Europea, oltre ad affrontare le questioni ambientali, dice di desiderare lo sviluppo della cooperazione militare. Insomma, calano gli orsi, dunque c’è spazio per i soldati. Naturalmente tutto ciò a causa della Russia, che sta militarizzando sempre di più l’Artico e ha creato basi permanenti e persino riattivato quelle vecchie della guerra fredda. Ciò ha provocato ovviamente una risposta da parte della Nato. Ora sono sempre di più le manovre militari organizzate da diversi Paesi nell’Artico, che sta diventando uno dei palcoscenici della contesa mondiale: dalla guerra fredda a quella gelida (**).

(*) Si prevede che la perdita di ghiaccio marino artico a causa del cambiamento climatico ridurrà sia la diversità genetica che il flusso genico nelle specie dipendenti dal ghiaccio, con conseguenze potenzialmente negative per la loro vitalità a lungo termine. Ciò interesserà in particolare gli orsi polari (Ursus maritimus).

I risultati di una ricerca norvegese, hanno rivelato una perdita del 3-10% della diversità genetica durante il periodo di studio, accompagnata da un aumento di quasi il 200% della differenziazione genetica tra le regioni. Questi effetti possono essere spiegati da una diminuzione del flusso genico causata dalla frammentazione dell'habitat dovuta alla perdita di copertura del ghiaccio marino, con conseguente aumento della consanguineità di orsi polari locali all'interno delle aree di campionamento focali nell'arcipelago delle Svalbard.

(**) A proposito di guerra fredda e di Artico. Camp Century era il nome di una base militare americana in Groenlandia, 240 km a sud-est della base aerea di Thule (la più grande base aerea al di fuori del territorio degli Stati Uniti). Nel 1959, senza il permesso del governo danese, ossia violando gli accordi sottoscritti nel 1951, il Corpo degli ingegneri dell’esercito degli Stati Uniti si occupa di scavare una rete di tunnel 30 m sotto la superficie del lastrone di ghiaccio. Il Project Iceworm prevedeva una base militare di 135.000 chilometri quadrati per 600 missili balistici intercontinentali lanciati da oltre 2.000 lanciatori mobili, nascosti sotto il ghiaccio su una ferrovia in movimento. Per far funzionare l’installazione, un piccolo reattore nucleare fu spedito in un kit e assemblato in loco. Camp Century sarà abbandonato nel 1967. Motivi: far funzionare quel complesso sistema d’installazioni a -20 crea qualche problema, l’impossibile manutenzione di tunnel costantemente deformati dal movimento della calotta glaciale, una puzza insopportabile proveniente dal pozzo delle acque reflue. Abbandonata la base, sono rimasti i problemi d’inquinamento e di bonifica.

2 commenti:

  1. Non di rado riesce a farmi sorridere scrivendo di cose molto serie e oggi ne avevo proprio bisogno visto le disposizioni del super drago. Grazie, e complimenti

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