Sabato
scorso, incontrando un amico – già insegnante di francese in un liceo –, gli ho
detto provocatoriamente: tu devi essere stato l’ultimo, a chi vuoi interessi oggi
il francese? È una lingua morta, come l’italiano, il latino, il greco. Oggi va
forte il cinese. L’amico, reggendo lo scherzo che gli stavo servendo in un
vassoio d’argento, ha replicato: il francese resta comunque la lingua della cultura;
ma hai ragione, la cultura è morta in questo paese.
Non
ci si azzardi a dire che la cultura non è morta, che essa sopravvive in qualche
nicchia e si manifesti in sporadiche occasioni. Non ci si dia pena, si tratta solo del suo
fantasma. Per quali motivi essa sia defunta e senza sinceri rimpianti,
lasciando di sé un ricordo vago come di leggenda, è questione lunga e che non
appassiona, ma senza dubbio chi doveva tenerla viva è stato ben contento di staccarle
la spina.
*
Leggevo
solo ieri l’altro un’intervista dell’autunno scorso rilasciata da Luciano
Canfora nella quale afferma:
«Una storia dell’umanità in sintesi
l’ha già raccontata Lucrezio, il poeta latino del tempo di Cicerone e di
Cesare, a metà del primo anno Avanti Cristo. Nel quinto libro del “De Rerum
Natura”, una pagina formidabile, una specie di storia dell’origine della
famiglia, della proprietà privata e dello Stato, egli afferma che la storia
conflittuale dell’umanità, comincia quando viene scoperta la proprietà, “Res
reperta”, e l’oro. Sono convinto che Lucrezio sia stato un pensatore originale
e molto importante. Comunque l’intuizione che l’intera vicenda umana sia legata
a questo fenomeno, alle dinamiche della proprietà e al conflitto che esse
determinano, diventa nel suo pensiero molto chiara. Insomma il materialismo storico non ha inventato nulla a riguardo, ha
solo preso coscienza di un convincimento già radicato nella realtà.»
E
dunque perché non annoverare tra i precursori del materialismo storico, oltre a
Lucrezio Caro, anche Bacone, Hobbes e Locke? Non furono questi i padri di
quella brillante pleiade di materialisti francesi e di tutti i materialisti e
liberi pensatori?
*
Per
secoli i filosofi si sono lacerati l’animaccia loro su una questione di gran
conto, quella dei rapporti tra il pensiero e l’essere. Tranquilli, non è
questione complicata. In altri termini si trattava di stabilire se l’elemento
primordiale è lo spirito o la natura. Da ciò discendeva una questione ancora
più impervia, per quanto riguarda la teoria della conoscenza, ossia quella
dell’uovo e della gallina. Non è il caso di perderci altro tempo.
Mettiamola
giù semplice in periodo di vacanze: quelli che affermavano la priorità dello
spirito formavano il campo dell’idealismo, mentre quelli che affermavano la
priorità della natura appartenevano alle diverse
scuole del materialismo.
L’idea
che il mondo materiale è il solo mondo reale, e che la coscienza e il pensiero
sono il prodotto del nostro cervello, insomma che la materia non è un prodotto
dello spirito ma che questi è il più alto prodotto della materia, oggi non
dovrebbe avere difficoltà di riconoscimento.
A
taluni potrà dispiacere, ma questo, come osservava già F. Engels, è
“materialismo puro”, rappresenta cioè prevalentemente un materialismo incapace
di concepire il mondo come un processo, come materia soggetta a un’evoluzione
storica. In buona sostanza un materialismo antidialettico.
È
pur vero che da molto tempo si sapeva che la natura è soggetta a un movimento
continuo, ma tale movimento descriveva in eterno un circolo. Lucrezio ammette
anche un processo di trasformazione continua della natura, rigetta la religione
e il mito, tuttavia data la condizione delle scienze naturali di allora – le
quali esistevano quasi solo come sopravvivenze nel pensiero filosofico dopo la
conquista romana del mondo ellenistico (*) – la sua resta sostanzialmente una
concezione ingenua e antistorica della natura. E, ad ogni modo, il semplice
materialismo delle scienze naturali, come osservava Feuerbach, è sì la “base
dell’edificio del sapere umano, ma non l’edificio stesso”.
Lucrezio,
nel V Libro del De rerum natura,
osservava che “Di giorno in giorno, sempre più, insegnavano a mutare il cibo e
la vita di prima con nuove cose e col fuoco quelli che emergevano per
intelligenza ed erano forti nel cuore”. A proposito della proprietà e del
denaro: “Poi fu inventata la proprietà, fu scoperto l’oro, che facilmente
sottrasse il rispetto a forza e onore […]”.
Più
che un’analisi sui motivi e le cause profonde di tali processi di sviluppo e di
trasformazione sociale, si tratta di una mera descrizione del progresso compiuto
dall’uomo dai suoi albori alla civiltà. Seppur tali intuizioni siano apprezzabili,
tenuto conto dell’epoca in cui furono pensate, tuttavia in esse non si rileva alcun
tentativo di comprendere le leggi e le tendenze e il nesso complessivo che esse
hanno con le cose. La descrizione si limita a prendere atto di una forma
determinata e storicamente limitata cui è giunta la società del suo tempo.
