“Bisogna
ripartire da Spinelli” sentivo gracchiare alla radio stamane. Ci si riferiva
ovviamente al padre e non alla povera figlia cui quel cognome deve pesare non
poco nella sua diuturna “lotta a tutti i livelli con Alexis Tsipras e con la
sinistra europea”. È passato appena un anno da quelle parole, non qualche
decennio. Di quale sinistra europea parli la Spinelli non si sa, di quale
sinistra in generale si sa ancora meno. Né si può rinfacciare nulla a
chi gli ha creduto, sia pure per disperazione. Di questi tempi in cui imperversa la fame di speranza tutto diventa
commestibile.
Dell’evidenza
del fallimento di un modello economico e sociale fondato sul debito e lo spreco
si parla poco e sempre a sproposito.
La causa fondamentale delle crisi non è nel consumo e nemmeno nel debito. Queste
sono cazzate che anche stamane qualcuno ripete in corpo undici sui giornali.
L’aumento della glicemia o del colesterolo possono essere causa di un eccessivo
consumo di qualcosa, ma non la crisi. Del resto vi sono miliardi di persone che consumano quasi nulla o troppo poco.
I
motivi fondamentali del fallimento del sistema non sono questi, anche se è
indubbio che il debito pubblico concorre alla crisi con i suoi devastanti
effetti. Il fallimento non è dell’UE e
dell’euro, come tutti i piccoli e grandi borghesi sono convinti e taluni
hanno interesse a far diventare truismo. Il
fallimento dell’UE e dell’euro sono
una conseguenza di ben altre determinazioni.
Per
avere risposte adeguate ai problemi bisogna porsi le domande “giuste”. Qual è
l’essenza del capitalismo? La produzione per il profitto. Ogni capitalista, sia
esso il padroncino del mitico Nordest o la corporation con sede fiscale a
Londra e sede legale in Olanda, per aumentare il proprio profitto tende ad
ampliare la produzione senza preoccuparsi del resto, cioè degli altri
capitalisti. Si giunge inevitabilmente, prima o poi, ad una “sproporzionalità”
tra i diversi settori della produzione e tra questa e il mercato.
Sproporzionalità che non riguarda solo i singoli settori della produzione, ma
anche le diverse aree capitalistiche e tra paesi capitalisti di una
stessa area economica.
Invocare
politiche di “armonizzazione” è una fiaba ad uso e consumo degli imbecilli. Qualche obolo di
carità, ma nessuno questa mattina si sognerebbe di chiedere, in fase di
trattative, alla cancelliera tedesca di trasferire alcuni settori produttivi
dalla Germania alla Grecia, oppure dalla Francia al Portogallo. È quindi, senza
farla lunga con questo caldo afoso, la legge fondamentale della produzione
capitalistica, la produzione di
plusvalore per il plusvalore, che determina necessariamente “squilibri”:
per eliminare questi squilibri occorre, pertanto, eliminare la valenza di
questa legge (*).
(*)
Lo dico ad uso dei “marxisti” alla Tsipras che so diventare sempre più numerosi:
la “sproporzionalità” non può essere considerata di per sé la causa della crisi; ne è solo un aspetto, un fenomeno: entrambe sono
determinate a monte, nella produzione di plusvalore per il plusvalore.
Tu hai completamente ragione, pregevole Olympe, ma se pure i "marxisti" alla Tsipras lo dimenticano o lo ignorano, in buona o cattiva fede e nonostante i loro mezzucci culturali più o meno sedicenti che imporrebbe loro la conoscenza del sistema e delle sue leggi, come sperare che il proletario ritrovi la dignità, la lungimiranza, la lucidità e la forza per desiderare qualcosa di diverso dall'illusorio avvicinamento alle classi più agiate?
RispondiEliminamia cara, non è questione di coscienza, fosse per quella saremmo ancora al feudalesimo. solo le condizioni materiali di vita potranno innescare un processo di cambiamento. e non sarà questione di un momento ma di un'intera epoca. ti seguo nel tuo blog. ciao
EliminaRIPARTIRE DA..MA RIPARTIRE BENE
RispondiEliminaCara Olympe,
paradossalmente (ma mica poi tanto),per la situazione odierna,mi viene in mente cio' che scriveva Labriola ad un Croce forse ancora entusiasta del suo primo approccio al marxismo , durante quella che fu definita la prima crisi del marxismo :Il socialismo ,subisce ora un arresto.Cio'non fa che confermare il materialismo storico.Il mondo economico e politico si e'complicato (mentre oggi per Caino pare addirittura piu'semplice).
Quel cretino di Bernstein puo' immaginarsi di aver fatto la parte di Giosue.Quel buon uomo di Kautsky,puo'illudersi di far la parte di custode dell'arca santa.Quell'intrigante di Merlino puo'dare a credere di aver servito la causa del socialismo facendo quello dells polizia.Quel Sorel puo'credere d'aver corretto quello che non ha mai imparato...Ma ditemi un poco in che consiste la novita'reale che ha reso agli occhi di molti evidenti le imperfezioni del marxismo?Qui sta il busillis."
Ecco perche'mi pare corretta la tua impostazione di ripartire dal Plusvalore per una analisi seria di quello che accade e se posso aggiungere magari anche dale analisi di Lenin sull'imperialismo eperche' ,pure dagli approfondimenti che fece Rosa Luxemburg sullo "sviluppo ineguale".
Tutti nodi che vengono drammaticamente al pettine.
Caino