A Giulia
Marx è ancora negli incubi di molti buoni borghesi che si sono fatti l’idea, nelle loro letture di terza mano, che fosse come un specie di Henri Landru. A rievocarlo come Barbablu ci pensa questa mattina Eugenio Scalfari, l’ex croupier che di azzardi se ne intende. Scrive che “ci sono anche alcuni personaggi di sinistra che, affascinati da Tsipras, vorrebbero quanto meno ricostruire una sorta di comunismo d'antan che abbia l'Europa come terreno seminativo e si proponga di combattere il capitalismo. Insomma risvegliare Marx mettendo le lancette della storia 170 anni indietro”.
Eh sì, perché il padre putativo
del sedicente comunismo del XX secolo è stato, senza alcun dubbio, Karl Marx. E
non già – sostiene Scalfari nella sua datazione al radiocarbonio – il Marx de Il Capitale, bensì quello dei Manoscritti economico-filosofici di 170
anni fa, prima ancora addirittura de Il
Manifesto.
Va’ be’, si dirà, si tratta di
una datazione approssimativa, così come tutto è approssimativo in ciò che sul
tema ha affermato Scalfari nella sua vita. Non bisogna essere troppo precisini
in questo genere di cose, Marx è un cane morto e se ne può fare ciò che si
vuole, addirittura accostarlo al nome di Tsipras o anche – non mettiamoci a
ridere – a quello di Vendola.
Figuriamoci se Scalfari può tener
da conto che l’elaborazione dei concetti fondamentali dell’economia politica
marxista ha il suo periodo culminante negli anni 1850-1863. È in questo periodo
che Marx sviluppa in modo organico la sua teoria del valore e del plusvalore,
nonché la sua teoria del profitto medio, prezzo di produzione, rendita
fondiaria. Tutta roba mistica.
Tutto ciò che Marx ha realizzato
– ma potrà mai interessare Scalfari? – nel campo dell’economia politica prima
di questo periodo, negli anni 1843-1849, lo possiamo definire infatti la
preistoria della sua teoria economica. Negli anni 1843-’49, Marx ed Engels
mettono a fuoco soprattutto la concezione dialettico-materialistica della
storia. Roba ancor più sofisticata per gente pragmatica e soda come l'Eugenio.
Applicando il materialismo
dialettico alla conoscenza della società umana, ricavano la seguente tesi: ciò
che è fondamentale sono i rapporti di
produzione che si formano indipendentemente dalla volontà e dalla coscienza
degli uomini, come rapporti determinati e originari, in antitesi ai rapporti
ideologici, che nascono passando attraverso la coscienza umana.
I rapporti di produzione sono, a
loro volta, dialetticamente uniti alle forze
produttive e determinati dal livello di sviluppo di queste ultime. Questo carattere oggettivo dei rapporti di
produzione permette di considerare il movimento della formazione economica
della società come un “processo storico naturale”, rigorosamente conforme a
leggi. In tal modo, la scienza della società viene posta per la prima volta su
un fondamento scientifico.
Dalla concezione materialistica
della storia deriva il ruolo centrale della “teoria economica” del marxismo. Se
i rapporti di produzione sono, infatti, i rapporti originari e determinanti,
solo l’indagine di questi rapporti economici, della loro “unità contraddittoria”
con le forze produttive, offre la possibilità di scoprire le forze impulsive
reali e le leggi dello sviluppo sociale.
Sulla base di questa concezione,
Marx formula l’importantissima tesi: i rapporti di produzione non sono, come
sostengono gli economisti borghesi, rapporti tra cose, bensì rapporti tra
uomini in relazione a cose. Una tesi così elementare, banale, e tuttavia essa non entra nella testa di certa gente.
Ecco perché quando mi riferisco
al marxismo faccio riferimento anzitutto alla concezione dialettico-materialistica
della storia, e al suo fondamento scientifico. Dunque perché, non senza problemi in un'epoca dove è il papa di Roma a rappresentare il "marxismo",
uso la locuzione di “scienza marxista”. Finora l’unica scienza sociale che si
conosca.
Ah no,a proposito di Vendola,RIDIAMO PURE,visto che parla di una Nuova Sx di GOVERNO .
RispondiEliminaIn merito al Marxismo,Scafari chiii ?
Forse ti riferisci a quel signore attempato ,molto chic,con capelli tutti bianchi,che ogni tanto compare in Tv per parlarci delle sue ricette culinarie,di cui ci parla pure su un giornale radicalchic...
Colpisce molto la sua austerita',il suo modo di fare che ricorda un mastro massone...e poi come spiega lui quanto e come e' buono il formaggio con le pere..
caino
Il materialismo dialettico alla fine non è che una variazione sul tema dell'idealismo hegeliano. La pretesa di "rimettere sui piedi" la dialettica hegeliana in senso materialistico, non basta a mascherare l'origine idealista (jn senso filosofico) dell'edificio marxista. Ne è venuto fuori un pastrocchio che aveva la pretesa di delineare le "leggi della storia" secondo le quali il proletariato prenderà le redini e costruirà la società del futuro e simili stronzate, smentite da più di un secolo di storia. Per non parlare poi di quell'aberrazione grottesca che risponde al nome di diamat.
RispondiEliminaIl capitalismo sarà pure una brutta bestia, ma queste anticaglie non sono certo una cura, tantomeno un rimedio.
lei è uno dei classici tipi che parlano a vanvera e che non meriterebbe nemmeno risposta per quanta ignoranza totale dimostra dell'argomento. il pastrocchio è tutto suo che confonde cose diverse e le riferisce per sentito dire.
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