domenica 26 luglio 2015

Tabula rasa


Dal 2011 e poi a più riprese, scrissi di quanto fosse diventata “lurida” Roma, città che peraltro molto pulita non l’è mai stata. E dunque ben prima che il dottor Marino se ne dis-occupasse. Pare si scopra solo ora che la capitale è diventata “peggio di Beirut” – come ebbe a dirmi un giornalista de Il Giornale incontrato in treno (pensa te in chi s’imbatte Cappuccetto Rosso). Una questione seria e drammatica d'igiene urbana e sociale è finita per diventare una questione politica, una situazione alla quale, ahimè, nessuno credo potrà porre rimedio per le normali e consuete vie amministrative. Come a tutto il resto in questo paese.




Di seguito offro un esempio concreto per far comprendere lo stato dell’arte, dal lato dell’approccio, per così dire, antropologico al problema. La prima domenica del mese in corso, poco prima delle ore nove, ci trovavamo, appena usciti dalla metro, davanti all’anfiteatro flavio in  procinto di raggiungere l’ingresso della Domus aurea neroniana. Non sapevamo di preciso l’ubicazione dell’ingresso, se non che è nei pressi dell’anfiteatro e sicuramente sul colle Oppio, cioè sotto le successive terme traianee. Dunque a due passi da dove ci trovavamo, ma dove esattamente si entra? Inutile dire che non vi è una sola indicazione al riguardo.


A 20 metri dall'ingresso della Domus

Abbiamo chiesto ragguagli a due vigili, un lui e una lei, entrambi con ricche spalline stellate (esiste un vigile “semplice” a Roma?). Dapprima ci hanno guardato come alieni, davvero. Poi, ripresisi dalla sorpresa, il vigile ha ammesso a chiare sillabe di non saperlo. A quel punto interviene la vigilessa, che deve aver colto la nostra immodesta meraviglia per tale risposta. Essa ci indicò una strada che conduce a uno dei due ingressi del Palatino. No, osservo, la Domus si trova sul colle Oppio. Alla scena, lì a due passi, assiste ­– non enfatizzo, prego di credermi – un giovane e sorridente venditore di cappellini, il quale con un non celato orgoglio e nel suo italiano arrangiato ma in tal caso prezioso, ci indica la strada per la Domus, insistendo nel dire: “pochi metri, pochi metri”. E difatti l’ingresso è a un centinaio di metri dall’anfiteatro, un po' in salita, subito dentro il parco dell’omonimo colle.


Uno dei più simpatici custodi


In attesa di entrare alla Domus. Come avranno fatto col casco?

*


Il sito archeologico di Pompei ha un carattere peculiare che non è il caso di richiamare per punto e per virgola. I diritti di chi vi lavora va da sé che sono sacrosanti e potrebbero, dati particolari motivi e gravi circostanze, essere anteposti – non alle esigenze di tutela del sito – a quelli dei visitatori. Non conosco in dettaglio la situazione dei lavoratori del sito pompeiano, ma non mi pare ricorrano eccezionali motivi per cui si debba indire un’assemblea sindacale durante l’orario delle visite e peraltro in situazioni climatiche come quelle di questo luglio, lasciando cioè i visitatori per ore in attesa. Mentre, per contro, ritengo, anche per esperienza diretta, di poter dire che la situazione in cui versa quel sito archeologico dovrebbe far preoccupare anzitutto sul fronte dei “doveri” e cioè degli adempimenti. Infatti, pur stabilendo che il “pesce” puzza sempre dalla testa, non mi pare che in loco ci si danni l’anima per la tutela e la cura del sito. Tanto che quando ebbi l’occasione di visitarlo, due volte a distanza di decenni, in entrambi i casi me ne venni da Pompei con un non lieve stato d’incazzatura, tanto per usare un’espressione anglofona, e acidità di stomaco. L’ultima volta – ed è ciò che mio malgrado detesto di più – lasciai il luogo con un senso di rassegnazione. Poi mi ravvidi e pensai, inanemente: se davvero Pompei ed Ercolano sono patrimonio dell’umanità, e non v'è dubbio, ebbene diamone la gestione a quella parte di umanità che abbia mostrato ben altro interesse e diligenza nella conservazione e valorizzazione di consimile patrimonio storico artistico. Non prima – e ciò mi pare essenziale e propedeutico – d’aver fatto tabula rasa della situazione attuale.

11 commenti:

  1. Abbiamo visitato la Domus lo stesso giorno, anche se in orari diversi, un peccato non averle potuto dare le indicazioni agognate.
    Un caro saluto.
    AG

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    1. com'è piccolo il mondo. come guida avevamo un'archeologa bravissima nell'esporre con semplicità le cose. non ricordo come si chiama, ma è di origine ungherese e parla un it. perfetto.
      ricambio di cuore i saluti.

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    2. Se ripassa da Roma magari visitiamo la Basilica sotterranea di Porta Maggiore.
      Buina

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  2. E chi dovrebbe fare "tabula rasa" dei "cattivi comportamenti" degli italiani ?
    Perche' c'e' ben poca speranza che gli italiani possano " riformare" se stessi . Anzi essendo gli italiani supercampioni nel salto della quaglia e' sicuro che avremo sempre tra i " riformatori" i figli dei " riformandi" :-)
    Daltra parte e' assurda l' idea che un " vincolo esterno" possa quello che gli italiani non possono ( vediamo infatti le mirabilie del "vincolo" europeo ) e ancora piu'' assurda l' idea del "salvatore straniero " ( chi chiamiamo ad okkuparci ? gli amerikani i tedeschi ,i russi ? :-)) non resta quindi che la "finis italiae" che stiamo osservando tutti i giorni .:-(

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    1. personalmente non farei tutto un fascio, ci sono realtà che funzionano bene e altre anche benissimo. so bene che non è fattibile per mille ragioni, la mia era una provocazione (ma non tanto).

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  3. Cara Olympe,
    ho letto tutto il "post "sulle guerre fiorite.
    Non ho commentato semplicemente perché nel post ,sono implicite un mare di similitudini di storia comparata sui destini ed i comportamenti degli imperi,che al sottoscritto parevano abbastanza ovvi...
    Ovviamente solo similitudini..
    Non ultimo ,chissà perché ,vi si potevano cogliere anche dei riferimenti alla categoria marxiana di Formazione economica sociale..
    In merito al problema specifico dell'antropofagia,depurato dagli aspetti scontati etici e morali ,visti dal punto di vista odierno e che possono scatenare gridolini di orrore in certi ambienti che ben conosciamo, direi che gli avversari degli Aztechi, costituivano una fonte di plus valore da usarsi all'uopo quando era necessario.
    Sotto certi punti di vista, nulla di così eccezionale sotto il sole ...

    caino

    ps. anche la mia è una piccola provocazione, spero con fini utili..

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  4. personalmente non farei tutto un fascio

    certo , ma ,purtroppo, e specialmente in " democrazia" (citando il grande Totò), " è la somma che fa il totale" ...

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  5. ingiusto prendersela con i poveri italiani che nulla han fatto per avere tanto patrimonio da pulire e ripulire costantemente. Non sto parlando solo di monumenti, anche di capitali. Mai una patrimoniale, mai nemmeno un censimento patrimoniale, mai norme sul conflitto d'interessi, zero sulle successioni. A ben vedere sono i ricchi di questo paese a imboscare il patrimonio.

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