Per
contro, la concezione materialistica della storia non enuncia semplicemente la
“scoperta” della proprietà e dell’oro quale base della civiltà. Essa va oltre a
queste elementari determinazioni, cerca la causa prima e la forza motrice
decisiva di tutti gli avvenimenti storici importanti nello sviluppo economico
della società, nella trasformazione dei modi di produzione e di scambio, nella divisione della società in classi che
ne deriva e nella lotta di queste classi tra di loro.
Il
materialismo storico, così com’è stato concepito e adottato nell’analisi
marxiana, non si accontenta di descrivere la genesi, lo sviluppo e la forma più
avanzata ma contemporanea di una data società e del suo modo di produzione,
bensì concettualizza la struttura di un sistema dinamico di rapporti
organicamente legati ed in continua interazione (istituzioni, relazioni
giuridiche, politiche, ideologiche, ecc.), sulla base di un dato modo di
produzione e secondo leggi specifiche. Non solo, va a ricercare le leggi
generali e le tendenze necessarie di sviluppo (**).
Da
ciò deriva, sempre per seguire l’esempio, l’innovativa categoria di formazione
economico-sociale e il concetto di modo di produzione. Vero che con il concetto
di modo di produzione s’intende la base su cui regge ciascuna società concreta,
ma esso ancora non ci dice tutto su questa società specie laddove si continua a
intendere tale concetto nella sua versione più piatta e meccanica. Come quando
l’intervistatore afferma (e Canfora accoglie) che Marx sosteneva che “l’economia
è la struttura portante della storia dell’umanità, e con essa il denaro e
l’avidità dell’uomo”.
Questa
versione fa parte del più vieto riduzionismo economicistico. E anche a dar
retta a tale semplificazione è sufficiente osservare, per smentirla, che il
modo in cui gli uomini si procurano da vivere è da sempre “la struttura
portante” della loro esistenza, e dunque
anche in società in cui il denaro non è ancora comparso. Quanto al tema
dell’“avidità dell’uomo”, non si tratta di questione che abbia un qualunque
pregio scientifico se tale “avidità” non s’inserisce in un contesto storico e
di psicologia sociale.
Anche
la società umana, non meno della natura ha la propria evoluzione storica e la
propria scienza. Si tratta quindi – per dirla con Engels – di mettere d’accordo
la scienza della società, cioè l’assieme delle scienze cosiddette storiche e
filosofiche, con la base materialistica, e di ricostruirla sopra di essa. Ed è
ciò che per esempio è avvenuto ad opera del materialismo storico-dialettico (***) di Marx
ed Engels e che tanto si differenzia dal materialismo naturalistico di un
Lucrezio ma anche di un Feuerbach.
(*) Vedi Luigi Russo, La rivoluzione dimenticata, Feltrinelli.
(**) Per Lucrezio l’atomo è il principio della concezione della natura e il luogo della “vita mossa”, in opposizione all’energia divina di Aristotele; possiamo per questo dire che Lucrezio è un precursore delle teorie atomiche moderne e scopritore delle leggi di movimento della materia? Sempre nel V Libro: “E bisogna che molte razze di animali si siano estinte e non abbiamo potuto generare prole propagandosi. Infatti quelle che vedi godere dell’aria vitale, o l’astuzia o la forza, o la velocità le ha conservate proteggendole sin dall’inizio dei tempi”. Si tratta certo d’intuizioni di rilievo per l’epoca, non esclusive di Lucrezio, e pur tuttavia dobbiamo credere che, scrivendo della capacità di adattamento degli animali, il darwinismo “non ha inventato nulla a riguardo, ha solo preso coscienza di un convincimento già radicato nella realtà”?.
(***) Non ci si vuol far ragione che la concezione materialistica della storia, diversamente da ogni altra concezione materialistica precedente, è possibile solo mediante la dialettica, e dunque essa può nascere solo in un'epoca storica e in un ambiente sociale favorevole a sviluppare una data coscienza.
(**) Per Lucrezio l’atomo è il principio della concezione della natura e il luogo della “vita mossa”, in opposizione all’energia divina di Aristotele; possiamo per questo dire che Lucrezio è un precursore delle teorie atomiche moderne e scopritore delle leggi di movimento della materia? Sempre nel V Libro: “E bisogna che molte razze di animali si siano estinte e non abbiamo potuto generare prole propagandosi. Infatti quelle che vedi godere dell’aria vitale, o l’astuzia o la forza, o la velocità le ha conservate proteggendole sin dall’inizio dei tempi”. Si tratta certo d’intuizioni di rilievo per l’epoca, non esclusive di Lucrezio, e pur tuttavia dobbiamo credere che, scrivendo della capacità di adattamento degli animali, il darwinismo “non ha inventato nulla a riguardo, ha solo preso coscienza di un convincimento già radicato nella realtà”?.
