Ciò
che è sempre in questione, al centro del pensiero critico e resta però
inespresso, è l’ipotesi di un possibile diverso. Tale assenza di alternativa
crea quel vuoto che è il destino dell’agire contemporaneo da almeno alcuni
decenni. La sfiducia e la rassegnazione non bastano a spiegare questo stato di
cose.
Vero
è che un secolo di tentativi rivoluzionari è fallito, nel senso che una società
senza classi non solo non è stata realizzata ma viene ora percepita come un
progetto chimerico. E tuttavia, proprio alla luce di questi eventi, siamo ben
coscienti (o dovremmo esserlo) da un lato che la liberazione materiale è
preambolo alla liberazione umana e alla sua storia, e dall’altro che un simile
progetto non può essere giudicato semplicemente sulla base dei suoi
incerti.
L’accumulazione
della produzione e delle capacità tecniche va ancora più in fretta di quanto un
tempo si poteva ragionevolmente immaginare. Siamo entrati in un’epoca in cui lo
sviluppo e l’accrescimento dei mezzi materiali sembra non avere fine, l’impiego
della tecnologia elettronica ha cambiato il mondo di segno e prospetta un
futuro di cui non riusciamo a indovinare i limiti e tracciarne i confini.
Tuttavia
dobbiamo prendere atto che tale sviluppo e le sue dinamiche economiche rimangono
al servizio d’interessi fondamentalmente statici, ostacolo a una vita
sostenibile, che conducono alla distruzione del pianeta e alla morte. La natura
non è un problema tra i tanti, ma il contesto di ogni altra cosa.
Nessuna
scorciatoia è possibile, alcun rimedio praticabile all’interno della gabbia del
profitto. E però appare chiaro che non basta dire di No (da ultimo, il caso
greco è eloquente). Anche perché ciò che nell’ideologia è menzogna incosciente
(e solo iddio sa quanta ce n’è), diventa menzogna sistematica quando copre gli
interessi al potere e garanzia della loro conservazione.
Dobbiamo
allora chiederci innanzitutto se la nostra critica del presente è davvero sincera
e coerente come lo è l’apologia che sostiene e valorizza il modello regnante.
La vera critica, l’amore per la verità per se stessa, non conosce quella
cattiva coscienza soggettiva che è invece così tipica del discorso pubblico.
Perché l’autentica critica non è legata ad alcuna forza dominante del presente, né all’idea prevalente che non c’è alternativa migliore a questo sistema.
La politica esegue pedissequamente gli ordini impartiti dai padroni del mondo, delle multinazionali, dai banchieri etc. La politica è esclusivamente al servizio del padroni. Come Tsipras, Varoufakis e chiunque altro. I politici stanno al popolo come i pastori stanno alle loro pecore. Ragionare da mane a sera su cosa andrebbe fatto e non fatto per migliorare la vita è l'unica libertà concessa all'umanoide schiavo per fargli trastullare il cervello e sognare di poter cambiare il mondo ed il suo destino. Tanto vale per tutto e quindi anche per il voto, i referendum, la protesta ed i giro girotondi. La protesta civile equivale al pianto del condannato a morte mentre il boia affila la lama della ghigliottina e sistema la gerla per raccoglierne la testa mozzata.
RispondiEliminaD'accordo con te su tutto compresa l'inutilità del referendum passato, di quelli futuri e di qualsiasi decisione presa da qualsiasi politico di destra o di sinistra. Vanno secondo me eliminati i rappresentanti del "popolo" che rappresentano esclusivamente i loro padroni. Su questo equivoco di democrazia si mantiene in vita il pianeta. Un mondo di schiavi tutto sommato felici di lavorare per il proprio padrone. Buona estate e grazie per quanto scrivi e per la voglia di farlo. Ciao.
grazie a te. un abbraccio
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