mercoledì 22 luglio 2015

Un sistema mortale


Gli Stati Uniti d’America sono la nazione più potente e ricca del pianeta, dove è più alta la concentrazione d’individui ricchi e dove più diffuso sembra essere il benessere materiale. E tuttavia gli Usa presentano delle contraddizioni sociali che nel XXI secolo non dovrebbero più avere ragione d’essere. Sennonché la povertà, assieme allo spreco, è il prodotto più peculiare del sistema economico vigente.

Per avere la misura del livello di civiltà raggiunto da una nazione è necessario tener conto anzitutto delle condizioni di vita dei bambini (sviluppo, istruzione, nutrizione), degli anziani (previdenza e assistenza) e delle donne (diritti).



Il numero di bambini che negli Usa vive in condizioni di povertà è aumentato di quasi 3 milioni tra il 2008 e il 2013, da 13.2 a 16.1 milioni. Il tasso di povertà infantile è di quattro punti percentuali in più di quanto non fosse nel 2008, quando era pari al 18 per cento. Questo rapporto afferma che senza gli interventi governativi il tasso di povertà infantile sarebbe addirittura doppio.

In questo stesso periodo s’è visto un massiccio aumento dei valori azionari e dei margini di profitto delle multinazionali, ma è stata una catastrofe per i salariati americani che hanno visto le loro condizioni di vita declinare in modo precipitoso.

Il rapporto afferma che “come minimo, le famiglie hanno bisogno di un reddito almeno doppio rispetto all’indice ufficiale di povertà per coprire le spese di base”, e però si registra un totale del 45 per cento dei bambini americani che nel 2013 viveva sotto questa soglia.

La teoria del cosiddetto trickle-down va a farsi benedire. E del resto tutte le teorie economiche borghesi hanno solo uno scopo: negare le contraddizioni; oppure, quando va bene, d’imputarne la causa a una non sufficiente liberalizzazione dei mercati e simili.

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Ogni giorno, più 8.000 bambini muoiono a causa dell’insufficienza di cibo e per le malattie – tosse, diarrea, rosolia, malaria – che la denutrizione favorisce e che sarebbero semplici episodi nella vita di bambini adeguatamente nutriti. A dire il vero, dei figli altrui non ce ne frega nulla.

Siamo molto solleciti, giustamente, nel condannare le discriminazioni di genere, ma dovremmo tener conto che il 60 per cento degli affamati nel mondo sono donne, e che esiste una fame di genere poiché in molte culture, e fino a epoche non remote anche in Italia, il poco cibo viene suddiviso in modo tale che gli uomini ne ricevono di più. Senza dire che ogni giorno 300 partorienti muoiono a causa dell’anemia e altre mille per altre carenze nutrizionali.

Per valutare a quali condizionamenti ideologici e spettacolari siamo tutti soggetti sarebbe sufficiente che un’unica persona, un nome famoso e una faccia molto nota, morisse di fame. Il mondo intero ne parlerebbe, in molti ne piangerebbero la triste sorte, l’emozione e lo scandalo sarebbe enorme.

Centinaia di migliaia di bambini ogni anno sono colpiti da cecità per carenza grave di vitamina A. La mancanza d’iodio negli organismi delle loro madri fa si che ogni anno 20 milioni di bambini nascano con cervelli che non hanno potuto svilupparsi come avrebbero dovuto; la mancanza di zinco, poi, causa deficienze motorie e una predisposizione alle infezioni. L’Organizzazione mondiale della sanità ritiene che questa carenza sia responsabile della morte di 800.000 bambini ogni anno.

Si dirà che la povertà e la denutrizione, con il loro drappello di malattie e d’infime condizioni di vita, sono sempre esistite. È vero; ciò era dovuto alle carestie, alla crudeltà dei tiranni e delle classi dirigenti, ai disastri delle guerre, ad un insufficiente sviluppo delle capacità produttive. Oggi invece c’è la possibilità concreta di nutrire in modo adeguato, addirittura con larghezza, un numero doppio o anche triplo della popolazione mondiale attuale, ed esistono potenzialità di miglioramento delle capacità produttive e distributive che in un’economia pianificata e regolata, non nella penuria ma nell’abbondanza, potrebbero garantire una vita migliore e più sana per tutti.


Un’economia dove lo scopo intrinseco ed esclusivo della produzione non fosse il profitto.

1 commento:

  1. Non tediamoci con queste lagne.
    I nostri eroi hanno dato vita ad un'apposita manifestazione di livello planetario dove discutere del tema "nutrire il pianeta".
    Tra stand di multinazionali, convegni di partito e comparsate del Papa etico.

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