(***) Non ci si vuol far ragione che la concezione materialistica della storia, diversamente da ogni altra concezione materialistica precedente, è possibile solo mediante la dialettica, e dunque essa può nascere solo in un'epoca storica e in un ambiente sociale favorevole a sviluppare una data coscienza.
In un periodo di vacanze, non c'è niente di meglio che letture come queste. Grazie.
RispondiEliminaEh si,mia cara Olympe,ammettere quello che tu affermi nell'ultimo capoverso,vuol dire che esiste la possibilita',che esiste un'evoluzione sociale,che in ultima analisi,possa mettere in discussione i parametri del potere economico e del suo vassallo o valletto ,potere politico.
RispondiEliminaIo non capisco la gente che non ci piacciono i krauti,diceva un tempo il duo di piadena,come dire che io non capisco le sx riformiste di tutte le salse ,che nemmeno oggi stentano a rendersi conto di frnte all'evidenza che l'acqua scorre verso il basso,sara'che in loro agisce la potenza dello Spirito,che agisce contro la forza di gravita'.
Caino ortiCulture ,che stasera va a bagnare l'orto,per fortuna in assenza di Spirito.
Le classi
RispondiEliminaUna folla molto diversa da quella vista ieri. Lì c'erano impiegati pubblici, studenti, ex militanti del Pasok ora con Syriza, piccoli imprenditori rovinati dalla crisi.
Stasera è la volta di molti signori e signore di mezz'età con abiti firmati e gioielli costosi, professionisti, giovani in maniche di camicia (di marca), protagonisti insoliti per una manifestazione politica. «Questi vogliono portarci alla rovina - dice Nikos, titolare di uno studio dentistico nel ricco quartiere centrale di Kolonaki (i “medici di Kolonaki” era diventato in Grecia il sinonimo di evasori fiscali, ad un certo punto) - Questo Paese ha fatto tanti sacrifici e Tsipras che fa? Vanifica tutto per accontentare i comunisti puri e duri del suo partito. Dobbiamo votare sì, è l'unico modo per restare in Europa».
http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2015-06-30/il-fronte-si-piazza-syntagma-siamo-piu-quelli-no-205342.shtml?uuid=AC8l2fJ
"Così come Darwin ha scoperto la legge dello sviluppo della natura organica, Marx ha scoperto la legge dello sviluppo della storia umana cioè il fatto elementare, sinora nascosto sotto l'orpello ideologico, che gli uomini devono innanzi tutto mangiare, bere, avere un tetto e vestirsi, prima di occuparsi di politica, di scienza, d'arte, di religione, ecc.; e che, per conseguenza, la produzione dei mezzi materiali immediati di esistenza e, con essa, il grado di sviluppo economico di un popolo e di un'epoca in ogni momento determinato costituiscono la base dalla quale si sviluppano le istituzioni statali, le concezioni giuridiche, l'arte e anche le idee religiose degli uomini, e partendo dalla quale esse devono venir spiegate, e non inversamente, come si era fatto finora."
RispondiEliminaEngels. Fu lui, in fondo, il primo riduzionista del pensiero di Marx, il cui merito imperituro (di Marx) fu quello di svelare i meccanismi reconditi del capitalismo (plusvalore e caduta tendenziale del saggio di profitto), senza peraltro riuscire a dare un'alternativa convincente. Da qui a fare del materialismo dialettico lo specchio in cui riflettere tutti i fenomeni dell'universo ce ne corre parecchio.
e allora la Dialettica della natura che cos'è, un romanzo?
Eliminadove le ha lette queste cose sul riduzionismo di Engels?
di quale alternativa convincente parla? che cos doveva darci, una profezia?
Si figuri che nella mia abissale ignoranza (irredimibile ormai, data l'età e, come Lei m'insegna, l'offerta dell'industria culturale) ho avuto in più di una circostanza l'uggiosa sensazione che il materialismo antico, con quella sua ostinata convinzione che la materia si organizzi da sé, senza uomini e senza dei, fosse, piuttosto che di Marx, lontano (e, insomma, incolpevole) progenitore del neoliberismo uso scuola di Chicago. E tuttavia quella culturale è un'industria e Canfora un solerte addetto alla produzione. Forse La avrò anche già tediata con qualche commento in merito. Se fosse, me ne scuso. Saluti, Ale.
RispondiEliminasei il benvenuto. ciao
EliminaCome non si possa rimanere ammirati da un post come questo, mi chiedo. I miei rispetti.
RispondiEliminagià averlo letto merita un premio
EliminaChe cos'è "La rivoluzione dimenticata"? A una prima ricerca su internet sembra interessante. E' un lavoro marxista, materialista nel senso che dici qui?
RispondiEliminaè un lavoro scientifico. ho avuto modo di interloquire con l'Autore su alcune questioni, ma il lavoro merita attenzione ed è anche di piacevole lettura
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