La questione del divieto di
pescare e vendere vongole sotto la taglia di 2,5 cm mi ha incuriosito ancora,
anche perché sul Corriere ne parla Aldo Grasso in un articolo disinformato nel quale peraltro non
si capisce che cavolo voglia dire, nel senso che la butta in caciara.
Ed è così che scopro che il
divieto, cioè la fissazione della taglia a 2,5 cm, risale alla fine degli anni
Sessanta, misura poi recepita dal Regolamento del Consiglio dell’Unione europea
n. 1967 del 2006. Dunque il divieto non è nuovo, anzi è antico. Allora che cosa
succede di nuovo? I cosiddetti vongolari protestano poiché i controlli ultimamente
si sono fatti più stringenti. Fino a qualche mese fa rischiavano anche una
condanna a due anni e 4.000 euro di multa. Ora la pesca sottomisura è stata
depenalizzata, ma resta l’ammenda. Chiedono una maggiore tolleranza e
soprattutto di poter pescare entro le 0,3 miglia marine, cioè sottocosta. E qui
la questione si complica assai. Che cosa significa tolleranza? Se non va bene
quel limite di taglia allora si modifichi, e sulla necessità di renderlo più
conforme alla realtà della vongola in Adriatico mi pare sia questione di buon
senso. Ma se c’è un limite, questi va rispettato. Quanto alle 0,3 miglia marine,
il limite va lasciato così per i motivi che i pescatori conoscono benissimo. Che
cosa vogliono risucchiare con le loro idrovore, anche gli ombrelloni della
spiaggia?
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